La chiesa della Madonna di Loreto a Lavis e quei cittadini che se ne prendono cura

Edificata per volontà di un oste lavisano, ancora oggi è un bell’esempio di come un gruppo di abitanti della zona possa “adottare” un bene comune

Chiesa della Madonna di Loreto
La chiesa della Madonna di Loreto

LAVIS. Per chi transita sulla vecchia via che in antichità era l’unico punto di passaggio sull’Avisio nella valle dell’Adige non può passare inosservata, subito dopo il ponte di ferro in territorio lavisano, una piccola chiesetta dedicata alla Madonna di Loreto che ha una storia singolare.

Citata nel “Libro della Vicinanza di Lavis” del 1702, la chiesa fu costruita agli inizi del 1700 su iniziativa di Giovanni Battista Svaldi, un locandiere che gestiva l’osteria dell’Aquila d’Oro che sorgeva nell’attuale via Matteotti. Per volere del suo costruttore la chiesa venne dedicata alla Madonna di Loreto e fu consacrata dal vescovo di Trento, Giovanni Michele Spaur, il 28 giugno del 1705.

Il culto mariano a Lavis

Il culto mariano, specialmente quello della Vergine Lauretana, si era particolarmente diffuso nel XVII secolo nelle terre asburgiche grazie a Ferdinando II d’Asburgo (1578-1637). L’imperatore intendeva riportare nel solco del cattolicesimo i suoi sudditi dopo la diffusione del protestantesimo ad opera di Martin Lutero.

A Lavis in particolare la predicazione di padre Giovanni Antonio de Lucca aveva spinto la Comunità nel 1702 ad eleggere la Madonna quale speciale protettrice contro i danni provocati dalle piene del torrente Avisio e contro gli insetti che infestavano le campagne.

L’intitolazione della chiesetta alla Madonna va quindi ricercata in questa particolare devozione della Comunità e del suo costruttore.


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Giovanni Battista Svaldi però non si limitò a dedicare la chiesetta alla Madonna di Loreto ma nella sua costruzione volle riprendere quasi esattamente le misure (interne) della Casa del Santuario di Loreto. La chiesetta di Lavis misura, infatti, 4,10 metri per 9,90, con un’altezza massima di 6,20 metri (misure molto simili alla Casa del Santuario: 4,05 per 9,50 con un’altezza di 6,60). Inoltre la disposizione dell’altare e della nicchia che ospita la Madonna si rifà alla collocazione di Loreto.

La Santa Casa di Loreto

Secondo la tradizione cristiana, la Casa del Santuario di Loreto sarebbe la casa di Nazareth dove la Vergine Maria aveva trascorso la sua giovinezza, dove aveva ricevuto l’Annunciazione e dove per un breve periodo aveva vissuto con suo marito Giuseppe e con Gesù. Questa casa, fra gli anni 1291 e 1294, a seguito della presa di Gerusalemme da parte dei musulmani, venne trasportata dagli angeli a Tersatto in Croazia.

Dato che qui le popolazioni non veneravano la Madonna, la casa fu portata dagli angeli in un bosco nei pressi di Loreto.

Nella selva però i briganti assalivano i pellegrini e quindi gli angeli trasportarono la casa su un colle vicino chiamato “dei due fratelli”. Anche in questo caso la presenza della casa era fonte di discordia in quanto gli abitanti volevano speculare sulla reliquia. Ancora una volta gli angeli spostarono la casa, per collocarla a Loreto, dove si trova tuttora.

La “traslazione angelica” sembra essere un equivoco storico in quanto le fonti storiche ci dicono che la casa di Maria è stata effettivamente smontata e trasportata dai crociati quando furono cacciati dai musulmani e che fra questi crociati c’erano alcuni membri della nobile famiglia Angeli.

Alcune ricerche condotte sia a Loreto sia a Nazareth hanno poi dimostrato che la Casa del Santuario di Loreto, almeno in alcune sue parti, proviene proprio dalla Palestina e che è compatibile con il periodo in cui visse la Vergine Maria.

Particolare del rivestimento marmoreo che custodisce la Casa Santa a Loreto

Il lascito di Giovanni Battista Svaldi

Ma torniamo a Lavis.

Lo Svaldi morì nel 1713 e nel suo testamento lasciò scritto che voleva essere sepolto “nella chiesa della B.V. Maria di Loreto di Lavis da lui eretta” e che donava alla chiesa un capitale di 800 ragnesi italiani (circa 15.000 euro attuali) come donazione perpetua per pagare le Messe da celebrare ogni giorno festivo e nelle feste della Beata Vergine.

Sul pavimento della chiesetta c’è infatti la pietra tombale del benefattore che reca l’incisione

“1705 POSUIT IOBAPTA SVALDOS SACELLI FUNDATOR SE ET DD BENEFACTORIBUS”
“pose Giovanni Battista Svaldi fondatore del piccolo tempio per se e per i benefattori”

Sulla pietra tombale era stato inciso anche uno stemma nobiliare che però venne fatto cancellare per ordine del vescovo di Trento in quanto lo Svaldi non apparteneva ad una famiglia nobile.

La pietra tombale di Giovanni Battista Svaldi

Il santuario del respiro

Nel giro di pochi anni la devozione dei lavisani verso la Madonna Lauretana crebbe a tal punto che numerose erano le processioni e le celebrazioni presso la chiesetta. Si diffuse anche l’usanza di portare davanti alla Madonna i bimbi nati morti per chiedere la grazia di ottenere qualche segno di vitalità e di poterli così battezzare in modo da evitare a queste sfortunate creature il limbo. Per questo motivo la chiesetta ha preso anche il nome di “santuario del respiro”.

