Questo articolo fa parte del progetto “Le vie dell’acqua e dell’uomo: società ed economia fra passato e presente” promosso da Ecomuseo Argentario, con il contributo della Fondazione Caritro. Partner del progetto: Associazione Culturale Lavisana, Comune di Lavis, Comune di Civezzano, Rete delle Riserve Val di Cembra-Avisio e APPA
Trento. I dati presentati nell’articolo precedente si riferiscono nel loro complesso a un periodo di oltre quattro secoli, da metà Duecento a fine Seicento. Ci danno una serie di ‘diapositive’ che scorrono nel tempo riguardanti il fenomeno storico dell’antropizzazione del territorio preso in esame, focalizzate sul controllo e utilizzo a fini economici delle risorse idriche, e più in generale sul rapporto dell’uomo con le vie d’acqua.
Per la tipologia specifica dei documenti sinora utilizzati come fonti, da quei dati non si possono ricavare quadri di sintesi entro intervalli cronologici ristretti; lo consentono invece i cosiddetti Catasti Teresiani, compilati – per quanto riguarda l’attuale territorio del Trentino – nel corso dell’ultimo ventennio del Settecento. Questi registri catastali furono progettati e realizzati a scopo fiscale (Carbognin 1973; Bonazza 2004): furono strumenti delle amministrazioni pubbliche (in particolare degli erari camerali) trentino-tirolesi del tempo per l’imposizione e riscossione della cosiddetta steora (in origine e in sostanza, tassa destinata alla difesa militare), oggi noi li possiamo utilizzare come strumenti descrittivi del territorio.
Tornando brevemente ai 50 dati dei secoli XIII-XVII, si è visto che alcuni siti ospitarono per secoli macchine ad acqua, in particolare mulini: dunque al netto di questi casi particolari, possiamo conteggiare in circa 30 le macchine effettive censite sul territorio, oltre un terzo delle quali attive sul territorio di Lavìs, borgo e sua piana meridionale, numero grossomodo in linea con quello rilevato dai registri catastali.
Le macchine ad acqua nei Catasti Teresiani
Analizzando ora in breve i dati catastali, rinviando per i dettagli all’Appendice 03a, e per un quadro di sintesi all’Appendice 03b, si può partire dal dato totale: 37 macchine attive e descritte sull’intero territorio, 17 delle quali nella zona di Lavìs, 12 sull’altipiano del Calisio versanti est e sud, 8 sui versanti ovest e nord. Dunque poco meno della metà (17) erano attive nella zona di Lavìs, fra le quali 3 edifici di filanda, tipologia assente sul restante territorio: e questo è un primo dato di rilievo.
Il secondo elemento degno di nota è il fatto che ancora a Lavìs, a differenza delle altre due zone, erano rappresentate tutte le cinque tipologie di macchine prese in considerazione (mulino, sega, fucina, fonderia, filanda), segno questo di un’economia locale articolata nei suoi diversi settori produttivi, ancora saldamente e strettamente legata al razionale utilizzo di quella potente fonte di energia fornita dal torrente Avisio e dalle sue rogge che percorrevano il borgo.
Un terzo elemento consiste nella sostanziale continuità fra il tardo Settecento e i secoli precedenti rispetto al numero dei mulini, non solamente a Lavìs, ma anche sulle altre due zone: annotazione banale e scontata se vogliamo, che però indica la persistente necessità per tutte le comunità di poter disporre di una macchina assolutamente ancora essenziale nel contesto dell’economia del tempo, e soprattutto vicina alle rispettive zone di produzione dei grani da inviare poi alle macine.
Un ultimo dato da evidenziare, qui ripreso dall’Appendice 03b, sono i 10 toponimi (8 formati sul lemma ‘mulino’, 2 sul lemma ‘sega’) rilevati attualmente (ufficiali, o vivi a memoria d’uomo) sull’intero territorio preso in esame: preso atto della drastica scomparsa nel corso del Novecento delle macchine dalle quali hanno preso il nome, essi si propongono alla nostra attenzione come preziosi indicatori della trascorsa presenza di quegli apparati.
Due di questi sono sopravvissuti, il Mulino Dorigoni e il Mulino Pontalti in zona sud di Civezzano: unici testimoni materiali, attivi e in forma di apparato museale, pur profondamente trasformati, delle secolari presenze dei loro predecessori.
Sinora il torrente Avisio è comparso come attore comprimario: il suo ruolo di protagonista principale e assoluto emergerà prendendo in esame la sua funzione di via fluviale fondamentale nell’economia della produzione e commercio del legname prodotto in Fiemme e spedito verso gli snodi commerciali veneti, tema oggetto del prossimo articolo.
