L’impresa di Amos Mosaner alle Olimpiadi di Pechino ha portato alla ribalta il paese di Cembra e uno sport poco conosciuto in Italia ma seguitissimo nei paesi del nord Europa e Canada
Cembra. Questa volta non parliamo di vigneti ed eccellenti vini bianchi, l’oro biondo prodotto in questa valle del Trentino, e nemmeno del porfido, l’oro rosso che qui si estrae e poi viene esportato in tutto il mondo. No, questa volta parliamo di oro vero, quello che è stato messo al collo di Amos Mosaner alle Olimpiadi invernali di Pechino.
Stefania Constantini e Amos Mosaner hanno infatti portato all’Italia la prima medaglia olimpica nel curling, e lo hanno fatto arrivando subito all’oro nel doppio misto. I due giovani atleti italiani sapevano di essere forti ma mai si sarebbero aspettati di mettere in riga tutti i mostri sacri di questo sport. La consapevolezza di farcela è cresciuta un passo alla volta, anzi una scivolata alla volta, fino al trionfo della finale.
Il curling è uno sport poco conosciuto in Italia come poco conosciuto è il paese di Cembra, che però è un centro di rilievo per il curling nazionale. Abbiamo chiesto a Rosanna (supertifosa e mamma di Sebastiano Arman, altro azzurro impegnato a Pechino) e a Marco (grande esperto di curling e cugino di Amos) di raccontarci qualcosa di questo sport.
Il curling
Si tratta di una disciplina sportiva che ha origine in Scozia, in tempi molto antichi. I primi documenti e le prime “Stones” risalgono infatti al 15oo. Lo stesso nome deriva dall’inglese “curl”, roteare, l’effetto che viene dato alla pietra per permetterle di seguire una traiettoria curvilinea.
Si tratta di uno sport che molto spesso viene banalizzato ma che banale non è per niente. All’abilità, alla sensibilità e alla mira, qualità imprescindibili, si deve unire anche una tattica di gara tesa a costruire una propria strategia e a capire quella dell’avversario. Per questa sua peculiarità questo gioco è anche chiamato “scacchi sul ghiaccio”.
Viste le sue origini è uno sport diffusissimo nel nord Europa. Scozia, Svezia e Svizzera sono le nazioni europee dove è maggiormente popolare. Questo sport è seguitissimo anche in Canada. “Quando ho accompagnato mio figlio in Canada per un torneo ho scoperto una realtà con strutture dedicate esclusivamente a questo sport in quasi ogni cittadina. Abbiamo visto partite con più di 10.000 spettatori, in palazzetti meravigliosi. Un tifo che possiamo paragonare solo al calcio in Italia”, ci racconta Rosanna, “da brividi sia per chi giocava ma anche per noi che stavamo in mezzo a questa bolgia festante”. E i numeri lo testimoniano: qualche milione di praticanti in Canada, poche centinaia in Italia. E da queste poche centinaia siamo riusciti a tirare fuori dei campioni che ci stanno facendo sognare a Pechino.
Il curling in Italia
Marco ci racconta che la tradizione del curling in Italia nasce a Cortina per poi diffondersi nel nord della penisola: a Pinerolo, Bormio e Cembra. Proprio nel piccolo paese del Trentino la passione dei primi giocatori e la loro tenacia hanno fatto crescere un movimento che ha saputo diventare un punto di riferimento in tutta Italia.
Oggi a Cembra ci sono una decina di squadre che coprono tutte le giovanili fino alle prime squadre che militano nelle massime competizioni. Dal 2006 c’è una struttura dedicata al solo gioco del curling mentre in altre zone quando va bene ci si adatta a giocare sulle piste da pattinaggio o da hockey. È raro che un titolo nazionale non arrivi a Cembra e dalle nostre squadre escono molti degli atleti della nazionale italiana.
Il curling a Cembra
A questo punto è interessante capire come sia nato il legame fra il curling e questo paese in mezzo ai boschi e affacciato sull’Avisio.
La storia ci racconta che tutto è nato dalla folle idea di Nino Pezzin, supportato da un gruppo di cembrani. Nativo di Trento e amante del pattinaggio, Nino si innamorò del Lago Santo, un posto incantevole per pattinare d’inverno. Da questa passione l’idea: dar vita all’Associazione Sportivi Ghiaccio Lago Santo. Era il 1972.
Nino Pezzin coinvolse in questa sua idea Giacomo Pelz, “el Barba”, che subito aderì con entusiasmo. In poco tempo con un gruppo di amici misero in piedi l’associazione e cominciarono l’attività. L’idea era quella di portare il grande pattinaggio e la pratica del curling, conosciuto a Cortina, proprio sul Lago Santo. L’impresa riuscì grazie a tanta passione e anche a momenti divertenti, che ancora oggi a Cembra vengono ricordati dai protagonisti di allora.
L’organizzazione era così rodata che l’anno dopo, il 1973, l’associazione riuscì ad ottenere che il Lago Santo fosse la sede per il ritiro nazionale degli atleti azzurri della velocità su ghiaccio. Il ghiaccio era perfetto e la location anche. La sfortuna però quell’anno rovinò i piani e una pioggia battente e continua non permise alla squadra italiana di allenarsi.
Tramonata l’idea del pattinaggio, rimase quella del curling e l’associazione si concentrò su quello. Le “scaldine col manech”, come venivano chiamate dai paesani curiosi le pietre utilizzate, presero sempre più piede e anche i più sprovveduti cominciarono a chiamarle Stones.
Da allora di Stones ne sono scivolate parecchie. Le prime squadre con i maglioni gialli o rossi sono aumentate e il movimento ha preso sempre più piede. Dalla partite sul lago si è passati al Palacurling, una struttura costruita appositamente per la pratica di questa disciplina sportiva, con un ghiaccio artificiale che è motivo di vanto per gli atleti locali.
E adesso?
E adesso la storia non è finita. Ora che abbiamo imparato qualcosa di più su questo sport e ora che Amos e Stefania ci hanno dimostrato che tutto è possibile, non ci resta che continuare a tifare per la squadra maschile di curling che a Pechino ha iniziato proprio ieri il suo cammino olimpico. Nella prima partita gli azzurri sono stati sconfitti di misura dai maestri della Gran Bretagna, ma il cammino è ancora lungo.
In bocca al lupo, azzurri!
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