Per evitare che questa pratica sfociasse nel fanatismo e che si verificassero incidenti, il vescovo di Trento, in occasione della sua visita del 1710, ordinò che tale procedimento avvenisse davanti agli occhi di “un’huomo timorato di Dio, che debba assistere all’esposizione di detti fanciulli, commettendo al Curato che se in ciò scoprisse qualche difetto o irriverenza del Sacramento, levi affatto tal uso”.

I documenti ci dicono poi che per tutto il XVIII e per metà del XIX secolo nella chiesetta di Loreto venivano celebrate le Messe in lingua tedesca da un canonico del monastero di San Michele per tutte le persone, artigiani, osti, impiegati del dazio e forestieri che erano a Lavis.

La chiesetta e le guerre

Un altro fatto di rilevanza storica legato alla chiesetta di Loreto a Lavis risale al 2 ottobre del 1809, quando, nei pressi del muro settentrionale, furono fucilati 60 schützen catturati dopo la battaglia sull’Avisio che vide contrapporsi l’esercito franco-italico ai bersaglieri tirolesi guidati da Andreas Hofer.


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Gli eventi bellici, questa volta quelli della prima guerra mondiale, hanno portato, come in quasi tutte le chiese, alla confisca della campana originaria avvenuta nel 1917.

Una nuova campana è tornata nel piccolo campanile solo nel 1922 grazie alla donazione del dottor Luigi Sette in memoria della propria madre, Maria Cristellotti.

Gli arredi interni

L’interno della chiesetta come detto riprende le dimensioni della Santa Casa di Loreto ed è spoglio ed essenziale. Fra gli arredi spiccano l’altare decorato dal pittore Alessandro Leopoldo Bonora nel 1776 e la decorazione del paliotto dell’altare che raffigura gli angeli che trasportano la casa con la Madonna e il Bambino, opera del 1989 dell’artista lavisano Angelo Orlandi.

Dietro l’altare in alto c’è una nicchia che custodisce una statua di legno della Madonna di Loreto con il caratteristico volto nero.

Di notevole pregio sono poi i numerosi ex voto custoditi nella chiesetta che sono una preziosa testimonianza della vita e della società del XIX secolo.

Alcuni ex voto custoditi all’interno della chiesa

Il primo Comitato Spiazi

La storia della chiesetta di Loreto a Lavis però non si esaurisce qui e anzi una delle sue pagine più importanti è stata scritta proprio in tempi recenti e si sta scrivendo tuttora.

Agli inizi degli anni ‘80 la chiesa era in condizioni critiche ed era urgente effettuare importanti lavori di restauro. Non essendoci la disponibilità di fondi pubblici e facendo appello allo spirito di solidarietà e di appartenenza ad una comunità viva che ha a cuore un bene comune (un bene di tutti), nel 1984 venne fondato il ‘Comitato Spiazi’, presieduto da Bruno Barbacovi, con lo scopo di raccogliere i fondi necessari ai lavori di restauro.

La mobilitazione degli abitanti degli Spiazi è stata generale. Fra feste, vasi della fortuna e richieste di contributi portate avanti dal comitato nel giro di qualche anno sono stati raccolti i fondi per eseguire i lavori. La cifra stimata era di circa 85 milioni di Lire che furono coperti in parte con i soldi raccolti ed in parte con la prestazione di mano d’opera gratuita da parte di progettisti, geometri e operai.

Il nuovo gruppo Christmaspiazloret

La cosa bella è che anche adesso, in tempi dove sembra prevalere l’egoismo e l’interesse personale, dove è forte la convinzione che tutto debba essere un bene pubblico cioè un bene a disposizione di tutti ma curato da altri e non un bene comune, ecco che anche in questi tempi alcune famiglie della zona hanno riformato un gruppo, il ‘Christmaspiazloret’, con lo stesso scopo del precedente comitato.


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La chiesetta ha nuovamente bisogno di lavori di restauro e queste persone hanno deciso di “adottare” questo luogo simbolo e si sono fatte nuovamente carico della sua manutenzione. Già da qualche anno agli Spiazi sono state organizzate attività e feste per raccogliere fondi e per sensibilizzare la popolazione con la speranza di risvegliare l’orgoglio di appartenenza ad una comunità assopito da tempo.

È doveroso poi segnalare che per tutti i prossimi eventi di apertura dei Ciucioi il gruppo ‘Christmaspiazloret’ gestirà due casette per l’accoglienza e il servizio di ristoro dei visitatori. Quì sarà possibile ricevere informazioni sulla chiesetta di Loreto e contribuire a sostenere i suoi lavori di manutenzione.


FONTI

  • Andrea Brugnara, I luoghi dell’arte e della storia nel Comune di Lavis, Comune di Lavis, 2006
  • Italo Varner, Aurelio Rasini, La chiesetta della Madonna di Loreto in Lavis, Circolo Fotoamatori e Associazione Culturale Lavisana, 1996

Nato a Trento nel 1972, laureato in Economia Politica all'Università degli studi di Trento. Impiegato commerciale è appassionato di economia e di storia. Attualmente è vicepresidente dell'Associazione Culturale Lavisana.

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