Dalla Svezia a Mezzocorona: come diventare parte di una nuova cultura, mantenendo la propria identità

Una storia che può essere da esempio per chi sta pensando di acquistare un biglietto di sola andata. Verso una nuova vita, un mondo lontano e una cultura diversa

Un paesaggio svedese

MEZZOCORONA. Avevo il sogno di vivere in Italia già alle scuole superiori. Avevo visto forse più di cento volte il film La vita è bella di Roberto Benigni e ogni settimana andavo alla biblioteca internazionale di Stoccolma per leggere i libri per bambini in italiano. A 19 anni mi sono trasferita a Perugia per studiare la lingua italiana all’Università per stranieri e quei mesi mi hanno cambiato la vita. Dopo quell’esperienza ero sicura di voler tornare in Italia per viverci qualche altro anno del mio futuro.

Quattro anni dopo l’esperienza a Perugia studiavo agraria in Svezia e mi hanno proposto una borsa di studio per frequentare un anno accademico alla facoltà di agraria dell’Università di Bologna. Qualche mese prima della partenza ho anche incontrato il mio futuro marito durante una pausa caffè all’università svedese, lui era lì per un breve periodo di ricerca e stava per rientrare in Italia. Abitava nelle montagne del Trentino ma aveva un accento di Roma e aveva gli occhi più belli che avessi mai visto.

Casa a Mezzocorona

Galeotto, anche, l’anno a Bologna che mi ha dato la possibilità di svolgere un tirocinio alla Fondazione Mach di San Michele all’Adige che poi mi ha portato a fare un dottorato di ricerca in scienze agrarie. Durante il dottorato studiavo la comunicazione vibrazionale degli insetti nei vigneti del Trentino e andavo ogni tanto in Toscana per frequentare i corsi alla Scuola di Sant’Anna e all’Università di Pisa.

Così, qualche anno dopo ho una lista di residenze che include delle bellissime città italiane: Perugia, Bologna, Pisa e poi finalmente Mezzocorona. Abbiamo scelto di comprare casa a Mezzocorona non solo per la vicinanza al lavoro di San Michele all’Adige ma perché c’è sempre il sole che ci permette di coltivare pomodori dolcissimi e mangiare il gelato in piazza dopo cena. Posso correre in montagna piuttosto che in palestra con persone che sono amichevoli e aperte. Mi sento a casa.

Anna Eriksson

Una nuova vita

Ogni volta che posso vado a correre oppure a fare sci di fondo. In Trentino c’è infatti una natura simile a quella svedese. Con grandi foreste e tanti piccoli frutti, mirtilli, lamponi e fragoline, e laghi circondati da alberi magnifici. La bellezza dei paesaggi, la facilità di svolgere attività sportive, e un sistema sociale e di welfare che aiuta la vita delle famiglie e la crescita dei figli sono per me punti in comune tra la Svezia ed il Trentino.

Sono stati necessari però per me un paio di anni per sentirmi me stessa in un nuovo paese. Pur amando profondamente l’Italia, è stata comunque una scelta importante e difficile acquistare un biglietto di solo andata per un paese con una cultura ed una lingua diversa dalla mia. Mi sono allontanata dalla rete di contatti professionali sviluppata da anni, la sicurezza, gli amici e la famiglia. Per esprimersi in maniera completa, scherzare e farsi capire in una nuova lingua è necessario infatti tanto tempo. Avevo 25 anni e anche se ero felice ero molto spaventata. Durante i pranzi con la suocera dovevo esprimere le miei opinioni sui vari modi di preparare una salsa besciamella e discutere sulle ricette per fare meglio la pizza col lievito madre.

Con gli anni ho imparato le ricette e le tradizioni dell’Italia. Mi sono successe tante cose importanti. Ora ho 35 anni, abbiamo due figli e mi occupo di un progetto di comunicazione scientifica alla Fondazione Mach. Lavoro nella lingua delle mie passioni e ho potuto sviluppare nuove conoscenze e condividere le mie esperienze. Credo nell’impegno, nell’interazione con le persone senza barriere e nel coraggio di realizzare i propri sogni. Sono privilegiata di vivere e lavorare in un’ambiente che mi ha insegnato una nuova cultura e che allo stesso tempo mi ha permesso di mantenere la mia identità svedese.

Svedese, laureata in agraria, vive a Mezzocorona da quasi dieci anni. Si occupa di comunicazione ed eventi presso la Fondazione Mach con l’obiettivo di avvicinare la ricerca alla cittadinanza. Moglie e mamma di due figli. Appassionata di corsa e sci di fondo.

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