La vicenda, tra storia e leggenda, del misterioso paese in Valsugana cancellato dall’ira divina
Ospedaletto. Un tempo esisteva in Valsugana un paese spazzato via da una tempesta violenta. Aveva un nome questo villaggio: Borgo Carrero. La sua esatta collocazione è un mistero, ma la sua storia è nota.
La leggenda
Borgo Carrero era un antico paese abitato da gente benestante. L’avarizia dei suoi abitanti, però, era conosciuta a tutti e gli stessi pellegrini sapevano che era inutile fermarsi per chiedere un riparo per la notte o un semplice pezzo di pane. Ma un giorno successe qualcosa di inaspettato. Un forte boato ruppe il silenzio della notte. Pioggia e vento si abbatterono sul paese con tale violenza da spazzare via le case e la chiesa. Morirono tutti. Tutti tranne una povera donna con i suoi figli. Quella tempestata non era altro che la punizione divina.
Il giorno prima della tempesta si aggirava per vie del borgo un povero mendicante che bussava alle porte di ogni abitazione per chiedere un tozzo di pane o una minestra calda. Ma in ogni casa veniva respinto, allontanato e deriso. Stessa cosa in chiesa dove il parroco, alla vista dello sfortunato mendicante, s’infuriò: «vattene – disse il prete – questa è la casa del signore. Non vedi che stai sporcando tutto? Qui non c’è posto per te. Noi non ci priviamo del necessario per sfamare dei vagabondi». Sconfortato e rattristato il mendicante uscì dalla chiesa. «Qui non c’è speranza – pensò il povero vagabondo – Non si trova una sola anima buona. Sono tutti avari, compreso il sacerdote. Padre, cosa faccio?».
Il mendicante, come narra la leggenda, non era altro che Gesù sceso sulla terra per provare di persona la famosa avarizia degli abitanti di Borgo Carrero. E sì era Gesù che, sconfortato, decise di andarsene. Ma fu attratto da una piccola abitazione modesta, appena fuori dal paese. Con l’ultimo granello di speranza nel cuore si diresse verso la casa.
Giunto sull’uscio iniziò a bussare. Gli aprì una giovane donna. «Sono un povero mendicante -disse Gesù con le sembianze del vagabondo – Vi chiedo un pezzo di pane e un bicchiere d’acqua». «Oh pover uomo -esclamò la donna piangendo – Ve li darei volentieri ma non ho pane nemmeno per me e per i mie due figli. Sono vedova e devo mandare avanti tutto da sola. Questa mattina, per ingannare le mie due piccole creature, ho messo due pietre nel forno. Pensano che sia pasta lievitata. E sono convinti di mangiare, per cena, pane appena sfornato. Ma sono solo due sassi».
A quel punto si sentì provenire dalla cucina un buon profumo. La donna, incredula, corse in cucina e trovò nel forno due enormi forme di pane croccante. «Venite venite -esclamò la donna- venite tutti in cucina (rivolgendosi ai figli e al mendicate)..un miracolo… per cena abbiamo del pane». Iniziò a preparare la tavola e la povera famiglia divise la cena con il viandante. «Donna -disse il viandante- il tuo cuore è buono e pieno di amore. D’ora in poi metti tutti i giorni dei sassi nel forno: ne toglierai pane. Questa notte dormi tranquilla con i tuoi figli. Ma non alzarti per affacciarti alla finestra qualunque rumore tu senta». E con queste parole il viandante uscì di casa.
Arrivò la notte. Il paese era avvolto da un silenzio inquietante. Poco prima di mezzanotte un forte vento si alzò. Le nubi nere iniziarono a coprire il cielo stellato. Il vento aumentò la sua intensità colpendo con violenza gli alberi e le case del paese. Le saette colpivano i tetti delle case e una forte pioggia trasformò le vie di Borgo Carrero in torrenti in piena.
La donna non resistette alla tentazione e, non ubbidendo alle raccomandazioni del viandante, si affaccio alla finestra. Vide la furia divina spazzare via Borgo Carrero. La donna rimase pietrificata nel vedere tanta violenza. Poi tornò la pace. A quel punto la donna si staccò dalla finestra. Le candele erano accese ma lei non vedeva niente: aveva perso la vista per aver disubbidito non ad un viandante ma a Gesù. «E ora come farò a badare ai mie figli? -si domandava la donna». I bambini iniziarono a pregare e un raggio di sole entrò nella stanza ridando la vista alla donna. Il loro primo pensiero fu quello di recarsi in chiesa per ringraziare il signore. Ma anche la chiesa era stata distrutta. Tutto il paese era stato raso al suolo. Nessuno, tranne la donna con i suoi due figli, ne uscì vivo.
La storia
Borgo Carrero. Si tratterebbe di un villaggio distrutto da una frana in un periodo non ben definito, situato probabilmente in una zona compresa fra Ospedaletto, la Chiesa di S. Vendemiano e Pieve Tesino. Carrero o Careno potrebbe anche essere l’antica denominazione di Ospedaletto.
Giuseppe Andrea Montebello nel lavoro “Notizie storiche tipografiche e religiose della Valsugana e Primiero” (1793), scrive che «l’Ospedaletto veniva scritto Hospitalis Careni. (…)». Agostino Perini, nella sua “Statistica del Trentino” (Volume II, 1852) scrive a proposito di Ospedaletto: «questo villaggio negli antichi documenti è chiamato Ospital di Careno, ond’è opinione che il nome fosse Careno e quivi trovasse un ospizio condotto da monaci, dei quali però nella storia non resta traccia».
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