Il cavaliere che diede il nome al Teroldego: la storia dimenticata di Guido Gallo di Mezzolombardo

Conosciuto soprattutto come rifondatore della banda cittadina, ha dato un contributo fondamentale allo sviluppo della viticoltura locale

Guido Gallo

MEZZOLOMBARDO. L’emergenza sanitaria creata dalla diffusione del Covid 19, che piano piano si avvia finalmente a presumibili scenari meno drammatici, lascia dietro di sé una scia di dolore per le molte vittime mietute in tutto il mondo; ogni territorio ha motivi per piangere persone care che non ce l’hanno fatta a superare questa pandemia così letale.

Ma questa dolorosa circostanza ha messo in ginocchio anche un altro settore della società, certo meno importante della salute, ma con pari impatto negativo per la collettività. L’economia mondiale ha subito un duro colpo dal quale farà molta fatica a riprendersi con o senza aiuti delle istituzioni.

La crisi che ha colpito l’intera Italia del vino è stata ben fotografata dai numeri impietosi delle indagini e ricerche nazionali che sottolineano come per il nostro paese, principale produttore mondiale di vini Doc, questa emergenza possa costituire un allarmante rischio per il futuro di molte cantine e di viticoltori. Le perdite di mercato riferite soprattutto all’horeca non lasciano spazio all’ottimismo e il recupero avrà bisogno di molti anni.

Una vita per il vino


Anche nel nostro territorio l’emergenza coronavirus ha colpito pesantemente un settore che per lunga tradizione rappresenta una peculiarità non solo locale ma del Trentino intero: il comparto del vino, che dalla vigna al bicchiere muove direttamente o indirettamente molti occupati.

Ecco quindi che in coincidenza con questa notizia, torna alla mente un personaggio che alla cura e promozione del vino, in particolare del Teroldego, dedicò buona parte della sua vita, scomparso quasi 45 anni fa, esattamente il 27 luglio 1975. Stiamo parlando del cav. Guido Gallo, nato a Mezzolombardo il 27 gennaio 1896, figlio del dott. Giuseppe e di Teodolinda Fiorini, ai più noto come direttore (lui che era un talentuoso violinista) della Banda Cittadina di Mezzolombardo, rifondata per sua iniziativa nel 1921, e della quale fu anche a lungo Presidente negli anni negli anni venti del secolo scorso, maestro dagli anni ’60 sino al 1973, anno in cui abbandonò definitivamente anche per l’età avanzata.

Al Gallo musicista è intitolata la omonima scuola musicale a Mezzolombardo attiva nella proposta di corsi musicali per strumenti bandistici, nella formazione e cultura musicale.

Tutela del vino


Non si contano le sue iniziative messe in campo a favore della vite e del vino, sia con articoli a stampa che con le attività concrete della creazione di enti a tutela, prima del tutto assenti nel panorama enologico.

Il vino prodotto in Trentino nella sua lunga storia ha avuto andamenti commerciali molto altalenanti con momenti di vera crisi “esistenziale” nel senso stretto del termine. Non è questa la sede per raccontare le vicissitudini vissute ad esempio, per i dazi aboliti dall’Impero asburgico, a causa delle malattie della pianta come la fillossera, e non da ultimo dalla scarsa remunerazione causata dalla assente promozione e altre ancora.

Elencare brevemente il frutto di oltre cinquant’anni del suo indefesso lavoro e della sua appassionata e sfaccettata personalità, rischia certamente di tralasciare qualcosa, ma è doveroso farlo per ricordare quanto il mondo del vino trentino è debitore a questa figura d’uomo d’altri tempi.

Giornali locali


Enologo, Accademico della Vite e del Vino, presidente della Cantina Rotaliana di Mezzolombardo, giornalista e competente corrispondente delle più accreditate riviste di settore nazionali e locali, non disdegnava comunque di scrivere articoli di taglio divulgativo su notiziari locali, come la Campana di San Pietro, foglietto di informazione della Parrocchia di Mezzolombardo; dal numero 8 del giugno 1949, togliamo ad esempio qualche riga di autentica poesia (sempre presente in tutti i suoi scritti, anche quelli più scientificamente rigorosi) indirizzata a spronare i concittadini a credere nelle potenzialità del vino prodotto in loco.

“…Oggetto dell’attenzione fiduciosa del contadino, oggetto del febbrile lavoro negli stabilimenti, o delle ricerche sperimentali, o ancora della schermaglia diplomatica è la materia prima che la natura produce e rinnova al primo contatto con la volontà umana.

