La Canta dei Mesi di Cembra (parte prima)

La storia di una tradizione che ha origini molto antiche e che ancora oggi a Cembra è portata avanti da un gruppo di volontari

Cembra. Parlare di Canta dei Mesi di Cembra è sempre un argomento di per sé intrigante e curioso. Per dirla in breve, con le parole del già presidente del Gruppo folkloristico Cembrano Marco Savoi, la Canta è la rappresentazione della vita contadina in forma di rustica commedia.
Questo però non è sufficiente per entrare nel mondo della Canta; un conto è la tradizione orale, molto radicata a Cembra, come in ogni paese, un conto è conversare di una rappresentazione con documenti, scritti, testimonianze.Perciò ho cercato di documentarmi su più fronti, fin dove era possibile.

Ho parlato con attori tuttora partecipanti e non, ho cercato documentazione su libri editi negli ultimi cinquant’anni, ho chiesto notizie ad attuali componenti del direttivo, mi sono documentata nell’archivio storico della biblioteca comunale di Cembra. Ma come per ogni ricerca che si rispetti, ho cercato anche le fonti più lontane nel tempo e non solo quelle legate a una memoria storica cembrana o regionale.

Le antiche origini


Scrisse de La Canta il dottor Fracalossi, del Club Armonia, anche nel Concorso Nazionale di poesia dialettale “Città di Trento” nel 1997; ipotizzando esser la Canta una rappresentazione avente origini molto lontane nel tempo.
Partecipando ad una conferenza del dottor Kezich ho scoperto che La Canta potrebbe avere origini antiche. Essa si potrebbe correlare ad antiche processioni di dodici figuranti, assimilabili ai mesi dell’anno nell’antica Roma, come ad esempio quella con il sacerdozio dei Fratres Arvales. Ma anche in popoli più antichi si trova qualcosa del genere.

Nel Medioevo si trovano rappresentazioni dei dodici mesi, sia in ambito pittorico, che tessile, scultoreo, miniato… uno per tutti il Ciclo dei Mesi dipinto in Torre Aquila nel castello del Buonconsiglio a Trento. Forse questo si collega in maniera un po’ lontana alla nostra rappresentazione, ma è comunque una radice.

Si può perciò intuire che la rappresentazione dei dodici mesi, sia pure in modi e stili diversi, non sia esclusiva cembrana, bensì presente in altre parti d’Italia. Troviamo Cante a Rodi Milici in Sicilia, a San Sosti in Calabria, a Cirigliano in Basilicata, a Santa Lucia di Serino in Irpinia, a San Carlo di Sessa Aurunca e Calvi Risorto nel Casertano. Tutte queste cante sembra abbiano una radice comune risalente a usi folkloristici antichi, fin dal tempo dei Romani, quando erano messe in scena a Capodanno, che allora segnava l’inizio del Carnevale (slittato poi alla Quaresima per non essere concomitante con le celebrazioni del periodo natalizio).

La Canta, rito legato al Capodanno, era benaugurante per tutti perché si auspicava una buona annata soprattutto agricola, e non di certo come ora, dei” doni portati al re”. Il Re, il nuovo anno, porta al popolo, tramite i mesi, i doni dell’anno. Ecco che così la Canta non ha in alcun modo uno sfondo religioso, né cristiano né pagano.

Nei tempi più vicini a noi la canta non viene più rappresentata alla fine di dicembre, come era in origine,  ma è stata invece spostata prevalentemente nel periodo estivo, per essere parte di tempi di festa, quali sagre, feste patronali, manifestazioni.

Ma veniamo ora a La Canta di Cembra


I documenti più antichi che a Cembra trattano la Canta si trovano nell’archivio della biblioteca. Tali documenti furono scritti a macchina da Guido Sette, farmacista in Cembra, e Giovanni Paolo Zanettin, segretario comunale, entrambi appassionatissimi raccoglitori per 30 anni della tradizione e cultura cembrana. Giovanni Paolo fu per la Canta poeta, regista, maestro di sfilata, musicista, raccoglitore di tradizioni orali e non solo. In poche parole era Giovanni Paolo la Canta fatta persona.

