La storia (vera) di un momento di goliardia: quando bastò vedere un lucchetto aperto per decidere di fare un viaggetto notturno che finì in una caserma dei Carabinieri
LAVIS. Il periodo delle ultime settimane di marzo è sempre stato, negli anni passati, un momento dedicato ai coscritti che si predisponevano per l’annuale visita militare di leva. Periodo sicuramente impegnato e allegro, ma anche trasgressivo al punto giusto, per tutti i neo ventenni messi davanti alle loro prime responsabilità militari, civili e nazionali.
Oltre alle cene e alle libagioni preparatorie alla visita militare, “sti ani” i baldi giovani si facevano sentire con le serate rumorose ma anche “ammirare” dalle scritte sui muri e anche bene in vista per tutto il paese. È stata ricordata per anni la grande scritta inneggiante, questa o quella classe di coscrizione, esposta e tracciata sulle rocce del Doss Paion subito sopra il Pristol e la strada per Cembra…
La cena dei coscritti
1.Oltre al periodo di Carnevale, che in qualche annata si mischiava agli appuntamenti di coscrizione, sono da ricordare a questo punto le cene programmate nei luoghi e locali più disparati, quasi sempre osterie & trattorie famigliari, quasi appartate e simpaticamente ospitali in tutto e per tutto, fino a notte inoltrata, in certi casi anche fino all’alba del giorno seguente!La storia (vera) che vi raccontiamo è avvenuta a Lavis. Sono appena iniziati i primi anni ’50 e tutto parte proprio con la tradizionale cena dei coscritti in un simpaticissimo locale vicino al Ponte dei Vodi e all’Adige. La serata è riuscita perfettamente e tutti i convitati lasciano il locale sazi, felici e… contenti, a mezzanotte passata da un bel po’.
Di notte alla stazione del tram
2.La comitiva si appresta quindi a rientrare a piedi verso il paese, non disdegnando però qualche corsa nei prati vicini e con il contorno di danze “indiane” vicino a un falò improvvisato intorno a una catasta abbandonata di vecchi sarmenti di campagna, dati alle fiamme…Il ritrovo a Lavis, prima del rientro a casa, è davanti alla stazione del Tram in piazza Garibaldi (quella dove oggi c’è il mercato del venerdì). Il campanile della vicina chiesa di Sant’Udalrico batte già l’una e mezza di notte!
Il binario morto
3.La stazione della Tramvia Trento-Malè è qui sin dal 1909, anno dell’inaugurazione della linea del tram che, in quest’epoca, ancora attraversa il paese da S.Lazzaro e fino all’uscita sulla Nazionale vicino al Cimitero. Nel fabbricato della stazione, al piano terra, abita il capostazione e la sua famiglia, sul lato verso est c’è l’ingresso con biglietteria e saletta d’aspetto e dall’altra il magazzino per le merci e le derrate in arrivo e in partenza.Sulla sinistra della stazione, nello spazio dopo i servizi a fianco della sala d’aspetto, c’è il chiosco dei giornali e tabacchi del Gigioti Depaoli e di sua figlia Beppina. Poi a destra dei binari, per chi guarda dalla piazza Battisti e dal Leon d’Oro, proprio rasente il muro di confine con le case Barin, Nardelli, della Canonica e del Palazzo Sardagna-Bortolotti-Lona, c’è il binario cosiddetto morto. Praticamente lo stallo dove si lasciano a riposo i vagoni di riserva o quelli in attesa di essere utilizzati dopo le manutenzioni di rito. Ed è qui che succede tutto.
Il furto del tram
4.Detto e fatto, per il gruppo di amici coscritti basta vedere aperto (o dimenticato?) il grosso lucchetto nero sullo scambio esterno a mano dei binari. Il gruppo vociante si dirige deciso verso il binario morto occupato da un solo vagone, triste e abbandonato… Qualcuno aziona subito la grossa e pesante maniglia dello scambio, invertendo il binario su quello in uscita, altri salgono e allentano i freni a mano del vagone e poi, tutti assieme e con forza, spingono il vagone verso via 4 Novembre.È ormai notte su Lavis. Tra il silenzio più assoluto intorno alla stazione e con nessuna presenza di “intrusi” in giro, l’intero vagone si avvia piano piano, sotto la spinta forzuta di tutti i coscritti, una quindicina circa. Viene oltrepassato, senza che nessun estraneo se ne accorga e nel massimo coinvolgimento di tutti, il bar del Leon d’Oro che a quell’ora tarda è già chiuso da un bel pezzo. Tutti si avviano furtivamente – spingendo il vagone – verso le prime case di via 4 Novembre (la ex via Loreto degli anni ruggenti).
