Perché anche nei momenti di maggiore difficoltà e grande povertà, non si è mai smesso di cercare un modo per svagarsi. Anche in modo creativo
LAVIS. Ai giorni nostri, già passato il Carnevale e iniziata la Quaresima, si domandano in parecchi come occupavano il tempo libero i nostri avi, passata la buriana carnevalesca di quei tempi, magari anche dopo le fatiche della campagna e di tutti gli altri lavori più o meno impegnativi e pesanti per molti.
Anche “sti ani”, come oggi del resto, si meditava sul passato, ricordando le belle serate in compagnia degli amici e della famiglia, le ricorrenze già scadute, le manifestazioni di richiamo già passate nel dimenticatoio e segnate nel libro dei ricordi.
Divertimenti stagionali
1.Negli anni passati esisteva il riposo stagionale obbligatorio, specialmente per i contadini nella stagione fredda, molto più propensa e indicata per i più a rimanere a casa con la famiglia, magari nelle serate intorno al focolare domestico e a giocare con i bambini più piccoli, leggere qualcosa o magari impegnati nella solita partita con la storica tombola.C’erano però anche, allora, i divertimenti stagionali con naturalmente gli appuntamenti serali insieme alle allegre compagnie di coetanei, i coscritti, insieme però anche ad altri momenti con il volontariato, dedicato alle associazioni e a tutti quelli impegni, umanitari e sociali, che scaturivano quotidianamente dal mondo cattolico e dalle sue organizzazioni interne ed esterne.
La musica
2.Per gli appassionati musicisti, giovani e non più giovani, c’erano anche gli appuntamenti delle prove serali, quelli della Fanfara Comunale prima e poi della Banda Sociale costituita subito dopo.C’erano poi gli altri impegni con i vari cori, Coro Orfeo, Coro Parrocchiale e anche di montagna (il Coro Scarpon nell’ultimo dopoguerra) e anche le varie orchestre e orchestrine. Il Circolo Mandolinistico tra gli anni 20/30, il quintetto-orchestrina sempre dopo gli anni 30, persino la società culturale “Il Quadretto” (dal 1905), era la sola borghesia impegnata in una sorta di vera e propria “intellighenzia” anti litteram, magari con lo zampino della politica…
Calcio e teatro
3.Non mancava poi il teatro, quello comunale e naturalmente quello parrocchiale-oratoriano, con però le rappresentazioni ben distinte (in quello della parrocchia per intenderci) e separate come filodrammatiche: i maschi e rigorosamente solo loro recitavano all’Oratorio maschile, mentre le femmine recitavano i loro lavori nel teatrino delle suore Canossiane, solo femmine anche in parti da maschi e vestite da maschi…Ci furono poi anche le passioni del calcio, con le due squadre locali, quella dell’Usba (Unione Sportiva Basso Avisio) e anche la squadra del Ricreatorio Parrocchiale. La convivenza era però all’ordine del giorno e anche i due campi da gioco affiancati, divisi solamente da un muro, andavano d’amore e d’accordo con gli sportivi di allora.
La povera oca
4.Ma le stravaganze e le distrazioni – non proprio fuori della norma – esistevano anche nel passato lavisano bacchettone e clericale. Ci si divertiva puntualmente e periodicamente anche in ogni occasione più o meno propizia, non solo a Carnevale o in occasione delle Feste Patronali o di coscrizione annuale per i maschietti.Nella sagra di Sant’Udalrico dei primi di luglio (erano gli anni ruggenti allora) si usava da parte dei mugnai e dei fornai locali consorziati per l’occasione, il tradizionale e allora rinomato “Gioco del tiro al collo dell’oca” assai coinvolgente. Si trattava di una giostra a spese di una povera oca sospesa ad una fune (allora non esistevano ancora gli animalisti di oggigiorno), con però talune cautele e diversi avvisi-avvertimenti da rispettare e seguire intorno alla giostra per i numerosi partecipanti coinvolti.
