Gli ingredienti per una leggenda ci sono tutti: un castello, un prode cavaliere e un drago. Una lotta finita male ma dalla quale è nato il Tiroler Gold

Mezzocorona. Dovete sapere che un tempo un terribile basilisco terrorizzava tutti gli abitanti della Piana Rotaliana. Questo era un enorme drago, con gli occhi rossi e verdi, una bocca enorme dalla quale uscivano gocce infuocate e due code che spazzavano le nuvole e tutto quello che incontravano sul loro cammino. Il drago aveva eletto a propria dimora l’antico castello che sovrastava il villaggio di Mezzocorona e che dominava l’intera valle.

Quando il sole si oscurava e un feroce sibilo si espandeva sulle campagne e sui villaggi vicini un gelido terrore piombava nei cuori della popolazione: il terribile basilico stava arrivando. Gli abitanti quindi se ne stavano chiusi in casa in attesa che arrivasse qualcuno tanto coraggioso e folle da affrontare il terribile mostro. In molti lo avevano affrontato ma a tutti era toccata una sorte nefasta.

Un prode cavaliere


Un giorno giunse nel villaggio un prode cavaliere che aveva combattuto in terre lontane. Era Gottardo Firmian, uno dei figli della nobile famiglia che governava questi territori.

Gottardo si fece raccontare quello che era successo e soprattutto si fece descrivere nei minimi dettagli come era fatto e come combatteva il terribile basilisco. Nella sua testa aveva già deciso che lo avrebbe affrontato per liberare le sue genti ma non sapeva ancora come poteva sconfiggerlo. Il mostro era troppo grande, troppo veloce e troppo forte per affrontarlo in campo aperto e Gottardo non voleva fare la fine degli altri cavalieri che stoltamente avevano combattuto contro il drago confidando solo nella loro spada.

Nella biblioteca di famiglia consultò gli antichi libri alla ricerca di informazioni su questi mitici esseri ed elaborò il suo piano. Si fece portare da un contadino un grosso secchio di latte è uscì dal suo palazzo con un grande oggetto avvolto in una coperta. Con questi stano oggetti si avviò verso la dimora del basilisco.

Giunto in prossimità del castello si tolse anche l’armatura per potersi muovere più velocemente e senza fare rumore entrò nella dimora del mostro mentre questi stava dormendo. Depose il secchio con il latte in mezzo alla stanza e li vicino posizionò l’altro oggetto scoprendolo: era un grande specchio. Quindi si nascose in un angolo.

Il basilisco attirato dall’odore del latte si svegliò e si fiondò sul secchio pregustando il pasto inatteso. Giunto davanti al secchio con enorme sorpresa vide un altro drago in tutto simile a lui: stessi occhi, stessa lingua, stessa pelle squamata. Dopo anni di solitudine aveva trovato un suo simile.

Il basilisco si mosse e così fece anche la sua immagine. Dondolò, fece una smorfia, si girò e altrettanto fece il suo “nuovo amico” nello specchio. La gioia era tale che il drago cominciò a ballare abbassando la guardia. Proprio in quello momento Gottardo uscì dal nascondiglio e con la spada colpì a morte la bestia.

Il sangue di drago


Gottardo infilzò la testa del drago sulla punta della sua spada e fece il suo ritorno trionfale in paese. Dopo anni di terrore queste terre erano state liberate dal drago e finalmente la gente poteva tornare a vivere in pace.

La vendetta del basilico però doveva ancora compiersi.
Alcune gocce di sangue colarono dalla testa infilzata sulla spada e una di queste cadde sulla mano del nobile cavaliere che non era protetta dall’armatura. A questo punto la leggenda tramandata da secoli narra di due epiloghi diversi, entrambi tragici per il coraggioso Gottardo. Alcuni narrano che la goccia di sangue abbia trasformato Gottardo in una statua di pietra, altri che la goccia lo abbia incenerito all’istante. In ogni caso anche al giovane rampollo dei Firmian fu fatale il duello con il basilisco.

Dalla morte la vita


Ma la storia non doveva finire così. Le gocce di sangue di drago caddero anche a terra e queste fecero germogliare dal terreno una nuova pianta di vite. Questa venne curata e coltivata dai contadini del villaggio di Mezzocorona. Quando i grappoli furono maturi i contadini li portarono in cantina per trasformali in vino. Con loro grande sorpresa il risultato fu eccellente.

Un vino potente, profumatissimo e complesso che racchiudeva in se sia la forza e il calore del drago sia l’astuzia e il coraggio di Gottardo: nasceva il Teroldego Rotaliano.

Nato a Trento nel 1972, laureato in Economia Politica all'Università degli studi di Trento. Impiegato commerciale è appassionato di economia e di storia. Attualmente è vicepresidente dell'Associazione Culturale Lavisana.

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