A Lavis riaprono le passeggiate lungo l’Avisio e sulle colline di Pressano

È un effetto dell’ordinanza provinciale che permette di tornare a fare attività motoria. Ma vanno mantenute le cautele, a partire dalla distanza dalle altre persone

LAVIS. Hanno riaperto le passeggiate lungo l’Avisio e sulle colline avisiane, fra Pressano e i Sorni. Erano state chiuse il 21 marzo. Lo ha deciso il Comune di Lavis, come conseguenza dell’ordinanza provinciale che permette di riprendere con l’attività motoria. Si può passeggiare e si può andare di corsa, ma la bicicletta si può usare solo per andare al lavoro. Lo si può fare solo all’interno del proprio Comune (occhio a non sconfinare verso Trento o Giovo). In realtà, stiamo entrando in una fase molto delicata, in cui l’epidemia non è sconfitta, ma dobbiamo imparare a conviverci.

È abbastanza intuitivo che l’attività all’aria aperta, senza contatti sociali, non è di per sé pericolosa. Ma va fatta con particolare attenzione. Le indicazioni sono sempre le stesse: bisogna andare da soli e soprattutto si devono mantenere le distanze dalle altre persone. Bisogna avere con sé la mascherina e va indossata nel caso si incrociassero altre persone (cosa probabilmente abbastanza comune lungo l’Avisio). È indispensabile lavarsi le mani appena possibile e intanto evitate di toccarsi il viso. Le mascherine – come vi abbiamo spiegato più volte – non proteggono noi, ma gli altri da noi. La protezione è diffusa, ovviamente, se tutti le indossano. In ogni caso, vanno mantenute le distanze.

La fase due


L’ingresso nella fase due è molto problematico e non c’è una certezza scientifica su quello che potrà accadere (solo dei modelli di previsione e degli esempi, non sempre incoraggianti, provenienti da altri contesti). In altre parole: la possibilità di tornare a una relativa normalità o a un nuovo inasprimento della malattia dipende da molti fattori. Il principale è probabilmente il comportamento dei singoli. A differenza di altre malattie, è stato appurato che anche le persone asintomatiche, se hanno contratto il virus, possono essere contagiose.

Anche se la voglia di libertà è comune e comprensibile, il rischio maggiore è che passi l’idea che l’emergenza sia passata. Il pericolo non è tanto il ritorno del contagio – perché non se ne è mai andato – ma l’improvviso aumento delle persone malate, con nuove restrizioni che avrebbero conseguenze ancora peggiori dal punto di vista economico e sociale. Per questo, la notizia di una riapertura è di per sé positiva (anche perché il movimento fa sicuramente bene). Ma va contestualizzata nella realtà in cui ci troviamo ancora.

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