Dalle colonie ai campeggi, storie delle estati lavisane di un tempo, quando ancora non c’era il coronavirus

Ora tutto è fermo e bisogna consolarsi con i ricordi. Nei boschi di Masen o in quelli di Dimaro, tanti ragazzi sono cresciuti in compagnia, creando un vero senso di comunità

Un gruppo del primo campeggio in Val Canali

LAVIS. Difficile immaginare i campeggi quest’estate, per via del coronavirus. Anche il Gr.Est si deve reinventare in una versione telematica e il Comune di Lavis sta studiando un modo per riorganizzare le colonie diurne. Non resta dunque che aprire ancora una volta il grande libro dei ricordi. Anche perché è proprio come il primo amore: il primo campeggio estivo non si scorda mai. Se poi i primi amori sono stati più d’uno, allora possiamo proprio aggiungere che i primi campeggi estivi non si scorderanno mai!

Grazie al Comune


1.La storia, quella dei campeggi lavisani naturalmente, si perde nel tempo. Sin dall’ultimo dopoguerra (1946 – 47), ci pensava il Comune, tramite il suo importante braccio operativo di allora che era l’E.C.A. (Ente Comunale Assistenza). Alla guida di questa importante realtà locale, che aveva tra l’altro anche l’amministrazione della Casa di Riposo di via Orti (allora Ricovero e anche Infermeria Mista con reparto Maternità), c’erano i soliti “benemeriti” del nascente spontaneo e forte volontariato di allora. C’era Pietro (Pery) Endrizzi, poi Francesco Franco CacciariItalo Varner, Ezio Dalvit, Simeone Iori e anche Vittorio Vindimian.

Era tutto questo lo staff che aveva praticamente in mano anche l’organizzazione estiva per i ragazzi e i giovani lavisani di allora. Dalla Colonia Diurna fino alle Colonie Estive, sia di Masen sia di Vigo Meano, che duravano da giugno ai primi di settembre, programmate in diversi turni mensili.

Per un solo voto


2.Nel 1950 arrivò la proposta al Comune di Lavis per l’acquisto dell’intera grande struttura di Masen, bosco compreso. La delibera doveva essere però approvata con la maggioranza qualificata, ma non passò per un solo voto contrario di uno dei consiglieri presenti quella sera in Consiglio Comunale. L’intero affare si aggirava intorno a poco più di un milione di lire tutto compreso (l’intero fabbricato dell’ex albergo con tutti i boschi intorno). Ma per quell’unico voto tutti quelli che s’aspettavano la struttura per le vacanze lavisane, rimase con l’amaro in bocca. I Salesiani acquistarono poi tutto quanto per il loro Istituto. Attualmente è di proprietà dei privati che stanno realizzando dei lavori di adeguamenti.

Si proseguì ancora ma solo a Vigo Meano (con la sede presso le scuole elementari), per qualche anno. Rimase invece ben salda la tradizione della Colonia Diurna a Lavis, sempre da giugno a settembre con diverse turnazioni per accontentare il maggior numero possibile di ragazzi appassionati. Si faceva la spola giornaliera dall’Oratorio, alle passeggiate sul Pristòl e sul Doss Paion, viaggi al Zambel e anche al Ponte dei Vodi, poi il pranzo presso le suore Canossiane di Palazzo de Maffei.

Gite di un giorno


3.Il primo pomeriggio era poi dedicato alla pennichella nelle aule confinanti con la ex Caserma dei Carabinieri di via Filzi, adibite allora a scuola di Avviamento Professionale. Dopo il riposino tutti a merenda nel piazzale dell’Istituto Canossiano e quindi altra passeggiata al Campo Sportivo (allora era nel greto dell’Avisio di fronte al Ricovero), questo fino al ritorno a casa quasi per l’ora di cena.

Settimanalmente la Colonia Diurna organizzava sempre per tutti quanti i partecipanti una gita “impegnativa” di un’intera giornata, col tram oppure con i camion dell’Enrico Ugolini o dell’Antonio Foletto, tutti seduti all’interno del cassone sulle panche di legno disposte in fila. Si andava in gita a San Romedio, poi a Masen, a Pralungo , alle Gorghe sopra Vigo Meano ospitati dal maestro lavisano Adolfo Toller, poi anche a Fai con qualche capatina, per i più temerari, fin sulla cima della Paganella per il gran finale della Colonia. Per questi giorni superimpegnati fuori dal territorio di Lavis, tutti si portavano il pranzo al sacco.

Naturalmente i vari insegnanti al seguito (i cosiddetti assistenti) , avevano anche le scorte per integrare i più affamati e gli incontentabili di turno.  Oltre che all’E.C.A. , nella gestione della Colonia Diurna, era subentrato poi anche il Patronato Scolastico locale che allora era diretto dal maestro Pio Tamanini.