Viaggio all’indietro
5.Si arriva davanti al bar-osteria “al Giardino” dei Rasini e si prosegue quindi direttamente verso il palazzo dei Sette, sul cui angolo i binari del tram svoltano, entrando nell’attuale giardino, per poi uscirne a monte, verso il panificio Comunale (ex casa del Fascio), l’ex cinema Aurora e passando davanti alla chiesetta di Loreto si imbocca così il ponte per San Lazzaro.La fatica però comincia a farsi sentire per i baldi coscritti, anche perché dietro al palazzo Sette la strada è sempre più in salita… A questo punto decidono tutti all’unanimità di fermare il… viaggio, salgono sul vagone per rifare all’indietro tutta la strada verso la stazione di partenza.
Amara sorpresa
6.Il vagone riprende lentamente la sua marcia di ritorno a casa. In questo lasso di tempo nessuno è transitato sulla via. Tutto è nel più profondo silenzio, solo ogni tanto si sente lo sferragliare delle ruote sui binari o qualche risatina soddisfatta degli occupanti-passeggeri.Il vagone intanto arriva piano piano davanti al Leon d’Oro e sempre lentamente entra nel binario morto dove era parcheggiato prima della… grande fuga. C’è però una sorpresa per tutti gli occupanti. Ad attenderli c’è il capostazione piuttosto inviperito, assieme al brigadiere dei carabinieri di allora…
Il capostazione inviperito
7.I novelli ferrovieri in erba parcheggiano, con disinvoltura ed elegante sangue freddo, il vagone al suo posto di partenza e tutti scendono allegramente disponendosi con le mani in alto in segno di resa! Naturalmente il capostazione è a dir poco arrabbiatissimo, anche perché non si era accorto di nulla della partenza e scomparsa del vagone.Si era destato solamente grazie ad altri rumori nel circondario, uno strano scricchiolio di ferraglie, ma forse anche per un cane che abbaiava nelle vicinanze. Il brigadiere invece, da parte sua, non sembra proprio eccessivamente allarmato della faccenda, anzi, tutto è stato riconsegnato – dice – e tutti sono arrivati in stazione sani e salvi!
Assenti ma colpevoli
8.Comunque, dulcis in fundo, tutti – compreso il capostazione – sono convocati subito in caserma, nella vicina via Filzi, dove oggi ci sono le scuole Clementi. Naturalmente il più buono e comprensivo di tutti è il brigadiere, per niente allarmato dalla levataccia notturna. Con fare paterno e persuasivo tenta di convincere e abbonire il capostazione, anche perché nulla di male è accaduto, solamente si è preso in prestito un vagone del tram per una passeggiata…In Caserma il brigadiere ha però preso, per precauzione, nomi e cognomi di tutti quanti i coscritti presenti al colpaccio del vagone. In quel frangente però, nessuno si accorge che i nomi e i cognomi che vengono dati sono molti di più dei presenti effettivi. Nella lista viene dato anche qualche nome di coscritto che in realtà era addirittura assente alla cena di quella sera…
Tutta colpa del cinema?
9.Naturalmente per i colpevoli arriva la “sgridata” del brigadiere, che però poi fa uscire tutta la comitiva pentita da una porta secondaria! Intanto il capostazione, la cui unica colpa era stata quella di aver dimenticato aperto il grosso lucchettone dello scambio binari, subisce un rimbrotto ufficiale prima dal brigadiere e giorni dopo anche dalla direzione della Tramvia…Quelli sì che erano bei tempi, c’era stata anche qualche chiacchiera di contorno all’accaduto, altri avevano anche asserito che tutte queste cose sono state imparate al cinema… Infatti, al cinema di Lavis proprio in quei tempi, era stato proiettato il film comico italiano “Hanno rubato un Tram” con Aldo Fabrizi e Carlo Campanini!
Vatti a fidare del cinema, quindi, ma anche dei vagoni del tram rimasti liberi e incustoditi, a un’ora tarda della notte infestata dai coscritti, tanti anni fa…
che tempi però!
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