Il pittore di fronte al campanile di Lavis. La storia di Liberio Furlini e dei suoi murales

Nato a Riva del Garda, vive ormai da trent’anni in paese: all’arte unisce simpatia e cortesia. Ma le sue opere sono apprezzate a livello nazionale e anche all’estero

Liberio Furlini, artista adottato da Lavis

LAVIS. Questa volta in passerella arriva un artista vivo e vegeto, si tratta di Liberio Furlini, classe 1950, nativo di Riva del Garda ma lavisano di adozione da oltre un trentennio. Pittore autodidatta, ha il suo studio nella casa vicino all’imbocco del 2° Vicolo del Pristòl, al civico n°2, proprio di fronte al campanile della chiesa di Sant’Udalrico.

Lo stabile, antichissimo (è quello della prima canonica adiacente proprio alla chiesa del 1777), è abbarbicato sullo sperone di roccia che scendeva adagiata anticamente proprio dal Pristòl e lambiva l’Avisio. Il torrente nell’antichità passava proprio al posto del resto del paese, costruito poi sulla destra.

Nel suo studio

Trovare Liberio nel suo studio è proprio una gioia anche per gli occhi dell’impreparato visitatore. Lui si destreggia spavaldo e preparatissimo, tra tutti i suoi strumenti di lavoro, i cavalletti e le parecchie tele già avviate. Tante e svariate sono anche quelle ancora incompiute, con i primi abbozzi e i segnali di nuove creazioni in arrivo.

Ci dice subito che la sua passione, per l’arte pittorica in generale, nacque durante gli studi magistrali, nel corso dei quali ebbe il privilegio e anche la fortuna di essere allievo del professor Luigi Senesi. Fu lui a farlo innamorare dell’arte, in tutte le sue sfaccettature.

Dagli anni Ottanta

Iniziò la sua avventura artistica nei primi anni ’80, buttandosi così a capofitto in tutte le tecniche pittoriche dell’epoca. Le sue preferite erano sicuramente quelle ad olio, poi con i pigmenti (terre ed ossidi), tempera all’uovo, poi sul sottofondo a base di sabbia, anche con calce e polvere di marmo, poi ancora con stucco a calce e anche sulle lastre di granito di diverse e svariate superfici.

Liberio è certamente una figura simpatica e solare, un artista sui generis, che non si dà certo arie di grandezza o spavalderia da primo della classe. È un grande amante e appassionato di pittura in tutte le sue svariate sfaccettature. Aperto a tutti e a tutte le iniziative culturali sia in paese che in tutto il Trentino, ma anche in campo nazionale.

Il curriculum

Ricchissimo, si può proprio dire, il suo curriculum. Ha realizzato numerose e significative mostre, tra le quali le più importanti al Palazzo Esposizioni di Fano, al Centro d’Arte San Vidal di Venezia, anche alla Pinacoteca R. M. Pedrazza di Luserna, alla Casa de Gentili di Sanzeno, poi qui a casa al Palazzo de Maffei di Lavis, al Palazzo Trentini in quel di Trento e tante altre ancora.

Lo dice con malcelata e semplice pacatezza, senza reclamizzarne l’importanza, ma il Liberio è stato invitato anche alla quarta Biennale d’Arte Internazionale “Ermentage du Riou”, a Mondellieu-Cannes e poi anche alla selezione per la Biennale d’Arte Internazionale di Roma.

La terra, la pietra, la casa e la cura

Lui ce lo dice subito che predilige la pittura dei murales. Quella sui grandi spazi fantastici, che aprono alla fantasia e alla concezione artistica più ampia e grandiosa nel tempo. I suoi murales più significativi sono quelli realizzati al Centro di Documentazione di Luserna, poi quelli alla Scuola Materna e alla Biblioteca civica di Roncone, fuori dal Trentino poi ad Azzinano di Tossicia e quelli di Sant’Eufemia a Maiella negli Abruzzi.

Lo chiamano anche come esperto nella tecnica dell’affresco. È suo quello realizzato a Balbido, seguito da un’ampia documentazione televisiva (di ben 30 minuti), realizzata dalla troupe della sede Rai di Trento.

Lo seguono (e lo inseguono) nelle sue performance pittoriche, anche i migliori critici d’arte del territorio provinciale e anche nazionale. Prima di tutto il suo grande amico Pietro Marsilli che ha detto, tra l’altro, «Una pittura la sua vicina alla gente, che respira col mondo…».

