La vita, le arti e i mestieri di una volta nelle corti di Fai

Un piccolo museo che permette di riscoprire la vita, le difficoltà e l’ingegno degli abitanti di un paese di montagna

Fai della Paganella. Il M.A.S., Museo delle Arti e dei Saperi, è un museo-percorso che svela la vita in montagna dei nostri bisnonni e dei nostri nonni. Si trova a Fai della Paganella nella frazione di Cortalta ed è situato negli avvolti di uno dei masi più antichi del posto.
È aperto dal 2015 ed è curato da una associazione di volontari.

Un salto indietro nel tempo


La visita inizia con la spiegazione da parte della nostra guida Anna dell’origine del nome ‘Fai’, che viene dalla parola ‘faggio’ ma anche, forse, dall’unione di due parole che nell’alfabeto dei Reti, presenti nella zona in tempi antichi, significavano ‘luce’ e ‘terrazza’.

Il primo ambiente che si incontra è una stalla, con la mangiatoia e il buco attraverso i quale i contadini facevano cadere il fieno dal piano superiore. A volte oltre al fieno cadeva nella stalla anche qualche bambino, che giocando e correndo al piano superiore non prestava abbastanza attenzione! I contadini tenevano molto alle mucche, tanto che preparavano per loro anche il ‘farlet’, uno strato di foglie secche, naturalmente di faggio, che fungeva da letto per gli animali. E per non far patire loro il freddo, il pavimento era costituito da tronchi tagliati, che assicuravano una temperatura più alta rispetto nuda terra. Delle mucche si occupavano i bambini, i ragazzi e gli anziani.

Il tempo scandito dalle stagioni


Già in questo primo ambiente si nota la cura nella ricostruzione degli ambienti, a partire dai pannelli che di ogni oggetto riportano il nome fino alla sapiente scelta delle luci. Sembra davvero di tornare indietro nel tempo, abbiamo l’orologio al polso ma adesso il calendario che siamo chiamati a vivere è quello delle stagioni e si parte dalla primavera, la stagione della semina.

Siamo abituati a sentir parlare di lotte, litigi e conflitti in ogni luogo, ma non ci aspetteremmo che queste cose accadessero anche a quei tempi. E invece scopriamo che le frazioni di Villa e Cortalta erano in lotta tra di loro e uno dei motivi di contrasto era la rivalità nell’ottenere il raccolto più abbondante. Per evitare questi contrasti venne quindi stabilito che la semina venisse fatta ‘nel dì dei zento’, cioè il centesimo giorno dell’anno. Anche se qualcuno forse faceva il furbo e seminava prima, sperando forse di ottenere un raccolto più ricco… Insomma, pare che la storia si ripeta!

Per trasportare materiali di vario tipo veniva usata la ’benela’, un cesto che poteva avere dimensioni più o meno grandi e che all’occorrenza, dotato del necessario ‘farlet’, poteva fungere anche da letto per i più piccini. D’altronde, come si vede dalla foto, la benela era di per sé dotata di spondine, come ogni letto per bimbi piccoli che si rispetti!

Ogni singolo oggetto ha una sua storia


All’interno del M.A.S. troviamo soprattutto oggetti risalenti al periodo tra la prima e la seconda guerra mondiale e uno in particolare colpisce perché testimonia l’affetto di un padre per il proprio figlio: si tratta di una piccola falce con la lama adatta a un mancino. Se pensiamo che essere mancino veniva considerata una caratteristica negativa e che si faceva di tutto per correggerla, fa tenerezza pensare a questo padre che per il figlio mancino costruisce addirittura una piccola falce, un gesto di affetto e quasi di ribellione.

Il calendario del M.A.S. prosegue e arriva l’autunno. A Fai il vino arrivava dalla piana rotaliana ma per i contadini del posto era troppo forte, per questo veniva mescolato con il caffè d’orzo.
Sempre in autunno venivano messi a macerare i crauti, che erano pronti dopo 40 giorni, e sempre in autunno, in particolare il 1° novembre, chi lavorava il terreno consegnava al proprietario un sacco di patate che poteva durare anche un anno, a mo’ di pagamento per l’affitto del campo.

Antiche tradizioni che sono arrivate fino a noi


Le stagioni si susseguono e arriva l’inverno. Prima delle nevicate più abbondanti si tagliava la legna, che in realtà sarebbe servita per scaldare le case nell’inverno successivo. Si saliva in montagna con il ‘broz’, un carro che a seconda della necessità poteva avere due o quattro ruote. Insomma, con il 4×4 non abbiamo inventato niente di nuovo! Ciascuno aveva la sua ‘sort‘, il suo pezzo di bosco che gli veniva affidato e in cui poteva andare a fare legna. È un sistema che vige ancora oggi in Trentino e in Alto Adige.

Quello del contadino non era l’unico mestiere praticato: c’era anche l’arrotino, il maniscalco, il falegname, il calzolaio… e per ciascuno di questi lavori al M.A.S. troviamo la testimonianza degli oggetti che venivano utilizzati, costruiti con una precisione e un ingegno che stupiscono ancora oggi.

Il paese e la sua montagna


L’ultimo ambiente che visitiamo ci parla della Paganella come montagna e osserviamo sci e scarponi molto lontani dalle costose attrezzature che siamo abituati a vedere oggi. Eppure funzionavano! Fai era un luogo turistico noto soprattutto per le proprietà dell’aria che vi si respirava. Un luogo soleggiato e poco piovoso che ne aveva fatto un vero e proprio sanatorio.

Per concludere, ci affidiamo niente meno che alla macchina del tempo: giriamo una ruota che ci porterà a fare un salto nel passato o nel futuro. In entrambi i casi scriviamo in gran segreto un fatto o una esperienza che ci è piaciuta e che abbiamo vissuto nel passato oppure qualcosa che vorremmo vivere nel futuro. Affidiamo il nostro segreto alla macchina del tempo e chissà, solo la magia del M.A.S. ci dirà se il nostro desiderio si realizzerà davvero.

Quello che di sicuro si realizza visitando il M.A.S. è un viaggio nel tempo, un tempo antico e ingegnoso, in cui gli uomini e le donne cercavano di migliorare con impegno ed energia le proprie condizioni di lavoro e di vita. Un tempo passato, sempre rivolto al futuro, grazie al quale possiamo sognare e dal quale possiamo certamente imparare.

Il M.A.S. è aperto nei giorni di martedì, mercoledì e sabato dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 18.00 e nei giorni di giovedì e venerdì dalle 16.00 alle 18.0o.
Le visite si fanno solo con la guida e su prenotazione, chiamando il numero 0461 583130.

Nata a Genova, genoana. Laureata in giurisprudenza, impiegata. Moglie e mamma, appassionata di libri e di Kamishibai. Da gennaio 2020 è insegnante certificata in Metodologia Caviardage®. Gestisce la pagina Facebook "Il kamishibai di Valentina". È socia della AKI - Associazione Kamishibai Italia e dell'Associazione Il segno e la parola (Matera).

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