Lavis. A distanza di anni ho ritrovato una lettera che avevo scritto nel 2001 dal Campo Base Plaza de Mulas in Aconcagua. È dedicata al mulo, l’insostituibile compagno delle spedizioni di montagna e l’animale che ha dato ispirazione e nome anche a questo giornale.
Lorenzo, prima in ginocchio dietro al Mulo si rialza, una energica dolce pacca sulla shiena dell’animale, un cenno ad Almara il compagno gaucho che incomincia a caricare i nostri sacconi pieni dell’inutile sul basto.
Un altro Mulo lo aspetta nel “Travai“. Lorenzo prende il palo da terra e lo incastra tra il piccolo recinto e il culo del Mulo. Con una corda a mo di taia blocca con un barcaiolo lo zoccolo sul palo pronto per essere ferrato.
Con un ginocchio nella polvere appogiando la mano aperta sotto l’unghia del Mulo chiede: “cinque“. Raccoglie il ferro cinque dalla polvere, lanciato dalla piccola fucina dal suo giovane fratello, dove da diritto e piatto è diventato tondo coi buchi. Avvicina il ferro allo zoccolo poi lo appoggia di taglio al palo del travai. Un colpo e ferro e zoccolo combaciano. Quattro colpi di martello e il chiodo che prima stava tra le sue labbra esce di lato dall’unghia del Mulo. Ancora due colpi per piegarlo e chiuderlo sotto.
Libera lo zoccolo dalla corda, slega il muso dal travai bianco di calce e sfila il traverso dietro. Il Mulo rincula e esce mestamente dalla gabbia. Una mano scorre sulla criniera passando sopra una macchia rosa a forma di uovo, con la forbice nell’altra mano tosa la criniera lasciandone una piccola cresta alta quattro dita.
Bueno.
Il Mulo traccia nella valle un sentiero che è il risultato perfetto di un’ insieme di tante variabili che nessun umano sa risolvere. Diverso per chi sale e per chi scende, più o meno ripido se di terra o di ghiaia, se bagnato o secco. Noi lo seguiamo con fiducia e basta.
Costeggiando il rio Horcones e attraversando dove l’acqua rossa si distende rilassata nella valle, tra i massi in bilico su piramidi di terra che ricordano quelle di Segonzano, i colori caldi delle montagne che costeggiano la valle ci accompagnano nella salita.
Tra i penitentes di ghiaccio incrocio una fila di Muli che, arrivati al Campo Base un giorno prima di noi e dopo un giorno di sosta sotto la neve, sono già sulla via del ritorno. Sulla schiena un alpinista stanco si tiene al basto, lo riconosco dalla macchia rosa a forma di uovo.
Grazie Mulo.
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