La storia e le conseguenze di questo imponente lavoro che ha cambiato la fisionomia del corso dell’Avisio
Lavis. Nel corso dell’Ottocento un ambizioso progetto di bonifica delle vallate del Trentino coinvolse quasi tutti i corsi d’acqua. La sola regolazione dell’Adige non era sufficiente e anche l’Avisio, il suo principale affluente, fu oggetto di pesanti investimenti e lavori di rettifica.
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I primi progetti
1.Il progetto iniziale del Maggiore Ignaz von Nowack del Genio Militare austriaco prevedeva di deviare il torrente verso Trento e di restringerne l’alveo prolungando gli argini fino alla foce. Contro questo progetto si pronunciò nel 1845 l’ingegner Floriano Pasetti in quanto riteneva troppo pericolosa la situazione che si sarebbe venuta a creare ai Vodi. Secondo l’ingegner Pasetti sarebbe “bastata” la costruzione di una grande serra e di una serie di briglie per tenere sotto controllo il torrente Avisio.
Le proposte e i progetti negli anni successivi furono molteplici, fino ad arrivare al 1879 quando, con la legge provinciale n. 26, venne finanziata la costruzione di una diga di valle poco prima dell’abitato di Lavis. Lo stanziamento per la realizzazione fu di 350.000 fiorini. Lo scopo di questo sbarramento era quello di trattenere il materiale trasportato dalla forza del torrente. Il bacino della serra ha permesso di trattenere milioni di metri cubi di materiale.
1881: iniziano i lavori
2.Nel 1881 cominciarono i lavori della Serra di S. Giorgio, chiamata in questo modo perché ubicata proprio sotto l’antica chiesetta nel comune di Giovo. La serra ha una forma convessa per resistere meglio alla forza della corrente, ha una lunghezza di 80 metri alla corona, di 50 alle fondamenta e ha un altezza di totale di 27 metri. Il canale di scarico, sul lato destro, è stato scavato nella roccia ed ha una larghezza di 24 metri. Per la sua realizzazione sono stati scavati 50.000 metri cubi di roccia.
La serra è stata rivestita con blocchi squadrati di pietra provenienti dalle cave di Pila sopra Trento.
I lavori di realizzazione furono eseguiti dalla ditta A. Menestrina di Trento con la direzione lavori dell’ing. Alberto Hüny. Per l’esecuzione si aspettarono i periodi di magra del torrente, da novembre a marzo, e per tenere asciutto lo scavo e le fondamenta venne realizzato sulla sinistra un canale di legno lungo 200 metri. Per accorciare i tempi di realizzazione si utilizzarono pompe centrifughe e lampade ad arco che consentivano di lavorare anche di notte.
L’alluvione del 1882
3.La terribile piena del 1882 provocò al cantiere seri danni, che vennero stimati in 60.000 fiorini. La violenza delle acque era stata tale (una portata valutata in 1.200 metri cubi al secondo) da travolgere anche il ponte più a valle che solo pochi anni prima era stato ricostruito in ferro. Il ponte, nonostante il suo peso, venne trascinato dalle acque fino alla foce e numerose furono le brecce nelle “roste”. I lavori però ripresero e le “brentane” successive non danneggiarono l’opera, che venne ultimata nel maggio del 1886. La spesa complessiva fu di 355.000 fiorini, quindi di poco superiore allo stanziamento iniziale e a carico del Fondo regolazione dell’Adige.
Nel 1890 a causa di una frana sopra il canale di scarico si rese necessario ricavare nella serra un canale di deviazione sulla sinistra.
Le briglie e l’acquedotto
4.Oltre alla serra, il progetto di regolazione dell’Avisio prevedeva anche la realizzazione di alcune briglie. La prima, 480 metri più a valle della serra, era quella di Maso Franch e aveva lo scopo di evitare un eccessivo approfondimento dell’alveo a valle della serra ma soprattutto doveva servire come sbarramento per consentire al nuovo acquedotto del paese di pescare l’acqua del torrente. La briglia venne realizzata negli anni 1883-84 e costò 44.000 fiorini, anche questi a carico del Fondo regolazione dell’Adige
Anche il nuovo acquedotto del paese di Lavis risale a quegli anni e venne realizzato fra il 1883-84 sotto la direzione dell’ing. Alberto Hüny. Dalla presa della briglia di Maso Franch venne scavato nella roccia un canale lungo 470 metri, metà dei quali in galleria. Questo portava l’acqua (3,2 metri cubi al secondo) fino alla porta delle rogge presso gli Spiazzi. La spesa per la realizzazione dell’acquedotto fu di 32.130 fiorini, a carico del Fondo regolazione acque. Nel 1888 l’efficenza del nuovo acquedotto venne ulteriormente migliorata grazie alla realizzazione di un serbatoio munito di filtro posizionato nel luogo detto “al buson”.
L’abbassamento dell’alveo del torrente nei pressi dell’abitato aveva destato non poche preoccupazioni per la tenuta degli argini dal ponte in giù (allora l’unico presente sull’Avisio era quello prima in legno e poi in ferro in zona Spiazzi). Per evitare un ulteriore abbassamento l’Erario stradale decise di realizzare una seconda briglia sotto il ponte.
Le proteste
5.La costruzione della Serra di San Giorgio aveva destato non poche preoccupazioni fra gli abitanti di Lavis, tanto che il 12 febbraio 1880 il Comune era ricorso alla Provincia del Tirolo e al Ministero. Il Comune voleva assicurarsi comunque un flusso costante d’acqua per alimentare le rogge che erano il motore di molteplici attività economiche della borgata. Ma sopratutto il timore era che la serra impedisse la fluitazione del legname dalla val di Fiemme, attività particolarmente redditizia anche se in declino a causa della costruzione delle nuove vie di comunicazione. La risposta delle autorità competenti alle lamentele fu lapidaria:
In effetti la realizzazione della serra fu un colpo mortale al commercio del legname lungo l’Avisio. Una sorte analoga toccò anche al torrente Brenta. La autorità avevano infatti deciso che il trasporto fluviale non era più economico e sicuro e privilegiarono quello su strada o ferrovia.
Il commercio del legname ne risentì ma a noi lavisani restò la “busa del Zambel” che divenne una piscina naturale e un luogo dove generazioni di ragazzi impararono a nuotare e ad apprezzare ancora di più il loro torrente.
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