Gli ultimi giorni di Achille Sontacchi, caduto durante la Prima Guerra Mondiale

Un’altra storia dietro a un nome riportato sul monumento di Lavis

Cartolina dell’epoca raffigurante la battaglia di Hujtze

Lavis. Tra i tani nomi riportati sul nuovo Monumento ai Caduti di Lavis troviamo anche quello di Achille Sontacchi. Prima di partire per la guerra Achille gestiva un negozio di generi alimentari di sua proprietà, in centro paese, dove oggi c’è la pasticceria Silvano. Poi gli eventi lo portarono lontano dal suo lavoro e dai suoi cari.

La storia della morte di questo giovane Kaiserjaeger merita di essere raccontata e grazie ai documenti rinvenuti nel corso degli anni possiamo ricostruire gli ultimi drammatici giorni della sua vita. In un primo momento, nella ricerca per il libro “Eroi dimenticati”, dedicato ai caduti di Lavis nella prima guerra mondiale, con l’amico Mario Moser avevamo scoperto che il Kaiserjaeger Achille Sontacchi era incorporato nel 2° Reggimento Kaiser Jaeger, nella 12 compagnia.

Durante un nostro viaggio in Ucraina nel 2006 avevamo trovato il suo nome inciso sul monumento del cimitero di un piccolo paese chiamato Hujtze, che si trova vicino a Rava Ruska, a circa 80 km da Leopoli, all’epoca Galizia, oggi Ucraina. Sulla base di questo dato lo avevamo inserito nel libro come caduto e sepolto a Hujtze.


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La battaglia del 6 settembre 1914


In quella località il 6 e 7 settembre 1914 ci fu uno scontro cruento tra l’esercito austriaco e l’esercito russo. Il 2° Reggimento Tiroler Kaiserjaeger, nel quale era inquadrato Achille Sontacchi, fu coinvolto in questa battaglia e venne quasi totalmente distrutto, contando 315 caduti e 160 prigionieri, in gran parte feriti. Furono in pochi quelli che riuscirono a salvarsi trovando riparo tra le linee amiche. Anche tra le file dei russi ci furono circa 300 caduti.

Alla fine della battaglia tutti i caduti vennero sepolti in fosse comuni dai russi vincitori.

Nell’autunno del 1916 gli austriaci riconquistarono la regione. Durante l’inverno le truppe austriache procedettero alla riesumazione dalle fosse comuni dei caduti, che vennero poi sepolti singolarmente in un nuovo cimitero, all’interno del quale fu anche costruito un grande monumento.

Il cimitero di Hujtze


Il lavoro non fu semplice e dai vari oggetti ritrovati nelle fosse e sui corpi fu possibile identificare solamente 96 soldati e 9 ufficiali. 23 di questi erano trentini. Tra gli oggetti fu trovato anche il piastrino del lavisano Achille Sontacchi, che venne quindi inserito nella lista dei caduti in battaglia.

Dopo la riapertura delle frontiere con il mondo comunista, nell’anno 1993, venne ritrovato l’ormai dimenticato cimitero, in completo abbandono e rovina. L’associazione della Croce Nera di Innsbruck si sobbarcò l’onere finanziario per il ripristino e il rinnovo sia del cimitero che del monumento. Sul monumento restaurato venne inserita anche una targa marmorea con l’iscrizione dei nomi dei caduti che erano stati identificati nel lontano 1916. Quello di Achille Sontacchi era uno di quei 105 nomi.

Il monumento del cimitero di Hujtze – 2006

Un epilogo diverso


Non molto tempo fa venni a sapere che la sorella di Achille Sontacchi aveva avuto dei discendenti e decisi di contattarli. Tra i documenti che custodivano, e che mi hanno messo a disposizione, c’erano anche due lettere che erano state spedite al padre di Achille dal castello di Raudniz in Boemia (oggi Roudnice, repubblica Ceca). La prima era stata scritta proprio da Achille alla fine di settembre del 1914; la seconda invece dalla figlia dell’amministratore del castello il primo giorno di ottobre.

Come era possibile se i documenti ufficiali lo davano come deceduto nella battaglia del 6 e 7 settembre?

A questo punto possiamo supporre che Achille, presente a Hujtze il 6-7 settembre con la sua Compagnia, dopo essere stato ferito nella prima fase dei combattimenti e medicato sul posto, venne portato nelle retrovie con gli altri feriti. Probabilmente nella concitazione della battaglia e dei primi soccorsi gli era stata tolta la giacca nella quale si trovava il suo piastrino di riconoscimento. Magari poi questa venne abbandonata sul campo di battaglia o indossata da un altro soldato, poi caduto, per finire nella fossa comune dove venne ritrovata due anni dopo.

Achille Sontacchi venne quindi portato nel castello di Raudniz che era stato messo a disposizione delle autorità austriache dal proprietario come ospedale di fortuna. Arrivò gravemente ferito e nonostante le cure prodigate spirò il giorno 30 settembre.

