Meano. Chi ha inventato la pizza? Molti, a questa domanda, rispondono con la famosa storia della Regina Margherita. Ma la pizza ha un’origine molto più antica e un’evoluzione molto più articolata.

Basti pensare che, da quando fu scoperta la cottura su pietra, l’uomo si prodiga per cuocere una sorta di pizza primordiale, ovviamente ben lontana dalla pizza che ordiniamo oggi in pizzeria.

I primi tentativi


Possiamo comunque ipotizzare che già nel Neolitico l’uomo provò le prime pizze, che erano sostanzialmente dei lavorati di cereali tostati e macinati, senza lievito, come una specie di polenta.

Nell’epoca egiziana poi, scoperto il lievito, questi impasti diventarono, dopo la cottura, morbidi, gustosi e più digeribili, come il pane. Nell’antica Roma i contadini iniziarono a mescolare insieme alle farine, che diventavano sempre più raffinate, anche erbe aromatiche e sale: da qui nasceva una sorta di focaccia che usavano per contenere pietanze sugose.

Nonostante le continue scoperte ci facciano pensare che l’evoluzione non si sia mai fermata, solamente intorno all’anno Mille si possono trovare i primi documenti scritti dove viene utilizzato il termine “pizza”.
Verso il 1500 la tipica focaccia napoletana è chiamata ‘pizza’, è impastata con farina di frumento e condita con aglio, strutto e sale grosso. Solo successivamente l’olio d’oliva prende il posto dello strutto e si aggiungono il formaggio e le erbe aromatiche.

Nel XVII secolo un certo “maestro Nicola” propone la sua ricetta al profumo di basilico: la Pizza alla Mastunicola. Il pomodoro viene inserito solo successivamente, perché a quell’epoca non era ancora molto utilizzato e da alcuni era addirittura considerato tossico.

La pizza come la conosciamo noi


Nel 1800 la pizza è un alimento diffusissimo fra il popolino ma non viene disdegnata nemmeno da principi e regnanti, che la usano spesso nei loro banchetti.
La pizza napoletana come la conosciamo oggi viene menzionata in un trattato, scritto a Napoli nel 1858, dal titolo “Usi e costumi di Napoli e contorni scritti e dipinti”, nel quale possiamo riconoscere la ricetta della pizza: come condimento viene suggerito… “quel che vi viene in testa”.

Agli albori del 1900, quando gli italiani emigrarono in America, portarono con sé usi e costumi italiani, quindi non poteva mancare anche la ricetta della nostra pizza con pomodoro e mozzarella. Ma è dopo il secondo dopoguerra e con il boom industriale che la pizza esce dai confini meridionali per raggiungere tutte le zone d’Italia e non solo. Negli anni Sessanta le pizzerie vanno per la maggiore fra giovani e meno giovani di tutta Italia.

La pizza è diventata un alimento talmente particolare e amato che ha fatto guadagnare all’Arte dei Pizzaioli Napoletani la candidatura a Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.

Ma… e la storia della Regina Margherita?


Sì, esiste anche quella storia!
Nel 1889, in occasione della visita a Napoli di re Umberto I e della regina Margherita, durante una passeggiata per le vie della città i sovrani d’Italia furono accolti da Raffaele Esposito, uno dei migliori pizzaioli di quell’epoca, che realizzò per loro tre pizze classiche: la Mastunicola, con formaggio, basilico e strutto; la Marinara, con pomodoro, aglio, olio e origano; e infine una pizza con pomodoro, mozzarella e origano, per richiamare il tricolore italiano, in onore della regina Margherita.

La regina fu così entusiasta di questa pietanza che scrisse un biglietto di ringraziamento al pizzaiolo, il quale – lusingato dal gesto della sovrana – diede il nome di ‘Margherita’ alla pizza che aveva creato per omaggiarla.

Marta Cassol

Nata ad Agordo (BL) nel 1980, già maestra d'Arte, laureata poi in Sociologia all'Università degli Studi di Trento. Attualmente imprenditrice ed insegnante di danza, amante di ogni forma d'arte che sfiori l'animo umano

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