San Vigilio, il vescovo che cambiò il Trentino

Nel giorno culmine delle feste vigilane ripercorriamo le tappe della vita del patrono di Trento e dell’Alto Adige

Di Giuseppe Alberti, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=51791807

Trento. Questa settimana avremmo dovuto vedere, come da tradizione, la città di Trento trasformata in un borgo antico, con turisti e trentini circondati da nobili, arcieri e cavalieri. Avremmo dovuto assistere ai litigi fra Ciusi e Gobi e proprio oggi tutti saremmo stati con il naso all’insù per ammirare i fuochi pirotecnici a chiusura delle feste vigilane.

Ma il fato ha voluto diversamente e quello che era normale fino all’anno scorso adesso deve essere rivisto e organizzato in maniera diversa. In questi mesi abbiamo imparato a non dare niente per scontato e a soffermarci di più sulle cose che ci circondano. Ne approfittiamo per conoscere meglio la persona alla quale questi festeggiamenti sono dedicati.

Vigilio, il terzo vescovo di Trento


Siamo intorno alla metà del terzo secolo e il cristianesimo si sta organizzando e diffondendo velocemente nei territori dell’impero romano.

Da questo punto di vista il Trentino è una terra di frontiera dove, soprattutto nelle vallate, le popolazioni sono ancora legate ai culti pagani. Solo la città di Trento, già sede vescovile, ha una comunità cristiana radicata e numerosa.

Nel 385 d.C. un brillante e carismatico giovane romano ritorna a Trento, dopo aver compiuto fra Atene e Roma un lungo percorso di studi in teologia e filosofia. Ha un mandato preciso: guidare la comunità cristiana di Trento e procedere all’evangelizzazione delle vallate trentine. Vigilio diventa così il terzo vescovo di Trento. La sua nomina arriva direttamente da Ambrogio di Milano, con il quale resterà in stretto contatto negli anni successivi.

Il Papa di allora è Siricio, il quale – nonostante sia un forte sostenitore del primato romano su tutta la comunità cristiana – lascia al vescovo Ambrogio di Milano la gestione del nord Italia.

I martiri anauniesi


Vigilio è attento e dedica tutta la sua vita all’incarico ricevuto. Grazie all’amicizia con il vescovo Ambrogio riesce a farsi mandare tre giovani missionari dalla Cappadocia (attuale Turchia) per aiutarlo nell’evangelizzazione delle vallate trentine. Vigilio non voleva che agissero come conquistatori, ma che fossero persone umili e predicassero i valori cristiani con l’esempio della loro vita.

Questo atteggiamento porta i suoi frutti e nei dieci anni successivi il cristianesimo comincia a diffondersi anche nelle zone più remote del Trentino. La predicazione però non è facile e frequenti sono i momenti di tensione. Il 29 maggio del 397 a Sanzeno, durante un litigio scatenato dal rifiuto di un cristiano di venerare Saturno, la comunità pagana insorge e uccide i giovani Sisinnio, Martirio e Alessandro.

Il vescovo Vigilio, appresa la notizia, va a recuperare i corpi dei martiri, li onora e – fedele al suo credo – perdona i colpevoli, intercedendo presso l’imperatore Onorio affinché non vengano puniti.

Il martirio di San Vigilio


Secondo la tradizione cristiana Vigilio continuò la sua opera di conversione delle genti trentine e pochi anni dopo toccò anche a lui il martirio. La storia narra che, durante una sua missione in Val Rendena, dopo aver celebrato la messa, gettò nel Sarca una statua di Saturno. I contadini inferociti e spaventati per la possibile ira del dio dell’agricoltura trucidarono Vigilio usando bastoni e zoccoli di legno. Era il 26 giugno del 405.

Nell’iconografia cristiana San Vigilio è spesso raffigurato con zoccoli di legno e bastoni.

Sempre secondo la leggenda i suoi resti vennero portati a Trento e sepolti nel Duomo che lui stesso aveva fatto costruire.

Di © Matteo Ianeselli / Wikimedia Commons, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=9628609

La leggenda del Bus de Vela


Se la tradizione cristiana racconta del martirio di San Vigilio in Val Rendena, una tradizione popolare invece vuole che il santo sia riuscito a fuggire all’ira dei contadini. Braccato e ormai senza scampo, si dice che a Cadine abbia posto la mano sulla roccia che gli sbarrava la strada dicendo “apriti o croz che i renderei mi sono addos“. A questa invocazione nella montagna si aprì uno stretto varco che permise a Vigilio di raggiungere Trento sano e salvo. Quel varco sarebbe l’attuale Bus de Vela.

In realtà non sappiamo come siano andate le cose e non si hanno notizie certe sulla morte di San Vigilio. In uno studio del 1994 Monsignor Iginio Rogger ha messo in dubbio la storicità del martirio. Quello che è certo è che Eugippio, il successore di Vigilio alla carica di vescovo di Trento, fece intitolare a San Vigilio il duomo dove era sepolto e lo fece ingrandire, vista l’importanza che il culto stava assumendo fra la popolazione.

Nato a Trento nel 1972, laureato in Economia Politica all'Università degli studi di Trento. Impiegato commerciale è appassionato di economia e di storia. Attualmente è vicepresidente dell'Associazione Culturale Lavisana.

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