Per noi la materia prima è l’uva, che assomma in sé tutti i valori della terra riservata alla predominante vitivinicola della zona: per noi è un nome, il Teroldego, a ricordare le esperienze vissute, a esprimere come un ammonimento il destino che ci sta davanti…”.<span class="su-quote-cite">Guido Gallo</span>

Il nome Teroldego


Proprio sul nome del vino coltivato in Piana Rotaliana in un suo scritto pubblicato, come poi molti altri, sul numero del 1943 dell’“Almanacco Agrario. Consiglio provinciale delle Corporazioni Trento”, proponeva il nome di “Teroldego” quale nome dialettale scelto da secoli dai contadini e derivante dal vitigno di origine veronese “Terodola” che avrebbe dovuto prendere definitivamente il posto di “Teroldico”, traduzione in italiano del nome: Un nome antico, carico di storia e tradizione -il primo documento che parla di “teroldeghe” è infatti del 1383, ed è un contratto di locazione-; e il suo convinto parere si completava con una poetica favola su questa origine, che le più recenti ricerche accreditano come del tutto valida.

Ed è proprio questo il nome che verrà ufficializzato nel decreto del Presidente della Repubblica del 1971, dopo un lungo e impegnativo iter burocratico, che porta il Teroldego, affiancato dal toponimo “rotaliano” che lo individua come esclusivo dell’omonimo Campo, a potersi fregiare come primo vino trentino della “Denominazione di Origine Controllata”.

La mostra del Vino


La sua qualità di valente organizzatore si espresse come Presidente del Comitato che nel primo dopoguerra rimise in moto la Mostra del Vino a Trento, coinvolgendo personalità politiche nazionali del settore agricolo, mostra fortemente voluta per rilanciare il vino trentino perché, come scrisse:

“La Mostra equivale a un traguardo, che le categorie vitivinicole hanno presente tutto l’anno e si preparano a raggiungere con quello spirito di emulazione che contribuisce al miglioramento della qualità, alla valorizzazione, alla diffusione del prodotto vinicolo locale”. <span class="su-quote-cite">Guido Gallo</span>

Una miniera di luce


Fra la sua imponente produzione letteraria per la promozione e valorizzazione del vino, degni di nota sono gli interventi su “Economia Trentina” il periodico istituzionale di informazione pubblicato dalla Camera di Commercio di Trento; sin dal primo numero edito nel 1952, Gallo è presente con articoli di taglio tecnico e sviluppo promozionale di tutta la produzione vinicola trentina.

Ecco come descrive il millenario lavoro dell’acqua del Noce, torrente responsabile del terreno alluvionale che crea le caratteristiche ampelografiche uniche del Teroldego:

“…Il mondo guarda al nostro Noce come a una della più generose miniere di luce, a quella sua affascinante caduta d’acqua che porta il nome di Santa Giustina…

ma non è di questo aspetto del torrente generoso, capace di sprigionare energie sufficienti per rischiarare le notti e muovere le metalliche braccia umane in mille officine che intendiamo parlare: vogliamo qui considerare in altra e più antica luce questo torrente, che fu capace di dare prosperità a intere popolazioni e soprattutto di imprimere a un’economia locale, quella viticola, l’impronta classica d’un’aristocrazia particolare.

Ognuno capisce che alludiamo alla zona del Campo Rotaliano, il più intenso e il più caratteristico vigneto del Trentino”.<span class="su-quote-cite">Guido Gallo</span>

Parole ancora valide


Nel 1964 scrive il testo della monografia “Vini e viticoltura nel Trentino Alto Adige” in collaborazione con l’Assessorato per il Commercio e Credito della Regione, una imperdibile guida fra storia e tecnica alla viticoltura del territorio regionale.

Infine il lavoro pioneristico della stesura della “Carta Viticola Trentina”, con funzioni di inventario preciso della viticoltura provinciale, antesignana del Catasto viticolo, e insieme un “piano regolatore”, strumento di lavoro per monitorare, dirigere e orientare lo sviluppo di questo settore, che il Comitato di cui Gallo era motore instancabile commissionò nel 1950 a Rebo Rigotti; ecco come Gallo presenta l’ambizioso progetto in un articolo pubblicato nel numero uno del gennaio 1953 della prestigiosa rivista “Agricoltura delle Venezie” Organo per la Consulta per l’agricoltura e le foreste delle Venezie:

“…È una rilevazione accurata, chiara, parlante come poche, una verità precisa: è la documentazione delle possibilità attuali della nostra economia viticola, è la sorgente che canta la canzone d’un richiamo agli italiani che amano la propria terra e che nel Trentino viticolo riconoscono il volto genuino della Patria, delle sue origini e delle sue caratteristiche eternate nel nome primo «Enotria tellus»

…Con questo che abbiamo faremo ciò che le possibilità ambientali, le necessità dei produttori, le giuste esigenze del commercio, le logiche aspirazioni dei consumatori esigeranno…”. <span class="su-quote-cite">Guido Gallo</span>

C’è da rimanere stupiti di queste note scritte oltre sessant’anni fa, ma che appaiono valide e attuali anche oggi, e in buona parte premonitrici di quello che ancora potrebbe servire all’ economia vinicola per superare questa difficile congiuntura. (b.k.)

Da oltre trent'anni l'Associazione Castelli del Trentino è attiva nell'ambito culturale provinciale soprattutto attraverso pubblicazioni, convegni e cicli di conferenze sotto il titolo di "Gli Incontri del Giovedì". Tutte le sue attività sono libere e gratuite.

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