Le straordinarie precipitazioni dal 13 al 17 gennaio 1985 investirono anche il paese, dove si reagì al maltempo in maniera molto originale
LAVIS. Il pensiero della neve e di un clima sempre più pazzo è l’occasione per recuperare dallo scrigno della memoria la storia di una nevicata sorprendente. In quel caso non tanto per il periodo in cui si verificò – visto che parliamo di un gennaio di più di trent’anni fa, quindi era pieno inverno – ma per la quantità di neve che in quell’occasione scese su tutta l’Italia del nord. E anche su Lavis. «La nevicata del secolo», si dice spesso.
Quell’inverno è passato alla storia per il grande freddo. All’inizio del dicembre del 1984 a dire il vero le temperature erano state più miti del solito, per effetto dell’alta pressione che dai Balcani si estendeva a tutta l’Europa occidentale. Sull’Italia del nord sembrava fosse comparsa con largo anticipo la primavera: un’illusione destinata però a infrangersi con la fine dell’anno e l’arrivo del grande gelo.
Il contesto storico
1.Il 1985 si era aperto in Italia con il discorso del Presidente Sandro Pertini: «Entro nelle vostre case con l’animo pieno di tristezza e di angoscia», aveva detto. A pochi giorni dal Natale, il 23 dicembre del 1984, una violentissima esplosione aveva fatto saltare in aria una vettura del Rapido 904, il treno partito da Napoli e diretto a Milano: ci furono 17 morti e 267 feriti. Era una sorta di tragica imitazione – questa volta di matrice mafiosa – di un altro attentato, quello dell’Italicus del 1974. Ma anche l’anticipo di una stagione fatta di stragi mafiose, destinate a segnare con il sangue gli anni successivi.A Lavis durante le ultime elezioni (nel 1983) era stato confermato come sindaco Cornelio Moser della Democrazia Cristiana, sostenuto allora da una coalizione che comprendeva anche gli autonomisti del Pptt-SVP. Erano gli anni della grande espansione del paese. Proprio nel 1983 era stato inaugurato il parco urbano di via dei Colli: il polmone verde di Lavis che come vedremo sarà protagonista anche di questa nostra storia.
La “nevicata del secolo”
2.Alla fine del 1984, l’improvviso e anomalo riscaldamento della stratosfera portò a una modifica delle temperature anche dell’aria nel nord Europa. Il congiungimento dell’anticiclone delle Azzorre con quello polare portò alla rapidissima discesa di aria artica marittima verso il centro e il sud dell’Europa. Poco dopo, l’ondata di gelo, proveniente dal mar Glaciale artico, raggiunse con grande velocità il mar Mediterraneo. Le precipitazioni furono causate dalla depressione centrata sul mar di Corsica.Le temperature crollarono e la neve iniziò a scendere prima nel sud e centro Italia e poi nel nord. Gli aeroporti furono costretti ad annullare gran parte dei voli e i treni accumularono ritardi fino a 15 ore, quando non furono soppressi. Le temperature scesero di molto sotto lo zero: a Bologna di 22, ad Arezzo di 17 e a Roma di 11 gradi. Temperature polari furono registrate anche nel nord est e in particolare nel Friuli Venezia Giulia, dove a Trieste al gelo si aggiunse anche la Bora.
Fra il 13 e il 17 gennaio del 1985 un po’ tutto il nord venne investito dalle precipitazioni. In quei giorni a Trento scesero tra i 130 e i 150 centimetri di neve: a imbiancare piazza Duomo come fosse un centro del nord Europa e con via Oss Mazzurana completamente sommersa.
La neve su Lavis
3.Poco più a nord, la neve scese per 72 ore anche su Lavis. Tutti i vigili del fuoco volontari – ai tempi erano 16 ed erano guidati dal 1966 dal comandante Aurelio Obrelli – furono impegnati in turni massacranti, soprattutto per liberare i tetti ed evitare i crolli. Gran parte degli interventi si concentrarono a Pressano, ma non mancarono quelli nel centro storico di Lavis, per esempio sul tetto del ristorante della Serafina, in via Matteotti. Furono utilizzati tutti i mezzi meccanici e gli spalatori a disposizione del Comune, ma anche una ventina di mezzi privati.In quei giorni il peso della neve fece crollare il tetto di un vecchio capitello dedicato alla Madonna del Carmelo, attestato fin dal Settecento all’ingresso della zona Itea di viale Mazzini. Il capitello era rimasto integro, ma gli operai comunali dovettero comunque legare l’intera costruzione con due grossi cordini d’acciaio per mantenerla in sicurezza.
Ma la neve causò gravi danni anche all’agricoltura. Come scrisse allora il quotidiano Alto Adige, i pali a sostegno delle vigne furono «spezzati come stuzzicadenti». Per qualche anno Lavis dovette poi fare i conti con i conigli selvatici. La neve aveva coperto il foraggio e i roditori si abituarono a cibarsi con le piante da frutto per sopravvivere. Qualche agricoltore provò a sviare la loro attenzione mettendo del fieno nelle campagne, ma con scarsi risultati. I danni causati dai conigli durarono ancora qualche anno, finché nel 1989 un virus causò un’epidemia che li uccise quasi tutti.
La «Fondo by night»
4.Approfittando della grossa nevicata, nella sera del 19 gennaio 1985 lo Sci club organizzò una gara di fondo sui prati innevati del parco urbano. Venne chiamata semplicemente “Fondo by night”: «Il carattere della manifestazione, che grazie all’evento atmosferico è la prima del suo genere, non è competitivo e chiunque vi può partecipare iscrivendosi all’atto della partenza, versando la relativa quota», scrisse in quei giorni l’Alto Adige.A metà strada fra la goliardia e l’evento sportivo, la gara fu disputata davvero, con l’intero percorso illuminato per l’occasione dalle torce. Come raccontò ancora l’Alto Adige, «lì dove in estate si gioca a tennis e a bocce, si sono dati battaglia ottanta fondisti di ogni età. Tanti ruzzoloni, accompagnati da altrettante risate, hanno reso ancor più divertente la manifestazione».
Per la cronaca, alla fine arrivò per primo al traguardo Francesco Carli, seguito da Enzo Marcon (il “Cic”) e da Dario Sebastiani. A rendere così “la nevicata del secolo” ancora più indimenticabile, alla luce flebile delle torce e con una bevanda calda sorseggiata in compagnia.
*AGGIORNAMENTO – 5 maggio 2019 ore 19.12* – In una prima versione di questo articolo si parlava del crollo del capitello della Madonna del Carmelo, così come riportato da un giornale del tempo. L’informazione in realtà era errata – non è crollato l’intero capitello ma solo il tetto – e abbiamo potuto correggerla grazie alla segnalazione di Giovanni Rossi che ai tempi era fra gli operai comunali che fecero l’intervento.
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