La lettera al padre


Come detto, prima di morire Achille ebbe il tempo e la forza di scrivere un ultimo saluto al padre:

Caro padre
Il crudele destino mi strappò alle vostre cure, al
vostro affetto, non angosciatevi d’avvantaggio spero
d’aver fatto pace con Dio e di morire in Sua grazia,
ho fatto il mio dovere cristiano qui presso i frati,
datevi pace, pregate per l’anima mia e speriamo
che Dio ci dia la grazia di rivederci in cielo.
Perdonatemi caro padre se ho trasgredito i vostri
ordini però sebbene qualche volta ho errato, la fede
che fin da fanciullo mi istillaste mi è di conforto
nell’ora della morte.
Addio caro padre, addio cara sorella prega per me,
sii buona e sorreggi il papà nei suoi ultimi giorni
amalo e rispettalo e Dio ti benedirà. Muoio
tranquillo perché capisco che quaggiù impera
solo dolore.
Salutatemi i parenti tutti, la Nani in modo speciale
e dite pur loro che preghino per l’anima mia.

Addio.
Aff.mo Achille

Castello di Raudnitz

Un atto di umanità dal fronte


Molto interessante è anche la seconda lettera. In piena guerra, davanti alle tragedie che hanno seminato lutti in tutta Europa, c’è anche chi si prese il tempo per fare un gesto di grande umanità. Ecco la risposta che la figlia dell’amministratore dei castello di Raudnitz mandò al padre di Achille:

Raudnitz, 5 ottobre 1914.
Pregiato Signore.
in risposta al Suo telegramma voglio, almeno in parte, descriverLe come venne sepolto il povero Signor Sontacchi.
Lei ci ha pregati che volessimo porre un fiore sul petto del valoroso caduto. Noi gliene abbiamo invece posti a centinaia anche attorno alla sua bara. Quando spirò noi eravamo inginocchiati attorno al suo letto, lo vedemmo spegnersi placidamente, come una fiammella morente. Le suore, noi, tutti i soldati feriti che sono qui ricoverati recitammo il St. Rosario. Quando la Reverenda Suora pronunciò le parole : “Gesù, muoio per te, perché anche Tu sei morto per me” il sofferente rese il suo spirito eletto a Dio. Subito dopo la stanza venne trasformata in camera ardente e tappezzata a nero nel mezzo della quale riposava il defunto in una bara bianca. Palme verdi e corone diverse con o senza scritta davano testimonianza del lutto sincero cui prendeva parte tutta la città e anche molte persone che non lo avevano mai conosciuto.
Quando ebbe luogo il funerale sulla bara portata da soldati vennero affissati il berretto del valoroso soldato caduto ed un grosso mazzo di rose bianche e rosse; i soldati feriti portavano le corone. Tutta la città (erano a centinaia le persone che accompagnavano il feretro) e tutti i soldati feriti di tutto il distretto (i feriti ai piedi seguivano il funerale in carrozza) presero parte alla sepoltura del prode compagno d’armi. Molti piangevano. Ognuno considerava la sorte, del resto nobile, del povero defunto raggiunto dalla morte lontano dalla sua patria e dai suoi cari e che ora veniva condotto alla sua ultima dimora.
La croce rossa di Raudnitz si è resa molto benemerita alla riuscita solenne del funerale. Il carro funebre era di seconda classe. Vi presero parte la musica ed il coro come pure molte spiccate personalità del distretto. Una sepoltura così commovente non fu mai vista nella nostra città; questo anche perché il povero Achille fu la prima vittima della guerra che morì qui.
Nel tempo che egli fu in Raudnitz ebbe una buonissima cura che altrove non avrebbe potuto avere. Le Rev. Suore passavano le notti intere assistendolo ed il Signor Dottore lo visitava spesso tre volte al giorno, e pure non fu possibile salvargli la vita.
C’è qui ancora un italiano di Trento ferito che parla bene il tedesco. Lo abbiamo ricercato onde volesse scrivere ed inserire un articolo in un giornale di Trento ove venisse descritto il bel funerale e si facesse noto al pubblico con quale amore e con quagli onori gli czechi abbiano accompagnato all’ultima dimora il caduto soldato italiano prima d’allora ad essi sconosciuto.
Lei ha forse creduto che noi lo seppellissimo semplicemente senza un fiore? Gli czechi hanno un ottimo cuore; per il prossimo sanno dare tutto.
Unisco due cartoline fotografiche del funerale a ciò possa farsi almeno un’idea come e con quali onori il povero defunto sia stato accompagnato al cimitero. Un generale non avrebbe potuto avere un funerale più bello. Le ripeto che non si vede di frequente una sepoltura così commovente alla quale prende parte tanto popolo, piangente la prima vittima della guerra che ebbe sepoltura qui.
Egli deve dormire il sonno eterno lontano dalla sua patria, ma la nostra terra le sarà leggera e cara come quella del suo paese.
Quantunque sconosciuta voglia gradire le mie più sentite condoglianze.

W. Vlcek m.p.
Figlia dell’amministratore del castello di Raudnitz a/E. in Boemia

Achille Sontacchi

Collezionista e appassionato di storia locale, è stato decorato con la croce nera del Tirolo È autore di alcuni libri sulle vicende belliche della prima guerra mondiale.

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