Uno dei partecipanti scelto dagli amici doveva recitare ad ogni piè sospinto: «purché non si corra troppo in fretta» e raccomandarlo a tutti i concorrenti, anche per salvaguardare più a lungo possibile l’incolumità della povera oca…
Trato marzo e Machaluffo
5.Altro gioco di gruppo era quello dei “zoni – cioni” (una specie di grossi birilli di legno), che si svolgeva sempre nella famosa e storica contrada del Pretorio (l’attuale via Matteotti), antesignano a tutti gli effetti del più moderno ed attuale gioco del bowling, arrivato però a Lavis molti anni dopo.Anche il “Trato Marzo”, del quale abbiamo già scritto, imperversava in paese sin da tempi remoti, coinvolgendo giovani “Coscritti” ma non solo quelli. C’era poi anche il divertimento popolare del “Machaluffo” quasi sempre in occasione della sagra paesana, la Lazzera, una sorta di presa per i fondelli in pubblico, urlata e cantata in tutte le vie dell’abitato quando si sposava una persona vedova d’ambo i sessi.
Filò e sfoiazi
6.Sono naturalmente ricordati ancora i famosi “Filò” tenuti perlopiù nelle case dei contadini, la sera dopo la cena, al caldo e al… profumo delle stalle sottocasa, il tutto con interminabili racconti, resoconti, novità della giornata, con tante chiacchiere e sfottò in piena regola, scaturiti di getto dalle persone più in vista e più coinvolte nella vita locale.Altro appuntamento invernale comunitario era quello dell’operazione “sfoiar”, cioè quella di liberare le pannocchie del granoturco dalle foglie secche che avevano intorno (i sfoiazi appunto) e prepararle quindi per la macinazione e la farina. Anche qui, talvolta, erano più le chiacchiere e i chiacchiericci di contorno che il lavoro vero e proprio che si faceva, se poi arrivavano anche le tradizionali e famose “pignatte” di vino caldo per tutti, allora si iniziavano anche i canti di contorno, conditi di amenità e esibizioni di improvvisati coretti al seguito.
Balli peccaminosi
7.Per chi se lo poteva poi permettere c’erano anche i balli settimanali, quasi sempre i sabati e le domeniche di sera, nei vari bar:- famoso quello detto della “Giamaica” in piazza Loreto,
- ma anche al Corona della famiglia Proner diventato poi anche “Dopolavoro” per gli amici,
- al bar “Giardino” di via 4 Novembre con la balera sotto le pergole
- e anche alla Stazione del Treno nel Buffet del Bruno Tomasi.
Contro questi “balli peccaminosi e tentatori”, tuonavano poi dal pulpito i vari parroci di quei tempi, in modo particolare don Giuseppe Mosna, il quale scriveva alle famiglie lavisane, allertandole appunto sui balli e sui pericoli nei quali incorrevano sia i giovani ma anche gli adulti di allora.
Poi arriva la Quaresima
8.Non dimentichiamo infine le varie adunate, manifestazioni, sfilate e coinvolgimenti anche a sfondo politico, specie quelli del Pnf nel “sabato fascista” di quei tempi. Tutti disponibili, sia i balilla sia le giovani italiane, paludati e paludate a dovere nelle loro divise esibizionistiche e sgargianti dell’epoca.Arrivò però per tutti anche allora la “quaresima” e in tutti i sensi, comunque erano sempre bei tempi quelli passati, nonostante tutta la precarietà e le difficoltà della vita, si trovava ancora il tempo anche per divertirsi, sempre con un pizzico di follia, spensieratezza e magari anche tanta semplicità. E nelle case, non solo dei contadini, polenta calda e “mòsa” quasi tutti i giorni, insieme a tanto latte appena munto…
Forse ti può interessare anche:
-
Ritmi di un’infanzia tra natura e memoria: i ricordi di un viaggio nel tempo
Questo articolo fa parte del progetto.
-
Storia di un manifesto: il soldato analfabeta
La vendetta di un ragazzino nei.
-
Immagini per crescere, il grande festival dell’illustrazione per i trent’anni del nido di Lavis
Mostre, teatro, libri, illustrazioni, laboratori (per.
-
Le macchine dell’attività metallurgica: i forni fusori in Lavìs nei documenti dei secoli XV-XVI
Questo articolo fa parte del progetto.
-
La Südbahn e le rogge di Lavis
La progettazione della ferrovia del Brennero.
-
Le macchine a energia idraulica sul territorio dell’Ecomuseo Argentario nei Catasti Teresiani del tardo Settecento: uno sguardo d’insieme
Questo articolo fa parte del progetto.
Lascia un commento