Lavis. Martedì 18 marzo al Teatro Auditorium Comunale di Lavis secondo appuntamento con la rassegna di cinema archeologico organizzata dall’Associazione Culturale Lavisana, in collaborazione con il RAM film festival di Rovereto e con il sostegno del Comune di Lavis. In programma film e documentari scelti tra quelli che hanno avuto maggior successo nell’ultima edizione della manifestazione roveretana, che si tiene ogni anno in autunno e descrive il patrimonio culturale attraverso lo sguardo suggestivo del cinema.
Il tema della seconda serata ci interessa da vicino e riguarda il rapporto che noi stessi abbiamo con il patrimonio culturale. Lasciamo infatti da parte per un attimo gli studi scientifici e ci concentriamo sul senso che il patrimonio culturale ha per l’essere umano. Non si tratta solo di oggetti, ma anche di storie e tradizioni che si tramandano di generazione in generazione, di vita vissuta dai nostri antenati, di beni preziosi che caratterizzano il nostro territorio e ci raccontano chi eravamo.
Il primo film, in lingua originale spagnola con sottotitoli in italiano, è un poeticissimo cortometraggio, che nell’ultima edizione del RAM film festival ha ricevuto ben due menzioni speciali, sia dalla giuria “Sguardi dal mondo”, sia dalla giuria “Cinem.A.Mo.Re”. Il titolo fa riferimento alle rughe, ai solchi che scavano il viso delle nonne e non sono altro che i passi di un lungo cammino.
Attraverso questo percorso le donne apprendono i canti tradizionali, la coltivazione delle piante, i rimedi naturali, la cucina, beni immateriali e consuetudini non scritte, che poi insegnano alle figlie e alle nipoti. La nonna è dunque il nostro più autentico patrimonio culturale, è eterna e conserva conoscenze, storie, ricordi, tradizioni.
Il documentario “Askòs, il canto della Sirena”, di produzione italiana, prende avvio dal racconto di una vicenda legata al traffico illegale di beni archeologici, per sviluppare considerazioni più ampie sul legame che la popolazione ha col territorio in cui vive.
L’askos è un vaso greco a forma di sirena, che nell’antichità non era un pesce ma un uccello con testa di donna: a Le Murgie di Strongoli in Calabria ne fu ritrovato uno negli anni Ottanta, che poi finì nel mercato clandestino e fu segnalato nel 1992 dal Paul Getty Museum di Malibù, all’interno di un lotto di reperti acquistati, provenienti dall’Italia. Il vaso è stato poi recuperato dal Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale e dal 2009 è esposto al museo di Archeologico Nazionale di Crotone.
Il film ci presenta alcuni particolari personaggi crotoniati profondamente radicati nel loro territorio, cresciuti e formati in un contesto in cui ovunque si trovano evidenze e reperti archeologici. Conosciamo così l’artista esperto di archeologia che riproduce oggetti antichi, non per speculazione ma per passione, e l’autodidatta che fin da bambino ha raccolto reperti e della cui collaborazione i ricercatori e gli studiosi non possono fare a meno. I Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale invece spiegano il delicato lavoro di protezione dei beni culturali contro l’attività distruttiva dei cosiddetti tombaroli, sottolineando che i primi difensori del patrimonio devono essere proprio i cittadini, ossia coloro che vivono il territorio.
Un successo che avvicina ma non assicura la salvezza e la permanenza in Serie A…
Questo articolo fa parte del progetto “Le vie dell’acqua e dell’uomo: società ed economia fra…
I gialloneri restano in zona PlayOut e devono ora cercare un’altra vittoria nelle prossime e…
Mancano ora 4 giornate al termine della regalar season e la squadra trentina è in…
Dall’11 al 13 aprile si alza il sipario sulla seconda edizione. L'organizzatrice: «Qui si presta…
L'ultima serata sarà dedicata alle vicende belliche della seconda guerra mondiale