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L’ultima cabina telefonica

Lavis. Proprio l’altro giorno, in una nota trasmissione radiofonica nazionale, era passata la notizia che anche in Trentino-Alto Adige era stata smantellata completamente la rete delle cabine telefoniche pubbliche. Un oggetto divenuto ormai obsoleto secondo quanto riportato dalle statistiche: negli ultimi anni la media delle chiamate per ogni cabina è crollata a meno di una ogni tre giorni. Certo ormai tutti siamo dotati di smartphone, che ha tra i suoi mille utilizzi ha anche quello di telefonare, e il telefono pubblico è diventata una presenza silenziosa e quasi inosservata. Ma non è sempre stato cosi!

Un simbolo di progresso


Se le iconiche cabine telefoniche inglesi comparvero già negli anni venti, in Italia bisognerà aspettare la ripresa economica del dopoguerra per vedere in funzione la prima cabina telefonica. Era il 10 febbraio 1952 e in piazza San Babila a Milano compariva la prima cabina telefonica italiana. Meno stilosa di quella inglese, con un apparecchio essenziale e la rotella girevole per compiere i numeri, ma perfettamente funzionante.

In breve tempo la rete delle cabine si diffuse su tutto il territorio nazionale. In quegli anni era frequente vedere le code davanti a questi grandi box, che erano in grado di ospitare anche due persone, per telefonare ai parenti, agli amici o alle persone care lontane. Per telefonare bisognava utilizzare appositi gettoni che venivano inghiottiti dal telefono alla velocità della luce e quindi era necessario arrivare in cabina dotati di un bel sacchetto di gettoni per non vedersi troncata la telefonata sul più bello.

Con l’evoluzione tecnologica anche le cabine telefoniche sono cambiate. Il gettone venne sostituito dalle più pratiche monete di uso comune e dalle schede telefoniche che una volta utilizzate diventavano anche oggetto di collezione per i disegni che vi erano riprodotti. Quello che non cambiava era la frequenza di utilizzo, un servizio indispensabile.

Tutto questo fino alla comparsa e alla diffusione dei telefoni cellulari e degli smartphone che hanno cambiato completamente il nostro modo di comunicare. Nel 2010 Agcom comunica che i telefoni pubblici non sono più considerati un servizio necessario e ne programma la dismissione. Un lavoro lungo e difficile in quanto parliamo di oltre 100.00 cabine presenti sull’intero territorio nazionale.

L’ultimo atto


Anche in Trentino il processo di smantellamento della rete è andato avanti e il 12 agosto è cominciata la fase finale con la rimozione delle ultime 128 postazioni. Passeggiando per le vie di Lavis mi è però capitato di vedere ancora uno di questi “monumenti” del passato. Chissà quanti segreti sono stati sussurrati in quella cornetta, quante storie sono state raccontate attraverso quell’apparecchio, quanti sospiri e quante lacrime. Se solo potesse raccontare…

Non so quanto resterà ancora al suo posto. Mi piace però pensare che sia stato dimenticato e che possa restare ancora lì a testimonianza di un tempo che non c’è più.


Leggi anche – La storia del telefono a Lavis: dai primi 12 apparecchi ai bambini con gli smartphone


 

Daniele Donati

Nato a Trento nel 1972, laureato in Economia Politica all'Università degli studi di Trento. Impiegato commerciale è appassionato di economia e di storia. Attualmente è vicepresidente dell'Associazione Culturale Lavisana.

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