Rolly Marchi, il lavisano doc che non dimenticò mai il suo paese natio

Il noto lavisano, di cui ricorrerà il centenario dalla nascita il prossimo 31 maggio, mantenne sempre un forte legame con il suo paese di origine dove spesso tornava anche per organizzare importanti eventi sportivi

2001 festa per il compleanno di Rolly Marchi (al centro) con Enzo Marcon, Adelina Donati e la baronessa Sette

Lavis. Rolando Rolly Marchi, nato a Lavis il 31 maggio del 1921 e scomparso a Milano il 14 ottobre del 2013. Grande giornalista e scrittore – oltre una decina i romanzi al suo attivo – sportivo coinvolto e appassionato di tutto quanto profumava di sport. Impegnato, sciatore-ciclista-scalatore in ogni dove ma specialmente tra le pareti di casa in Trentino. Aveva studiato a Trento e a Rovereto. Si era laureato poi a Bologna con successo. Aveva fatto anche la guerra. È stato assicuratore ma è poi diventato famoso come fotografo e giornalista in alcune testate e riviste nazionali non solo sportive. Nel suo curriculum leggiamo che è anche stato un pubblicitario, organizzatore di eventi, manifestazioni sportive e speaker in molte occasioni, sia nazionali che all’estero.

1986 – Festa per i 90 anni di Mamma Marchi a Centa

Personaggio poliedrico e dalle mille risorse


Le sue prime discese sugli sci avvennero proprio sulle pendici del Bondone nel 1948, mentre la sua prima arrampicata delle Dolomiti del Brenta avvenne nel 1939 con la scalata del Campanil Basso.

Ha trascinato e guidato sulla neve decine di migliaia di bambini di tutte le età, parecchi dei quali sono poi diventati campioni. Nel 1957 inventò il Trofeo di Sci Topolino a Trento e per questo divenne grande amico di Walt Disney. Sempre per lo sci, la sua più grande passione, aveva fondato anche le Scuole di Sci del Monte Bondone (1945-46) e poi quelle della Paganella (1946-47) .

Ha scalato montagne italiane e straniere ed è stato presidente della Scuola di roccia Giorgio Graffer. L’ultima sua fortunata invenzione è stata quella dell’Agordino d’Oro, un riconoscimento che premiava tutte le persone di valore, ma che erano allo stesso tempo anche discrete.

Ha pubblicato alcuni libri di fotografie, seguite dai romanzi con i quali aveva debuttato nel 1956 vincendo il Premio St. Vincent. I titoli più conosciuti ed apprezzati sono stati: Un pezzo d’uomo, Le mani dure, Ride la Luna, E ancora la Neve, Il silenzio delle cicale, Se non ci fosse l’amore, Il tram della Vita. Con Ride la Luna era stato finalista del prestigioso premio letterario “Campiello” nel 1979.

1981 – Una cena a Lavis

Rolly il lavisano


Qui a Lavis è ricordato ancora per la sua bella famiglia, in modo particolare per il papà Ciro, ai tempi collaboratore e organizzatore ufficiale in tutte le varie associazioni della borgata, nonché direttore della Cantina Cembran, quella che poi ha lasciato il posto all’attuale Cantina Sociale La Vis.

Nel suo paese natio Rolly ha dato il suo prezioso contributo alla riuscita del famoso “Circuito degli Assi” iniziato a S.Lazzaro alla fine degli anni 50 e poi proseguito a Lavis nelle altre edizioni lungo il famoso circuito interno sul Pristòl. Era lui lo speaker sul palco sotto lo striscione d’arrivo in via Rosmini.

