Soprannomi e nomignoli dei lavisani di un tempo

Ogni cosa ha un nome che la presenta, la identifica, ne è l’essenza stessa e nel caso delle persone questo non sempre coincide con nome proprio o il cognome. Più significativo può essere il soprannome dato da amici o conoscenti

Lavis. Se il cognome di una persona è legato alla famiglia di provenienza e il nome proprio viene scelto dai genitori al momento della nascita, con le motivazioni più disparate, forse quello che meglio identifica una persona è il soprannome dato da amici o conoscenti.

Quello di dare un soprannome poteva anche avere un risvolto pratico. Nei paesi dove le famiglie avevano i cognomi uguali c’erano casi di omonimia o quantomeno c’era molta confusione, quindi per facilitare l’identificazione delle persone era frequente l’utilizzo di un soprannome. In molti altri casi invece il nomignolo veniva affibbiato proprio per evidenziare una caratteristica unica del personaggio, sia nel bene sia nel male. Ci sono soprannomi che fanno riferimento alla professione, agli interessi personali, al carattere o alle caratteristiche fisiche, altri possono fare riferimento ad un avvenimento particolare che ha coinvolto il personaggio in questione. Quindi come detto prima qualcosa di estremamente personale e caratteristico.

I soprannomi lavisani


Anche a Lavis erano e sono tuttora in auge molti soprannomi. Non abbiamo la pretesa di trascriverne un elenco completo ma proviamo a riportare quelli che siamo riusciti a recuperare dalla nostra memoria e da quella degli amici che che ci hanno aiutato a stilare questo elenco.

Come detto sopra ci sono i soprannomi legati alla professione svolta dal soggetto come ad esempio: el Parolotto, el Calliar, el Pistor, el Falegname, el Bandaro, el Carador, el Ferrar, el Moleta, el Moneg, el Bottaio, ecc. ecc. Questi sono forse i più antichi che ricordiamo e i meno frequenti ai giorni d’oggi.

Ve ne sono poi altri, molto bizzarri, che riemergono dalla memoria e che non sempre hanno una chiara origine per noi che li elenchiamo adesso ma che in origine avevano sicuramente un significato e una storia: el Giòndele, el Gibo, l’Onto, el Slèf, el Ciàch, el Muscìo, el Mazìzo, el Pitaro, el Brigolin, la Borela, la Vedova, la Faiota, la Russa, le Brigoline, l’ Onzerla, el Pescador, el Pinter, l’Americano, el Mengino, el Fidele, el General, el Benedett, el Gustele, el Kindele, el Dado, el Spazet, el Mochen, el Valdan, el Cavedagher, el Cicci, el Fiocco, el Babicio, la Zia Kochi, la Sgherleta, el Kamao, l’Oro-Oro, el Poda, el Cimpi el Fasolin, el Borozchi, el Sordo, el Roccia, el Trigol, el Vecia, el Nando, el Ciòca, el Bondola, el Rodela, el Ciochet, el Professor Patata, el Rosso, el Bagol, la Bedola, el Conte, el Gheba….ecc.

La scuola elementare di Lavis

Scuola e oratorio


Molti dei soprannomi che ricordo, alcuni anche cattivelli, sono nati dalla fantasia dei ragazzi, sui banchi di scuola o nei pomeriggi passati assieme all’Oratorio Parrocchiale.

Erano gli anni ’60 e all’epoca quasi tutti i ragazzi di Lavis la mattina andavano a scuola e il pomeriggio frequentavano l’Oratorio. Li trascorrevamo interi pomeriggio visto che questo era aperto tutti i giorni dalle ore 13 alle 17. Mi ricordo i partitoni di calcio con squadre di 20 e più giocatori per parte e altri giochi. Anche la domenica stavamo all’oratorio in quanto alle 14, per circa 30-40 minuti, c’era Dottrina.
Altra occasione di incontro era la colonia diurna estiva sempre all’Oratorio, dalle 14 alle 18, con giochi nel cortile e numerose gite nelle moje della Rostèla o al Zàmbel per fare il bagno nell’Avisio e imparare a nuotare, oppure ai castegnari con il soprastante doss Paion, al Pradestel, o fino alle  Gorghe, al Mazzurana o a Masen.

Tutti questi momenti di vita comune erano uno stimolo irresistibile e una fonte di ispirazione notevole per trovare e affibbiare soprannomi e nomignoli: el Migola, el Brosio, el Brosiet, el Nero, el Merica, el Cet, el Cìc, el Capo, el Kloz, el Bunga, el Gnapa, el Ciopeta, el Topo, el Tocio, el Rintin, el Ta-tam, el Gimmj, el Truffa, el Barabba, el Rèfa, el Mummia, el Scala, el Pàf, el Piculino, el Gèchi, el Po-ponta, el Dottore, el Dadaumpa, el Sbazega, el Ciùch el Gufo, el Culon, el Volpe, el Polipo, l’Ucifero, el Gatta, el Racatta, el Valvola, l’Orso, el Lallo, el Luganega, el Tato, el Giacca, el Fàce, el Chetto, el Mul, el Cìpù, el Pito, el Ciùli, el Méé, el Pachera, el Papero, el Bedol, el Memo e le Meme, el Fulmine, el Sciabola… ecc.

Nella vita quotidiana tutti usavano il linguaggio dialettale e quindi i soprannomi lavisani erano tutti in dialetto. E questo era anche un elemento distintivo se pensiamo che il figlio di una delle prime famiglie immigrate da un’altra regione, arrivato a scuola ed esprimendosi solo in italiano, venne subito battezzato con il soprannome di “el Talian”.

Al giorno d’oggi qualcuno di questi soprannomi sopravvive ancora, ma la maggior parte sono ormai dimenticati. Chissà se qualcuno si è riconosciuto in questa lista o ha riconosciuto un parente o un amico. Sarebbe anche interessante provare a ricostruire le storie che stanno dietro a quesiti soprannomi.

Magari con l’aiuto dei nostri lettori, nei commenti, l’origine di qualche nomignolo potrebbe essere svelata.

Collezionista e appassionato di storia locale, è stato decorato con la croce nera del Tirolo È autore di alcuni libri sulle vicende belliche della prima guerra mondiale.

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