Anche il filosofo don Marcello Farina, altro suo amico da tempo, nell’inaugurare la mostra a Lavis a Palazzo de Maffei aveva ricordato proprio in quell’occasione:

«Io ho scelto quattro semplici parole per interpretare le opere di Liberio: la terra, la pietra, la casa e la cura. La terra: il racconto pittorico di Liberio nasce da una sensazione immediata di condivisione nei confronti di ciò che la terra accoglie, anima, protegge e, anche, dimensiona. La pietra: il gesto pittorico serve anche a questo, a ritrovare dietro alle pietre le vite di coloro che le hanno usate, nei mille modi che l’arte, il bisogno, la fantasia hanno voluto. La casa: le case che vengono fissate in questi dipinti, in primo piano, sullo sfondo, a luce piena o sfumate all’orizzonte, che portano con sé il fascino del sentimento, appunto del “sentirsi a casa” quando si contemplano queste opere. La cura: che dice lo stato d’animo del pittore, la sua disposizione d’animo e l’uso del colore, tutto è tenue, misurato, sommerso, mediativo e, insieme, dolce e accogliente».

Dalla critica e dal pubblico

Ma Liberio ha anche altri estimatori. Come Giuliano Beltrami, che ha ricordato l’opera di grandi dimensioni realizzata a Roncone, sulla facciata della Biblioteca. È intitolata “Dalle fatiche dei nostri genitori (1949-1990) al futuro dei nostri figli (2004)” .

Per Mario Cossali: «Liberio Furlini spreme dai materiali più diversi il senso del tempo di montagna. Dipinge con elaborata tecnica mista, la pienezza dei sentimenti più antichi e più genuini».

Non è certo da meno il critico Dino Marasà che, presentando il Liberio in una delle sue mostre, aggiunge: «le sue figurazioni contengono alti valori poetici di ricercata bellezza, lirici risvolti che impreziosiscono il già valido elaborato pittorico.

E poi conclude le sua disamina più che positiva con il gran finale: «Liberio Furlini è pittore schietto e razionalmente istintivo, meritevole del più sincero plauso della critica e del pubblico».

Lavis paese dei murales

Qui a Lavis ce ne sono di lavori del “nostro”, ma il più genuino e forse il più sincero per il pubblico e per gli amici di sempre è sicuramente il grande murales realizzato in aperta campagna. Se i conti non sbagliano, dovrebbe essere il suo trentesimo lavoro con questa tecnica.

Era stato realizzato sulla facciata della casa di Claudio Tomasin e di Maria Rizzoli, ubicata tra il verde dei campi in via Cembra, poco sotto la gelateria dei Serafini. Il titolo dell’opera è “Intorno al castagnar”, con tutta la famiglia intera all’aria aperta e radunata sotto l’antico ipocastano (il castagnar appunto), simbolo di antica nobile tradizione. Ma anche di famiglia unita sotto le sue braccia aperte e protettrici.

In quell’occasione, ricordo benissimo, Liberio aveva dedicato quasi un intero mese di lavoro per la realizzazione della sua opera. Alla sua inaugurazione poi, presente parecchia gente, amici della famiglia e anche qualche autorità locale, era intervenuto il già citato critico Pietro Marsilli.

Oltre ai complimenti per il lavoro svolto dall’artista anche in questa occasione, il noto critico d’arte aveva colto l’occasione di illustrare l’usanza dei murales in quel di Lavis, usanza che ha antichissime origini, particolarmente nel centro storico e sulle facciate delle più antiche abitazioni nobiliari dell’intera zona.

Una tavolozza piena di sorprese

Dal curriculum dell’artista nostrano, però, non dobbiamo dimenticare le altre sue performance artistiche pubbliche. Sia alle iniziative pittoriche che facevano da contorno alle Feste Vigiliane di Trento, ma anche a quelle della collaborazione a “Trento Iniziative” per le feste natalizie.

Nel concludere questa carrellata artistica dedicata ad un pittore di casa nostra, torniamo alle dichiarazioni convinte e decise dell’amico e critico d’arte Pietro Marsilli che ha aggiunto ancora, riferendosi alla produzione più recente di Furlini:

«Fondamentale, in tali lavori, un uso dei colori ancora più sapiente, in grado di usare accostamenti arditi, tali da sostenere inquadrature inattese e coraggiose, fra sfondi lontani e primi piani prepotenti»

All’amico Liberio, l’augurio più sincero e convinto che la sua fantastica tavolozza sia sempre più aggiornata. Carica di sorprese, di nuove idee colorate. Insieme a tanta poesia pregna di ricordi del nostro passato!

Giornalista, scrive per "Vita Trentina". Per decenni è stato il corrispondente da Lavis per "L'Adige". Memoria storica e appassionato di cinema, ha lavorato come tuttofare per il Comune di Lavis fino alla pensione. Scrive per "Il Mulo" dopo essere stato una delle colonne del giornale digitale "La Rotaliana".

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