La Guerra di Abissinia 1895-1896 – Le pillole di storia

Riprendiamo il percorso delle “pillole di storia” con alcuni approfondimenti sui momenti bellici che hanno segnato la storia d’Italia

Rappresentazione della battaglia di Adua

Rovereto. Al Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto si trova esposto un interessante pezzo di artiglieria. Si tratta di un cannone in dotazione al Regio Esercito italiano durante la guerra di Abissinia del 1896. Nella didascalia si legge: «cannone calibro 75 mm a retrocarica, utilizzato dalle truppe italiane a fine Ottocento. Alcuni pezzi furono catturati dagli abissini ad Adua (1896) e trasportati come preda bellica ad Abbis Abeba. Furono rinvenuti nel 1936 dalle truppe italiane dopo l’occupazione della capitale etiope».

Il Regno d’Italia nasce con le guerre del Risorgimento nel 1861 e, con la seconda Guerra di Indipendenza del 1866, ottiene il Veneto e parte dell’attuale Friuli. I Savoia, quindi, piano piano stanno portando a termine il processo di unità nazionale ma, allo stesso tempo, hanno anche rivolto lo sguardo verso il continente africano con l’obiettivo di estendere i propri domini oltre mare.

Museo Storico Italiano della Guerra – Cannone in dotazione alle truppe italiane nella guerra di Abissiania

Le colonie in terra d’Africa


Nel novembre 1869, infatti, con l’apertura nello stesso anno del Canale di Suez, l’Italia inizia la sua espansione in Africa, esattamente in Eritrea. In questo contesto è un certo Giuseppe Sapeto (1811-1895), missionario ed esploratore italiano che, per conto della società di navigazione Rubattino di Genova, avvia le trattative per la cessione al Regno d’Italia della Baia di Assab (località strategicamente importante che si trova nella parte meridionale dell’Eritrea all’imbocco del Mar Rosso). Si tratta del primo atto della presenza ufficiale italiana nel continente africano. È il primo passo, questo del 1869, che porterà nel 1890 l’Eritrea a diventare ufficialmente una colonia italiana.

Il Trattato di Uccialli tra Italia e Impero Etiope e l’inizio della guerra


Il 2 maggio 1889 l’Italia stipula con il vicino Impero Etiope il Trattato di Uccialli (che prende il nome della città nel nord dell’Etiopia): un accordo nato per regolare i rapporti tra i due paesi, dove l’Impero Etiope riconosce l’Eritrea come colonia italiana. Va precisato, inoltre, che sempre nel 1889 l’Italia proclama la nascita di un’altra colonia, sempre nel corno d’Africa, con il nome di Somalia Italiana con capitale Mogadiscio. Ma è proprio tale trattato, quello di Uccialli, a gettare le basi per quella che passerà alla storia come la guerra di Abissinia. La traduzione italiana del trattato vincola il governo etiope a servirsi della diplomazia italiana per intrattenere rapporti con altre nazioni europee, rendendo di fatto l’Etiopia un protettorato legato a Roma. Dall’altra il testo etiope prevede solo la facoltà per l’Etiopia di servirsi della diplomazia italiana per intrattenere relazioni estere, rifiutando, quindi, qualsiasi forma di ingerenza italiana.

Il trattato quindi getta le basi per lo scoppio del conflitto con la conseguente avanzata italiana in Abissinia (ora Etiopia). Sul campo di battaglia l’Italia schiera 36 mila uomini, mentre l’Impero Etiope ben 100 mila. Le perdite si stimano in circa 9 mila morti per l’Italia e 15 mila, (tra morti e feriti), da parte dell’Impero Etiope. La guerra ha inizio nel dicembre del 1895 e si conclude con la vittoria etiope nel 1896.

La sconfitta ad Adua


L’esercito italiano viene sconfitto definitivamente il primo marzo del 1896 nella battaglia di Adua. All’alba di quel giorno i reparti italiani, guidati dal tenente generale Oreste Baratieri, si ritrovano sul campo di battaglia sparpagliati e scollegati. A causa della mancanza di collegamenti, comunicazioni e della scarsa conoscenza del territorio, l’esercito italiano viene distrutto un pezzo alla volta: 6.000 uomini uccisi, 1.500 feriti e 3.000 prigionieri. Come si legge sul portale carabinieri.it, «nei combattimenti si distinsero per valore anche il capitano dei Carabinieri Alfredo Amenduni, comandante di una Compagnia formata da 20 carabinieri e 42 zaptié, il tenente dei Carabinieri Achille Alessandri, che cadde sul campo, ed il vice brigadiere Angelo Viganò, anch’egli caduto sul campo».

In una lettera inviata alla moglie, il Capitano dei Carabinieri Alfredo Amenduni scrive:

Nel combattimento del 1° marzo fui in primissima linea, ove avevo sollecitato andare facendomi dare un ordine da portare al Generale Albertone e che comandava gli indigeni. Come e perché io sono salvo non so. Ebbi il muletto ferito ed una palla passò l’arcione della sella. Mi armai di moschetto e combattei con questo anch’io. Era destino essere salvo da quella mischia e portar con me vivo e perenne il rimorso che tanti amici, compagni ed inferiori sono morti, mentre io son vivo… Credi, penso agli amici perduti, visti cadere, là vicino a me taluni colpi con le sciabole perché eravamo quasi corpo a corpo e mi vengono ancora le lacrime agli occhi. Penso e piango ancora pel mio caro Soliman che è morto. […]. Perché sopravvivere ad una catastrofe simile? Io ero stato dato per morto siccome ero restato in mezzo agli scioani (gli scioani sono gli abitanti della Scioa, una regione dell’Etiopia) e quando la sera raggiunsi una colonna che si ritirava ebbi da tutti le più commoventi espansioni d’affetto. Molti mi abbracciarono piangendo. Ma soprattutto chi mi si buttò al collo piangendo e mi tenne stretto senza poter parlare per un pezzo fu il mio caro, il mio buono Mohammed.

Con la sconfitta del 26 ottobre 1896 l’Italia rinuncia alle sue mire espansionistiche in Abissinia e l’Impero Etiope riconosce la sovranità italiana sull’Eritrea. L’Italia riconquisterà Adua e l’Etiopia solo con la guerra coloniale che verrà dichiarata da Mussolini nel 1935.

Andrea Casna, iscritto all'Ordine dei Giornalisti del Trentino Alto Adige, albo pubblicisti, è laureato in storia e collabora con l'Associazione Forte Colle delle Benne. È stato vicepresidente dell'Associazione Culturale Lavisana e collabora come operatore didattico con il Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto.