Gli spalti sulle roste e il campo lungo il torrente: quando nell’Avisio si giocava a calcio

A Lavis c’è stato un tempo in cui le squadre si sfidavano nel greto. Ma poi la furia dell’acqua si è portata via tutto

Scapoli contro ammogliati nel campo sull’Avisio, nel 1950

LAVIS. Lavis è ormai risaputo, è sempre stata terra di poeti, cantanti, attori, pittori, politici di alto lignaggio, artisti di ogni genere, ma anche di sportivi con il marchio Doc!

Lo si era assaporato a piene mani sin dagli anni del secondo dopoguerra quando lo sport praticato era anche una vera e propria “liberazione” dagli anni della crisi ormai superata e poi da ben 65 anni a questa parte, da quanto fatto dai colori rosso-blù della gloriosa Unione Sportiva lavisana.

Due campi sportivi


1.Affiorano quindi i ricordi del calcio giocato di allora nel suo primo comparto organizzativo, sicuramente sconosciuti alle nuove generazioni ma ancora indelebili nelle menti dei volontari e appassionati ancora in vita, quelli che praticamente hanno fatto nascere la “Sportiva” di casa nostra oltre mezzo secolo fa.

Ecco allora alla ribalta il Ricreatorio parrocchiale, fucina di forze giovanili e antesignano dei primi rudimenti del pallone nel suo campo da gioco nel piazzale, nonchè padre padrone della prima sede sportiva degli anni ’50 quando era praticamente nata l’U.S. Lavis sulle ceneri della storica “Usba” (Unione Sportiva Basso Avisio).

Solo l’attuale muro di cinta divideva allora i due campi sportivi, quello parrocchiale e quello comunale (dove oggi c’è la Casa Anziani e anche la Piscina), domeniche intense e partecipate quelle di allora con gli spettatori seduti anche su tutto il muro di confine, finita una partita bastava alzarsi in piedi e girarsi per gustarsi un’altra partita nello stadio opposto…

Lungo l’Avisio


2.E non mancano di certo i ricordi, altri ricordi, che per i lavisani indigeni doc sono veramente tanti, carichi di storia ma anche di nostalgia per le avventure lungo l’Avisio, il torrente di casa che ha dato gli antichi natali alla borgata lambita dalle sue acque.

Basti ricordare le passeggiate che intere famiglie, specie nel periodo estivo, abituavano fare lungo i rivi dell’Avisio, a partire dalla diga di San Giorgio al famoso e storico “Zambel” (dove si capta ancora l’acquedotto comunale) e poi giù fino al famoso ponte dei Vodi (“il ponte del diavolo” per i bombardieri alleati dell’ultima guerra), dove l’Avisio confluisce nell’Adige.

E anche per gli appassionati del nuoto casereccio, famigliare e coinvolgente, il torrente era un vera e propria chicca, invidiato dagli abitanti dei paesi vicini e non solo da quelli.

Si partiva a nuoto, controcorrente, dalla “moia” sotto casa Pegoretti a ridosso di San Lazzaro sul confine con Trento ed i più temerari (i campioncini c’erano anche allora), risalivano fino alle altre zone quelle in prossimità del ponte di ferro che collega Lavis con la frazione di Trento e poi in su, praticamente verso lo Zambel.

Il ponte sospeso


3.In quella zona in tanti ricordano il famoso e pittoresco ponte sospeso sulle funi (del tipo tanto caro a Indiana Jones), con gli spruzzi che salivano refrigerando i passanti.

I più bravi si gettavano addirittura a tuffo dalla sommità di questo ponte e, incuranti dei gorghi turbolenti ma affascinanti, riprendevano il viaggio a ritroso e nuotando con ampie bracciate, ritornavano al punto di partenza sotto il ponte di San Giovanni Bosco, quello della Nazionale del Brennero.

Ed è stato proprio qui in questi paraggi, proprio vicino all’Avisio, che era nato anche il problema del campo sportivo per i lavisani…

Trasferta storica dell’Usba negli anni Trenta

Partite infuocate


4.L’importante è stato cominciare e su questo punto certamente gli sportivi di allora non si sono mai smentiti, sia per la caparbietà sia per la loro innata tenacia e grande forza di volontà.

Quest’ultima era stata più volte dimostrata nel corso degli anni passati, quelli a cavallo delle due guerre mondiali, allora sotto l’egida dell’Usba e quelli di una certa età ricordano ancora le partite infuocate e coinvolgenti, disputate sul vecchio campo comunale delle scuole elementari proprio confinante con quello del Ricreatorio-Oratorio.

Dagli anni ruggenti in poi, gli incontri si susseguivano agli incontri, il pubblico seguiva con interesse le varie partite e gli spalti improvvisati – oltre che dal muro di cinta – anche dal vicino castello in legno per le esercitazioni dei pompieri volontari.

Il campo al torrente


5.Verso il 1950 si decise la costruzione del nuovo Asilo Infantile e così il campo da calcio comunale venne eliminato, una fetta del quale divenne anche orto sperimentale per le scuole.

Ancora decisioni quindi, nuove idee e programmi, che puntualmente si tramutarono in fatiche e lavoro per tutti gli appassionati sportivi di turno.