Appendici
Bibliografia essenziale relativa all’impianto del Catasto Teresiano
Carbognin 1973 = Maurizio Carbognin, La formazione del nuovo catasto trentino del XVIII secolo, in “Studi Trentini di Scienze Storiche”, Sezione I, 52 (1973), pp. 70-116.
Bonazza 2004 = Marcello Bonazza, La misura dei beni. Il Catasto Teresiano trentino-tirolese tra Sette e Ottocento (Quadri e Riquadri. Quaderno n° 10), Trento, Comune di Trento, 2004.
APPENDICE 03a
Le macchine a energia idraulica sul territorio dell’Ecomuseo Argentario nei Catasti Teresiani del tardo Settecento: i dati
Fonti: Archivio provinciale di Trento, Catasti
Albiano registri nn. 1089-1090 (1777-1784)
Civezzano registri nn. 1098-1099 (sec. XVIII ultimo quarto)
Cognola registri nn. 1320-1321 (sec. XVIII ultimo quarto)
Fornace registro n. 1105 (sec. XVIII ultimo quarto)
Gardolo registri nn. 1328-1329 (sec. XVIII ultimo quarto)
Lavìs e Pressano registri nn. 1130-1131 (1777-1784).
Meano registri nn. 1136-1139 (1777-1784)
Montevaccino registro n. 1344 (sec. XVIII ultimo quarto)
1. Albiano
I dati catastali relativi alle macchine ad acqua sono presentati in Casetti 1986, pp. 111-112; p. 154 sui mulini attivi sul territorio di Albiano nel corso dell’Ottocento.
Nel 1860 sono censiti i tre mulini presenti novant’anni prima ( Sevegnani ex Gilli, Sevegnani, Ramus ex Micheli).
Nel 1874 erano cinque, concentrati nella Val del Camin verso Lasés, con sbocco del rivo omonimo nell’Avisio.
Casetti 1986, p. 325, per l’ultimo mulino attivo in Albiano (Arcangelo Sevegnani), chiuso definitivamente nel 1931.
– registro 1089, n. 543: Leonardo fu Pietro Gilli possiede “un molino con bosco e campo annesso detto alla Val del Camin”, a est la roggia, a nord il sentiero; non sono indicati oneri di affitto.
– registro 1090, n. 1364: gli eredi del fu Sebastiano Sevegnani possiedono “un molino nella Val del Camin”, a est la roggia; non sono indicati oneri di affitto.
– registro 1090, n. 1480: Giovanni fu Valentino Ravanelli da Barco possiede “una sega” in comunione con suo fratello Cristano, a nord il rivo; non sono indicati oneri di affitto.
– registro 1090, n. 1704: Biagio Micheli da Lona possiede “un molino con prato annesso”, a est il rivo; non sono indicati oneri di affitto; notazione “Giovanni Ramus” (possessore subentrato).
Tre edifici di mulino posti in Val Camino; un edificio di sega a Barco di Sopra.
2. Civezzano
– registro 1098, n. 15: Manfredo fu Giulio Dorigoni possiede un terreno arativo con vigne e bosco “con un edificio di molino con una ruoda e n° 3 pille, luogo detto la Val di Pescul”, a est il rivo; oneri di decima alla Mensa vescovile di Trento, ai signori Thun e alla parrocchiale, livello annuo perpetuo alla parrocchiale di Civezzano di uno staio di segala.
– registro 1098, nn. 46-49: Giulio fu Domenico Dorigoni possiede “un edificio d’un molino con due rotte e pille n° 3 detto alla Silla” e un terreno ghiaioso posto “alla Silla”, a nord la roggia del mulino; non sono indicati oneri di affitto.
– registro 1098, n. 562: Tommaso fu Tommaso Gennari possiede “un edificio di molino con una ruotta e tre pille” con orto e terreno coltivato annessi in località “al Molinat sotto Orzano”; soggetto a un livello annuo perpetuo di 4 carantani da versare alla parrocchiale di Civezzano (mulino documentato già nel 1381))
– registro 1099, n. 842: Antonio Saltori possiede “un molino con due mole e tre pille detto alla Sille sic”, con una porzione di casa annessa; non sono indicati oneri di affitto.
– registro 1099, n. 855: Udalrico Rossi possiede “un edificio di molino detto alla Silla (…) “consistente in due molle e pille tre” con orto, a est la Silla; non sono indicati oneri di affitto.
