Lavis, la storia del Pont de Fer

Il legame tra la borgata e il torrente Avisio è sempre stato molto forte. Emblematico da questo punto di vista è il ruolo che ha rivestito nella storia l’antico ponte

Foto di Enzo Marcon

Lavis. La storia di Lavis è indissolubilmente legata al torrente Avisio e alle vie di comunicazione che consentivano di attraversarlo. L’Avisio, oltre ad essere un confine naturale, per secoli nella Valle dell’Adige è stato anche un confine politico e linguistico fra il mondo tedesco (la Contea del Tirolo) e quello italiano (il Principato Vescovile di Trento). Era logico quindi che lo sviluppo economico, demografico e urbanistico del paese ne fosse condizionato pesantemente.

Il dazio


1.Anticamente il torrente Avisio scorreva senza limiti sfociando nell’Adige all’altezza di maso Callianer. Lavis era allora un piccolo villaggio arroccato sulle pendici del dos Paion e dipendeva dal centro principale, che era Pressano. La contesa delle giurisdizioni di Mezzocorona e di Könisberg tra i conti del Tirolo e il Principe Vescovo di Trento cambiò sensibilmente gli equilibri e a partire dal XII secolo la borgata di Lavis cominciò a crescere e a diventare sempre più importante. L’Avisio divenne un confine politico fra la Contea del Titolo e il Principato Vescovile di Trento e in prossimità dell’antico ponte venne posto il dazio.

Il documento più antico a tale riguardo è datato 1202. Si tratta di un accordo daziario nel quale si cita la località “a ponte Everis”. In un altro documento del 1240 viene citato l’attraversamento sul torrente “Ponte Avisii”, specificando che a nord del ponte vi è una cappella dedicata a Sant’Udalrico, mentre a sud vi è un ospizio con cappella dedicato a Santa Giuliana e San Lazzaro.

I primi ponti


2.Con l’istituzione del dazio la zona intorno al ponte divenne sempre più importante. Il torrente venne imbrigliato negli argini, le Roste, per permettere la costruzione di alcune case, falegnamerie, mulini e fucine che sfruttavano la forza dell’acqua per far funzionare i loro meccanismi.

Chiunque volesse percorrere la valle dell’Adige doveva transitare dall’unico ponte che c’era a Lavis e qui doveva fare tappa per svolgere tutte le pratiche doganali. Grazie a questa tappa obbligata, nelle immediate vicinanze sorsero anche numerose locande e botteghe. L’antico ponte, che in origine era poco più a valle (circa all’altezza dell’incrocio con la strada di Meano), era in legno e secondo le testimonianze dell’epoca poggiava su tre piloni.

La furia dell’Avviso distrusse più volte questo ponte. Nel 1493 il principe vescovo di Trento, Udalrico Frundsberg, lo fece ricostruire in pietra ma anche questo venne travolto da una delle piene dell’Avviso.

Il ponte in legno coperto


3.Nel XVI secolo si decise di spostare il ponte più a monte per sfruttare meglio una strettoia naturale. Anche questo era un ponte in legno ma coperto da un tetto in scandole a due spioventi. Il ponte poggiava su un solo pilone, che si trovava nei pressi della sponda lavisana. Doveva essere di notevole impatto visto che numerosi viaggiatori lo annotavano fra i loro appunti di viaggio.

Nel 1545 Angelo Massarelli, segretario presso il Concilio di Trento, scriveva nel suo diario:

Bello l’Avviso è un fiume; vi è sopra un ponte di legname ed appresso una bella villa chiamata col suo nome l’Avviso

Il ponte in legno resistette al suo posto per secoli. Le brentane che nel corso degli anni si susseguirono lo danneggiarono ma non misero mai in pericolo la sua stabilità. Solamente gli eventi bellici del periodo napoleonico segnarono la fine del glorioso ponte coperto. Tra il 1796 e il 1813 venne a più riprese distrutto e ricostruito.

Il ponte in ferro


4.La prima versione del ponte in ferro risale al 1878. Questo nuovo ponte moderno ebbe vita breve in quanto la terribile piena del 1882 se lo portò via.

Ecco cosa scriveva la Gazzetta di Trento nel settembre di quell’anno:

Disastro, pioggia grossa e continua: la superba Serra sull’Avviso, il ponte di ferro all’ingresso della borgata di Lavis, il ponte ai Voti pericolavano; poi la caduta del ponte di ferro troncò le comunicazioni. A Trento in parte sommersa, servizio di barche e zattere tutta la notte; l’illuminazione delle vie soltanto mediante lumi esposti alle finestre. …Sull’acqua passano anche cadaveri d’uomini e d’animali, … . Le vittime accertate furono 22 

L’anno seguente l’Erario Stradale mise in opera un nuovo ponte in ferro, ad arco portante, realizzato dalla ditta Körösi di Graz. Questo nuovo ponte prestò il suo servizio per quasi un secolo, fino a quando venne demolito nel 1980 e ricostruito nelle forme attuali su un progetto dell’ingegnere Franco Detassis.

Foto tratta dal libro “Lavis, immagini che fanno storia”

Un secondo ponte e la nuova viabilità


5.Anche se il dazio era sparito a seguito dell’invasione napoleonica e della successiva riorganizzazione politica di parte dell’Europa, dal glorioso ponte di ferro e di conseguenza dal centro storico di Lavis transitava ancora tutto il traffico della Valle dell’Adige, compresi anche, a partire dal 1909, i convogli della ferrovia elettrica Trento Malé.

Con lo sviluppo del paese e con l’aumento del traffico questo passaggio obbligato da opportunità del passato divenne un limite e nel 1934 venne stravolta la viabilità della borgata con la realizzazione di un secondo ponte, il San Giovanni Bosco.

Per lo stesso motivo nel 1956 smisero di transitare dal Pont de Fer anche i convogli della Trento-Malè grazie al nuovo tracciato ferroviario che lambiva solamente il centro abitato. Ma questa è un’altra storia che vi abbiamo già raccontato.

Quello che resta è l’attaccamento dei lavisani per il loro vecchio ponte, tanto che nell’autunno del 2019, su iniziativa della commissione toponomastica di Lavis, seguita da quella di Trento, è partita la proposta, poi accolta dai due Consigli Comunali, di chiamare il ponte con il nome che affettuosamente tutti usano, facendolo diventare ufficialmente il Pont de Fer.


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Foto tratta dal libro “Lavis, immagini che fanno storia”

Fonti

Brugnara Andrea, i luoghi dell’arte e della storia nel Comune di Lavis, vol. 1, 2006, Comune di Lavis;

Brugnara Andrea, Casna Andrea, Marcon Paolo, Marcon Silvano, Lavis, immagini che fanno storia, 2010, Comune di Lavis;

Casetti Albino, Storia di Lavis, 1981, Società di Studi di Scienze Storiche;

Rasini Aurelio, Lavis nel 1879 con un saggio di Annali Lavisani fino al 1980, 1999, Associazione Culturale Lavisana.

 

Nato a Trento nel 1972, laureato in Economia Politica all'Università degli studi di Trento. Impiegato commerciale è appassionato di economia e di storia. Attualmente è vicepresidente dell'Associazione Culturale Lavisana.

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