Anna Lavatelli
LAVIS. «Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira».
Questa frase – tratta da “Il giovane Holden” di Salinger, uno dei libri più belli per gli adolescenti di tutto il mondo – è diventata realtà per i ragazzi delle seconde medie di Lavis.
In biblioteca i ragazzi hanno potuto incontrare Anna Lavatelli, scrittrice lombarda, vincitrice nel 2005 del prestigioso premio Andersen. È arrivata a Lavis per parlare de “Il violino di Auschwitz”, libro che i ragazzi avevano già letto in classe.
Ma non solo: perché si è parlato anche del piacere della lettura, del mestiere dello scrivere e della necessità di difendere sempre libertà e democrazia.
Una lezione con un’insegnante particolare e tutte le risposte alle domande che i ragazzi si erano fatti leggendo il libro. Tanto che la soglia dell’attenzione è stata ai massimi livelli, con i giovani lettori in silenzio, concentratissimi nell’ascoltare le parole della scrittrice.
È merito ovviamente anche della forza emotiva che accompagna questo libro. La vicenda romanzata di personaggi reali e di una famiglia internata ad Auschwitz. Ma con un punto di vista originale: la voce narrante è infatti quella di un violino.
«Era da tempo che volevo scrivere una storia sulla Shoah, perché è il fatto più terribile che sia successo in Europa, almeno nell’ultimo secolo – ha detto Lavatelli –. Però non sapevo come fare: mi chiedevo quale diritto avessi di raccontare questo dramma. Finché un giorno mi ha chiamato Carlo Alberto Carutti: un signore di 92 anni che aveva acquistato un violino in un mercatino dell’usato. Quel violino era stato portato ad Auschwitz e lui voleva che ne raccontassi la storia. Il libro è nato così».
«Quando leggiamo questo libro – ha spiegato Lavatelli – dobbiamo essere consapevoli che forse la Shoah non c’è più e che alcuni dei responsabili sono stati puniti. Ma non è finita. Ancora oggi ci sono popoli privi di libertà, sottoposti a regimi crudeli. Dobbiamo lottare contro ogni violazione dei diritti umani: per farlo non serve il fucile, ma il nostro senso di responsabilità e la capacità di ribellarci con gli strumenti della democrazia. Quello che potevo fare io, l’ho fatto con questo libro».
Lavatelli, rivolgendosi direttamente ai ragazzi, ha poi fatto un appello: «Gli anni più importanti della vostra vita sono questi, quelli che coincidono con la scuola. Vedrete quanto ogni cosa conterà poi nella vostra vita. E allora, se volete un consiglio: coltivate le vostre passioni. Scegliete voi e non arrendetevi mai: forse non vi renderanno ricchi, ma vi faranno stare bene».
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