Con il supporto logistico del Comune, era allora in carica la prima amministrazione comunale del dopoguerra guidata dal sindaco barone Elmar Taxis, si realizzò sul greto dell’Avisio (dopo il benestare della Regione) il primo campo da calcio, un orgoglio ed un lusso per quei tempi post bellici e per quegli anni in lenta ripresa.

Era posizionato proprio a partire dal ponte San Giovanni Bosco, all’ingresso della via Orti, praticamente davanti alla Casa di Riposo (allora chiamata Ricovero).

Gli spalti sulle roste


6.Memorabili ed indimenticabili furono in quell’area gli incontri di calcio disputati quasi ogni domenica, sia dalle poche squadre locali (c’era anche la squadra degli scapoli e ammogliati), ma anche da parte di ospiti di riguardo che giungevano da tutto il Trentino e anche da Salorno e da Laives.

Il terreno da gioco veniva sempre utilizzato giornalmente anche dalle scuole locali (per la ginnastica e l’educazione fisica), dal Ricreatorio e dall’Eca per le colonie diurne estive e anche dalle manifestazioni carnevalesche che in quelli anni si concludevano sempre al Ricovero.

Si ricordano ancora gli spalti e le gradinate per il pubblico numeroso, dislocate sulle “roste” dell’Avisio appunto, quelle verso il Ricovero e confinanti col ponte, sempre stipatissime di spettatori e di appassionati che arrivavano anche da Trento e dai paesi vicini.

Tutta questa gente era riparata dalle protettive grandi “albere” che circondavano tutto l’argine di via Orti, dal ponte e fino alle case Tomasi-Nicolodi.

Anche i marciapiedi del ponte sulla Nazionale erano occupati per tutta la loro lunghezza dal pubblico festante e coinvolto al punto giusto, che incitava ed applaudiva la propria squadra del cuore…

Ingresso trionfale


7.Gli improvvisati spogliatoi per le squadre che giocavano erano appoggiati all’esterno del terreno da gioco, alcuni in casa Nardelli, altri nell’ospitale androna di casa Nicolodi appoggiata sulle roste.

Prima di ogni inizio di partita i giocatori uscivano in fila indiana su via Garibaldi-via Orti, entrando poi di corsa nel passaggio tra la casa Patton e Nicolodi, quello era anche l’ingresso ufficiale per il pubblico e gli addetti ai lavori.

Durante il tragitto dal sentiero al campo da gioco, non mancavano certo le ovazioni, gli incitamenti e gli applausi per tutti quegli eroi del pallone, di casa nostra e anche ospiti di riguardo.

Ultima partita al campo nel 1951

Spazzato via


8.L’attività nel campo dell’Avisio procedeva intensa e partecipata, quando non c’erano le partite in calendario ci pensavano le famiglie e le scolaresche, più o meno numerose, a frequentare e assediare il grande spazio da gioco, con feste, giochi e anche merende di compleanno…

Purtroppo però anche questa bella avventura lungo l’amico Avisio doveva finire in modo brusco e repentino. Ci pensò la solita furia mai repressa del torrente di casa, nella tumultuosa e paurosa notte di vera tregenda tra l’11 e il 12 novembre del 1951 (quella nazionale del Polesine), in occasione del tremendo nubifragio e dell’alluvione che ne segui.

L’intero terreno da gioco venne inesorabilmente inghiottito e spazzato via dalla furia dell’Avisio ingrossato come non mai, in poche ore morirono le attese, le speranze e le illusioni di tutti gli sportivi di allora.

Tutto venne distrutto e trascinato via dalla furia degli elementi, comprese le porte da gioco e un grosso rullo di pietra del peso di circa due quintali che serviva per la manutenzione e per  appianare il terreno da gioco.

I primi lavori ai Torbisi per il nuovo campo

Un nuovo campo


9.Si pensò quasi subito ad un nuovo terreno da gioco e intanto si tornò ad usufruire il campo-piazzale del Ricreatorio parrocchiale sempre disponibile per tutti.

Le speranze per un nuovo campo sportivo non morirono sicuramente e sotto la regia dell’indimenticato presidentissimo Mario Lona se ne tornò a parlare e, naturalmente a sperare lavorando con impegno.

Venne scelta la zona detta “delle Tavole” in via dei Torbisi, che era un lascito di proprietà parrocchiale e pian piano si dette avvio ai lavori di realizzazione del tanto agognato nuovo campo sportivo che successivamente, divenne proprietà comunale a tutti gli effetti.

Inutile aggiungere poi, intanto che i lavori procedevano, sportivi e simpatizzanti sognavano e ricordavano ancora il vecchio campo da gioco in riva all’Avisio, quello dei loro migliori anni di gioventù, quello del tempo passato vicino alla frescura del torrente di casa, quello dei loro sogni sportivi indimenticabili…

Giornalista, scrive per "Vita Trentina". Per decenni è stato il corrispondente da Lavis per "L'Adige". Memoria storica e appassionato di cinema, ha lavorato come tuttofare per il Comune di Lavis fino alla pensione. Scrive per "Il Mulo" dopo essere stato una delle colonne del giornale digitale "La Rotaliana".

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