– registro 1099, n. 1024: Giorgio Cristofoletti da Madrano possiede “un edificio de molino” (…) con due molle e tre pille” con terreno annesso, luogo detto “al Fol”; paga livello annuo perpetuo a Castel Pergine in frumento e segala.
– registro 1100, n. 1655: Alessandro fu Francesco Alessandrini possiede in Sant’Agnese “un edificio di molino detto al Maset, con due ruote e tre pille”; non sono indicati oneri di affitto.
Sette edifici di mulino: tre sulla Silla (uno Dorigoni), 1 al Maset, 1 a Pescul, 1 sotto Orzano, 1 al Fol
3. Fornace
– registro 1105, n. 74: Domenico e Giacomo Girardi fu Giovanni possiedono “una casa rurale al piede del Dos di Santo Maoro con entrovi due mole da macinare e n° 4 pille rote”, con orto e terreno arativo annessi verso sera; si annota: “li molini di acqua mancante la magior parte, va un solo”; non sono indicati oneri di affitto.
– registro 1105, n. 92: Domenico e Pietro Girardi fu Giovanni possiedono “una parte di casa rurale” con orto e prato annessi “nella quale si ritrova un molino da macinare con sue pille n° 4, luogo detto a mezo la Valle”, a sud la strada comune; non sono indicati oneri di affitto.
– registro 1105, n. 128: Giovanni fu Giovanni Girardi possiede “una casa con fucina da feraro di focho picolo”, con orti e grezzo annessi, “luogo detto al piede del Doso di Santo Maoro”; non sono indicati oneri di affitto.
– registro 1105, n. 383: gli eredi del fu Giuseppe Valer possiedono “un casale con entrovi due molini da macinare, uno de’quali afato inabile mancante la sua rotta, con n° 4 pille, luogo detto nella Valle”, a est il comune, a ovest la roggia; non sono indicati oneri di affitto.
Tre edifici di mulino e una fucina, nelle località Valle e sotto il Dosso di San Mauro, rogge serventi derivate dal torrente Silla.
4. Cognola
– registro 1320, n. 421: il dottor Giuseppe Marzari medico fisico possiede “un sito dove una volta esisteva la fucina del rame, ora reso in monte di ghiaia dal torrente Fersina”, posseduto in comunione con Francesco Baiti, a sud il torrente Fersina; non sono indicati oneri di affitto.
5. Gardolo
– registro 1328, n. 715: Giuseppe Zucchelli in comunione con Giuseppe Pizzolli possiedono un terreno arativo con vigne e prato, con ischie e ghiaie, “con casa ed edificio da sega detta alle Ghiaie o sia i Vodi del Lavìs”, vi confinano a ovest “li spiazzi dei Vodi”; non sono indicati oneri di affitto.
Nella Mappa catastale asburgica 1855-1856 è indicato il toponimo “Seghe” nella zona indicata in questa posta catastale, inoltre è indicato un edificio p.ed. n. 209 con ruota su roggia derivata dal torrente Avisio.
Un edificio di sega alle Ghiaie, ossia ai Vodi.
6. Meano
– registro 1137, n. 1047: Paolo Bertoldi possiede in Camparta “una casa nominata ai Molinati con due molini scarsegianti d’aqua, con uno spiazzo e un piccolo bosco; non sono indicati oneri di affitto.
– registro n. 1139, n. 1743, Giovanni Battista Pasolli possiede in Gardolo di Mezzo “una caseta con un edificio di mulino con una mola da macina” e orto, a ovest e a nord il rivo; non sono indicati oneri di affitto.
Due mulini in Camparta, uno a Gardolo di Mezzo.
7. Montevaccino
Non sono censite macchine.
– registro 1344, n. 98: descritto un bosco in località “Pramorgen”, vi confina a est il rivo, a sud la via comune, a nord il rivo, la strada e il “sentiero detto al Molin del Diavol”.
8. Lavìs e Pressano
17 edifici di macchine ad acqua: 10 mulini, 3 filande, 2 fucine, 1 fonderia (impianto metallurgico), 1 segheria.
Dati ripresi da Casetti 1981, Figura 16, sezione di legenda “Edifici artigianali e industriali”, con l’elenco delle strutture menzionate e localizzazione in mappa rilevate da documentazione complessiva datata fino al tardo Settecento.
Quadro riassuntivo nel file Appendice 03b Macchine nei Catasti Tavola di sintesi Tavola di sintesi.
Appendice 03b. Tavola di sintesi dei dati catastali
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