Tocca alla Parrocchia


4.Belle, veramente belle, quelle estati di tanti anni fa, spensierate, semplici, organizzate con stile famigliare, ma vissute intensamente e calorosamente (dato che era anche estate…)! Alla fine degli anni Cinquanta ci pensa poi a tutto questo la Parrocchia lavisana con i cappellani di allora. Rimane la Colonia Diurna all’Oratorio che poi assume il nuovo nome di “Grest” (Gruppo Estivo) , un’emanazione della GIAC (Gioventù Italiana di Azione Cattolica), lanciata in tutta la Diocesi dall’Azione Cattolica insieme al mitico settimanale dei ragazzi di allora “Il Vittorioso”.

Nel 1960 arriva il nuovo arciprete-decano don Luigi Zadra, con lui ci sono già i due cappellani don Walter e don Giovanni. Tra le tante altre iniziative “rivoluzionarie” all’Oratorio e in parrocchia, lancia l’idea e promuove già dall’estate del 1962 i classici e storici “Campeggi Estivi”. Veri e propri campeggi di quasi tre mesi all’anno. La prima uscita ufficiale si svolge nella bellissima zona del Primiero in Val Canali, nelle vicinanze della famosa e storica Villa Welsbergh e il suo magnifico parco naturale, il tutto nella zona sopra Fiera di Primiero.

Continui trasferimenti


5.In quel posto magnifico e indimenticabile, insieme ai due cappellani di allora don Giorgio e don Paolo, si resta per ben tre estati consecutive, soggiornando nelle casette prefabbricate complete di luce, acqua e servizi, realizzate per il cantiere Enel della vicina diga con centrale elettrica e lasciate poi in utilizzo estivo alla Parrocchia di Lavis.

Dalla Val Canali si trasloca, per una sola estate, in Val d’Algone, ospiti in una grande costruzione agricola in disuso, poi in Val Daone per altri tre anni. Anche qui ospitati nelle casette in muratura rimaste dopo la costruzione della sovrastante diga vicina al Passo di Malga Bissina proprio sopra la vallata e cambiano anche i cappellani, ora ci sono don Emilio e don Fortunato a seguire i vacanzieri.

La casa di Dimaro

La casa di Dimaro


6.Nelle serate del campeggio in Val Daone arrivò anche il cinema con due proiezioni settimanali, il proiettore era quello portatile delle Scuole Medie di Lavis e i film arrivavano dal Cine Parrocchiale di Daone, che prima di rientrare in Agenzia si fermavano in campeggio…

Dopo la Val Daone si passò in Val di Gresta e qui vennero installate le tende per tutti, come pure successivamente in Val San Valentino in Rendena, poi a Deggia nel Banale e anche ad Almazzago in Val di Sole.

Divenne poi sempre più difficoltosa e problematica la reperibilità di altri spazi estivi in affitto e i luoghi adatti per soggiornare, viste anche le nuove leggi sulla sicurezza sempre più impositive e logisticamente problematiche. Ci fu quindi un po’ di calma piatta nell’organizzazione estiva, fin a quando nel 1986 venne reperita ed acquistata una grande casa rurale alla periferia di Dimaro. Aveva bisogno di interventi, ma aveva grandi spazi e prati tutt’intorno.

I primi eroici campeggi


7.L’anno dopo iniziarono i lavori di completo restauro e ristrutturazione a cura della Parrocchia lavisana. Già per l’estate 1989 tutto venne inaugurato con una grande festa comunitaria particolare. Da allora, scomparse definitivamente le tende degli anni passati, l’estate dei ragazzi e dei giovani lavisani (e non solo di quelli), si svolge sempre e puntualmente nella casa-soggiorno-colonia-campeggio-albergo di Dimaro con la soddisfazione di tutti, delle nuove famiglie e generazioni del futuro…

Quelli di una certa età però, continuano a rimpiangere i primi eroici campeggi di un tempo, avventurosi e coinvolgenti in tutto e per tutto. Quelli sì – ci ricorda ancor oggi qualcuno che allora era ragazzino – erano i veri campeggi e quelle erano le vere vacanze libere, all’aria aperta, senza i condizionamenti e gli obblighi di un albergo o di una vera e propria “caserma”!

Una “Festa di comunità” a Dimaro

A parte il coronavirus


8.Comunque dopo gli anni 2000 tutto ha continuato a funzionare, anche col nome fittizio di “Campeggi”. Il tutto grazie anche ai responsabili e agli animatori preparatissimi in tutto, compresa naturalmente la direzione e supervisione immancabile dei vari padri Canossiani dell’Oratorio, fino allo scorso anno.

Ora però tutto è fermo per il coronavirus. Non resta dunque che attendere tempi migliori, ricordando le estati passate festosamente e amichevolmente insieme, di quando si sperimentavano e si godevano i veri e propri “campeggi” tra i boschi, con le prime tende ospitali, sistemate nelle caratteristiche e scoscese spianate verdeggianti, piene però di fascino vero, di indimenticabili avventure, ma anche di tanta tranquillità e gaia innocente spensieratezza. Erano quelle le estati della nostra passata, indimenticabile gioventù

Giornalista, scrive per "Vita Trentina". Per decenni è stato il corrispondente da Lavis per "L'Adige". Memoria storica e appassionato di cinema, ha lavorato come tuttofare per il Comune di Lavis fino alla pensione. Scrive per "Il Mulo" dopo essere stato una delle colonne del giornale digitale "La Rotaliana".

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