Recupero e valorizzazione del Pristol: l’idea che parte dal Comune

Un progetto partecipativo per il quartiere più antico del paese è l’occasione per recuperare una storia spesso dimenticata

LAVIS. A questo punto ci verrebbe proprio da dire, insieme al poeta Giovanni Pascoli, quella classica e famosa battuta di una sua poesia: “c’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico…”. E ci riferiamo al rione del “Pristol” che sorgerebbe, come aveva scritto a suo tempo anche Andrea Brugnara prima di diventare sindaco, sulle fondamenta dell’antico centro abitato retico, avvallando lo spunto offerto dalla toponomastica.

Il recupero del Pristol

PRISTOL infatti deriva dal tedesco “Burgstall” , un luogo fortificato in posizione eminente, una sorta quindi di castello rudimentale preistorico… E quello annunciato dal Comune dopo una recente seduta della Giunta, non sarà proprio un ritorno alle origini sicuramente (essendo il Pristol nato intorno al 1200), ma un recupero totale su tutti i fronti, se non altro di consistenza ambientale ma anche di facciata…

È notorio infatti che le case dell’intero Pristol sono fra le più antiche del paese, sorte appunto sullo sperone di roccia lambito alla base dal torrente Avisio e sul quale era sorta poi anche la prima cappella-chiesetta, dedicata al titolare Sant’Udalrico Vescovo. Il recupero di questa storica parte che sovrasta la borgata, sorta dopo la deviazione dell’Avisio, ha l’intera regia in mano appunto all’amministrazione comunale lavisana, insieme ai suoi tecnici interni ed esterni e agli assessori competenti, compresi naturalmente anche gli storici ed i tecnici di settore, consulenti ed esperti di storia antica, scelti meticolosamente e con competenza dallo stesso Comune.

L’azione partecipativa

L’obiettivo – come è stato illustrato nei vari interventi degli assessori – verrà raggiunto grazie ad alcuni passaggi ben distinti, già programmati e pronti per essere messi in opera. Oltre a quello tecnico primario, su arredo urbano, decoro interno e illuminazione pubblica adeguata sull’intera zona storica, scatterà anche l’azione partecipativa vera e propria. Saranno organizzati diversi incontri specifici sul tema, poi laboratori vari, illustrazioni storiche specifiche, affinché la popolazione condivida in pieno le scelte di riqualificazione urbana ma anche sociale dell’opera.

In programma ci sarà anche una specifica serata pubblica, nella quale verranno sentiti e ascoltati tutti i pareri dei censiti, insieme ai quali verranno poi esposti tutti i risultati conseguiti nell’operazione ascolto, la quale avrà la durata di sei mesi. In tutto questo panorama logistico-tecnico-storico-nostalgico, non mancherà nemmeno il coinvolgimento della scuola primaria locale, interamente calato e impostato sul tema importante dell’operazione denominata chiaramente e sinteticamente col titolo concorde di
“Un tempo al Pristol”, composto e intercalato anche da diverse interviste proprio sul tema, rivolte al coinvolgimento di tutti i nonni e gli anziani della borgata da parte degli scolari-studenti, intervistatori.

Le varie fasi

L’amministrazione comunale intende così recuperare al più presto la vera memoria storica dell’intero Pristol, all’interno di tutto l’aglomerato di strade, stradine, viuzze, passaggi, scale e scalette varie e suggestive, compresi i vari promontori e spazi di ricordi interni indimenticati. Le tre fasi dell’intera operazione “Pristol”, già peraltro programmata e avviata in cantiere per i primi contatti, si possono così riassumere:

    • la fase costruttiva,
    • la fase partecipativa
    • e, naturalmente, quella restitutiva, cioè come dire che l’ambiente ritorna alla storia!

 

Una “B” al posto della “P”

È sperabile però, che non si tratti solamente di un vero e proprio “maquillage” con una rinfrescatina completa all’intera zona, ma anche un vero e proprio ritorno alla storia del passato. Come quella delle tabelle segnaletiche di ogni vicolo, per intenderci, posate nell’immediato ultimo dopoguerra e ancora e sempre sbagliate dopo ben settantacinque anni!