Rolly tornava spesso a Lavis, soprattutto in occasione di manifestazioni pubbliche ufficiali come i vari Circuiti degli Assi, la presentazione del libro “Neve per dimenticare” fatta all’Auditorium delle Scuole medie nel 1993 ma anche per il festeggiamento del suo 80° compleanno, fatto in grande stile nel 2001. Per quell’occasione c’erano ancora tutti i suoi “vecchi amici” di gioventù: il vicino di casa (Rolly aveva vissuto a Lavis fino ai 14 anni) e carissimo amico Francesco Holzer e il fotografo Giuseppe Fontana, che Rolly definiva “il maestro del bianco e nero” e dal quale imparò i segreti della fotografia nel suo primo laboratorio fotografico che il Bepi aveva proprio nella casetta all’interno dell’orto di casa sul Pristòl. C’erano anche tanti altri amici insieme alle varie autorità locali e provinciali invitate per quell’occasione di festa: le sorelle baronesse Sette, Gemma Nicolodi e anche Adelina Donati che era stata definita proprio dal Rolly “il mio primo amore lavisano” di gioventù.


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La 6 Sci Campionato delle Famiglie


Tornando allo sci di quei tempi, anche nell’organizzazione della gara annuale denominata “6 Sci Campionato delle Famiglie” ideata dallo Sci Club Lavis, c’è stato lo zampino del Rolly con tutta la sua passione e competenza. Il sottoscritto ricorda ancora quando, nel corso di una riunione nella sede dello Sci Club di piazza Manci per la imminente “6 Sci”, Rolly Marchi chiese chi era questo tizio che aveva scritto il pezzo storico di apertura del depliants propagandistico che parlava dei Ciucioi. Ebbi un po’ di paura pensando di aver sbagliato qualcosa nello scrivere il testo, invece Rolly si era subito compiaciuto perché avevo ricordato giustamente che i Ciucioi, negli anni 20, erano chiamati appunto “Villa Marchi” dato che erano di proprietà di suo nonno.

1986 – Rolly Marchi a Centa

La Vaca Nonesa


Non bisogna dimenticare a questo punto il romanzo di Rolly Marchi “Il tram della vita” uscito nel 1983, forse uno dei più significativi e legato fortemente alla vita lavisana di un tempo. Pregno di tanti ricordi, i molteplici episodi di vita pubblica vissuta localmente, le storie più belle ed incancellabili accadute non solo sul famoso tram che i lavisani, Rolly compreso, ricordavano tutti come la “Vaca Nonesa”.

I ragazzini di un tempo ricordano ancora, grazie a questo libro, le avventure passate sul tram, i finestrini senza vetri e coperti con i cartoni nel tempo di guerra. Le varie marachelle alla stazione, con gli scambi e il vagone fermo sul binario morto davanti all’orto della canonica. Tempi passati e indimenticabili per tutti, ricordati con struggente verità dal Rolly lavisano doc, ormai scomparso dalla scena della vita ma ricordato ancora da moltissimi suoi paesani che lo hanno conosciuto e stimato.


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Concludiamo questo ricordo veloce con il passo conclusivo della presentazione del libro “Il tram della Vita” fatto dal giornalista e scrittore Domenico Porzio:

E’ probabile che questo flusso di ricordi scanditi in capitoli autonomi, e orchestrati con la libera logica della fantasia, venga letto come un rosario di racconti, giacché tale è lo schema (e lo schermo) dietro il quale Rolly Marchi ha celato la sua confessione. E tuttavia il lettore, nei molti interstizi di tenerezze e di abbandoni, nei non pochi soprassalti del cuore e della scrittura, nel delicato pudore che frena e rende memorabile più di una pagina, sentirà che nel libro circola una verità così intensa che la sola fantasia non potrà trasmetterci

Grazie Rolando Rolly Marchi da tutti i lavisani, Grazie per quello che hai fatto per il tuo paese natale.

Giornalista, scrive per "Vita Trentina". Per decenni è stato il corrispondente da Lavis per "L'Adige". Memoria storica e appassionato di cinema, ha lavorato come tuttofare per il Comune di Lavis fino alla pensione. Scrive per "Il Mulo" dopo essere stato una delle colonne del giornale digitale "La Rotaliana".