I testi presi in considerazione per primi sono tratti da:
”STORIA VICENDE e MODALITÀ’ della CANTA dei MESI di CEMBRA 1955” Di Guido Sette e Giovanni Paolo Zanettin e “MEMORIE STORICHE CEMBRANE (note ed appunti riassuntivi)”, due volumi, scritti da Giovanni Paolo Zanettin. In quest’ultimo testo Giovanni Paolo scrive che nel 1874:

Fu dato incarico a Michele Gottardi dalla Nave San Rocco di rifare la poesia dei mesi per la canta tradizionale locale

Ciò fa intuire che il testo de la Canta nella versione che conosciamo sia antecedente a tale data.
Sempre sullo stesso volume trovo scritto:

1928 Sotto l’egida del ”Dopolavoro” la compagnia della canta dei “Mesi” preparata dal dott. Guido Sette per la parte recitativa e da Giov. Zanettin per quella musicale, si reca a Venezia al Concorso Nazionale dei Costumi riportando complessivamente ben 4 premi ammontanti a L.2250= più viaggio, vitto e alloggio gratis nei migliori alberghi=
1949 = 20 agosto =Nel comune di Cembra è costituita un’associazione “PROLOCO” a scopo di decoro e abbellimento della borgata.=(n.d.a.) Associazione che si prenderà carico de la Canta per un certo periodo.

Giovanni Paolo, nel libro scritto con Guido Sette, del 1955, fa anche riferimento al ritrovamento del primo testo che parla de La Canta e di come regole, percorso costumi e testo si siano adattate ai tempi nel corso degli anni. Questo primo testo venne ritrovato a Fadana, in via Larga, nella casa di Antonio Toniolli (Gobo), a “ la nogara”. Sia il cavalier Luigi de Maffei, che il dottor Niccolò Riccardo Bonfanti, che Bortolo Fadanelli, raccoglitori della stessa, parlano di un testo molto antico. Testo che per avvicinarsi alla parlata del tempo venne modificato.

Le modifiche del poeta Michele Gottardi


Basandosi su questo testo originario, ritenuto ormai desueto,  nel 1874 venne incaricato il poeta Michele Gottardi di ricomporre i versi, rispecchiando le consuetudini del paese ma con una metrica tale da poter essere musicata facilmente.

Michele Gottardi, nato a Nave san Rocco, nel 1819, studiò a Padova giurisprudenza, senza raggiungere la laurea. Per campare si diede a girare paesi come poeta nelle fiere. Indossava un ampio “palamidone”  con in testa una tuba solenne e teneva in mano un bastone e una borsetta, dove conservava la sua merce da intellettuale, stampata e manoscritta. Veniva a Cembra nelle grandi occasioni, incutendo grande terrore ai bambini. Compariva nei villaggi durante le feste di un santo, un matrimonio, un mercato, una fiera ed elargiva alla gente, in cambio di un piccolo compenso, dei foglietti . Morì sulla pubblica via, abbruttito dal vizio del bere, in miseria e sudiciume, nel 1890.

La vena poetica del Gottardi lo portò verso il fascino che la natura diffonde nei suoi mesi e stagioni, facendo ampio riferimento allo svolgersi della vita contadina: la Canta diventa così il calendario perpetuo della vita del contadino, artefice di ogni mezzo di nutrizione.

Questi versi venivano ancora recitati e cantati su arie molto varie e con libertà di licenza, a seconda del luogo e del momento in cui La Canta veniva rappresentata.

La Canta di Cembra verrà rappresentata in vari luoghi dove veniva richiesta, come abbiamo visto arrivò anche a Venezia, ma non solo. Nel 1978, ad esempio si recò in Belgio, dove si trovavano emigranti italiani, sopratutto della Val di Cembra.
Dopo la Prima guerra mondiale si attuarono nuovamente delle modifiche al testo, tanto che possiamo affermare che lo stesso, nei tempi, ha avuto almeno tre stili, seppur molto simili.


FINE PRIMA PUNTATA

(Continua…) –

X