Uno sbaglio linguistico eclatante, mai corretto fino ad oggi, cioè una “B” al posto dell’originale e storica “P”, cioè si legge ancora “bristol” al posto del vero e unico “PRISTOL”! Per non creare poi dell’ulteriore panico all’interno dell’attuale Commissione Toponomastica Comunale, basterebbe, pur lasciando al loro posto le attuali tabelle sbagliate, aggiungere magari sotto ad ognuna di queste la scritta aggiuntiva e chiarificatrice.

Si potrebbe così postare la scritta che dice praticamente così: “In origine storica era chiamato PRISTOL, dal tedesco BURGSTALL” , una spiegazione chiara e sintetica per accontentare così tutti i nostalgici e senza turbare le frenesie moderne dei patiti del “Bristol”… che lo hanno ormai incarnato in testa! Così come aveva avviato le pratiche ancora l’ex amministrazione guidata dal sindaco Graziano Pellegrini alcuni anni fa, però senza esito alcuno, con tutto rimasto in sospeso, arenato e dimenticato dalla nuova amministrazione.

Il Pristol retico

Il Pristol rimane però sempre importante, misterioso e affascinante, anche per gli scavi di alcuni decenni fa, effettuati in località “Pristol Alto”, praticamente la zona in alto vicina all’innesto per lo stradone di Cembra e ai Ciucioi. Scavi per potenziare l’acquedotto comunale, creando il vascone-deposito proprio in quei paraggi. Scavi, poi abbandonati e rimasti incompiuti dalla fretta di non pregiudicare il corso del cantiere per l’acquedotto, che però avevano permesso di aggiungere nuovi tasselli, nozioni e testimonianze sul periodo preromano nel comune di Lavis.

E come scriveva allora lo storico Andrea Brugnara, attualmente sindaco, sempre nella stessa località erano emerse le fondazioni delle antiche case retiche e anche di strutture murarie per il contenimento dell’antico suolo agricolo. Questo interessantissimo ritrovamento, poi ricoperto per poter proseguire e ultimare in fretta e furia i lavori dell’acquedotto, colloca comunque il paese tra i pochi centri abitati retici studiati all’interno dell’intero arco alpino.

Le strutture in muratura a secco, erano riferibili a delle casette seminterrate che sono poi andate in gran parte distrutte dalle ruspe dei lavori dell’impresa. In quell’occasione avevano però restituito i resti di un piccolo recipiente di bronzo, insieme ad alcuni strumenti in osso e anche a numerosi frammenti di ceramica.

Verso scelte condivise

Erano poi risultate evidenti – come scriveva Brugnara nella sua relazione di allora – le tracce di un furioso incendio che aveva devastato l’intero abitato, ben visibili erano risultati anche i fori predisposti nella muratura che dovevano servire sicuramente come struttura portante per la parte lignea della casa e naturalmente per il tetto.

Quel villaggio dunque, vicino alla campagna confinante con l’attuale vascone dell’acquedotto e con il castello incompiuto dei Ciucioi sul lato, occupava la parte alta del Pristol, molto probabilmente scendeva sino al torrente sottostante, l’Avisio, che scorreva alla base delle rocce. Tutto il rione del Pristol quindi, sorgerebbe sulle fondamenta dell’antico centro abitato retico di lontana memoria. Questo, insieme a tanto altro, il progetto de “Il Pristol che verrà” quindi, con il paventato recupero coinvolto e partecipato, affinché la popolazione condivida le scelte di riqualificazione urbana annunciate, ma anche di scelta sociale, nostalgica e naturalmente storica…

Giornalista, scrive per "Vita Trentina". Per decenni è stato il corrispondente da Lavis per "L'Adige". Memoria storica e appassionato di cinema, ha lavorato come tuttofare per il Comune di Lavis fino alla pensione. Scrive per "Il Mulo" dopo essere stato una delle colonne del giornale digitale "La Rotaliana".

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