«Una parte della storia di Lavis». Addio a Gianni, l’anima della pizzeria Dolomiti

Se ne è andato a 85 anni. Per cinquant’anni ha gestito il locale che si affaccia su piazza Grazioli

LAVIS. Già domenica 16 febbraio la pizzeria Dolomiti, in piazza Grazioli, era chiusa e sul portone c’era una scritta: «Chiuso per lutto». Il Gianni ha lasciato Lavis e questa volta per sempre: è morto a 85 anni, portando via con sé un mare di ricordi. Il martedì, 18 febbraio, c’è stato l’ultimo abbraccio, con centinaia di persone in chiesa per il funerale.

Storia di paese

All’anagrafe era Giovanni Ristori, ma tutti in paese lo conoscevano con il nome abbreviato di Gianni. Sui tavoli del Dolomiti sono passate generazioni di lavisani, per una pizza o un piatto di trippe. «Era un’icona per Lavis – dice ora il sindaco Andrea Brugnara –. Negli anni il suo ristorante e pizzeria ha rappresentato un punto di riferimento della ristorazione locale. Con lui se ne va una parte di storia del paese».

Il locale era stato ricavato al piano terra di casa De Schulthaus/Ferrari, in pieno centro, su piazza Grazioli. Un tempo era una cantina privata che stagionalmente offriva vino sfuso ai visitatori. A un certo punto si era trasformata in un vero e proprio bar, gestito inizialmente da Antonio Folletto. Gianni, originario del Veneto, aveva lavorato a Basilea, in Svizzera, sempre nel settore della ristorazione, e lì aveva conosciuto la moglie Irma.

La pizzeria nel 1973, nella foto di Jim Hoose

La pizzeria Dolomiti

Si era poi trasferito a Lavis, in via Garibaldi, sul finire degli anni Sessanta. Nei primissimi anni Settanta, dopo i lavori di adeguamento, rilevò il locale e iniziò la grande avventura della pizzeria Dolomiti, gestita ai tempi insieme al fratello Flavio. La storia di un ristorante molto spesso si intreccia con quella del paese: e così è stato sicuramente a Lavis.

La pizzeria ha fatto da scenario a tanti momenti di vita: per cinquant’anni Gianni, con la sua famiglia, ne è stato l’assoluto protagonista. Quando arrivava la mezzanotte ed era tempo di chiudere, suonava la trombetta, qualche volta metteva l’inno d’Italia a tutto volume e cantava: «È giunta mezzanotte, si paga il conticino, si va for dale balote». Il locale continuerà a essere gestito dal figlio Gabriel.

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