Le dinamiche familiari complesse de “L’Anniversario”

Alcune considerazioni sul libro vincitore del premio Strega 2025 per una lettura che vi consigliamo

Siena. A vincere il Premio Strega 2025 è stato un romanzo costruito intorno a una domanda: «Si possono abbandonare i propri genitori?» La risposta breve è, quantomeno per il protagonista, sì. La risposta lunga è il romanzo stesso: il racconto in prima persona dei ricordi di un figlio cresciuto in un ambiente familiare disfunzionale.

Colpisce fin dalle prime pagine la scelta del narratore di non soffermarsi tanto sui suoi traumi personali, quanto su quelli subiti dalla madre, vittima dell’autoritarismo paterno. Lo sguardo è quello di un figlio che osserva la madre scomparire, fino a diventare un’ombra, invisibile anche nei suoi ricordi. La scelta di dipingere la tossicità delle relazioni familiari attraverso le sofferenze materne consente all’autore di soffermarsi su tematiche femminili – e femministe – importanti e spesso trascurate: in particolare, più ancora della violenza fisica e psicologica, emerge con forza la descrizione di quella economica. Solo le ultime pagine del romanzo sono incentrate davvero sul protagonista-narratore e sul percorso che l’ha portato a prendere le distanze dai genitori, non un distacco pianificato, ma necessario, quasi naturale.

L’autore Andrea Bajani

La narrativa oggi


Prima di offrire il mio – trascurabile – giudizio sul romanzo, è bene soffermarsi su alcuni elementi che forse possono dirci qualcosa sulla narrativa contemporanea. Una prima riflessione riguarda il fatto che L’Anniversario tratta un tema che, quantomeno in Italia, è ancora percepito come un tabù: l’abbandono dei genitori è un gesto che a prescindere dalla situazione familiare viene collegato a un forte sentimento di ingratitudine. Che un romanzo incentrato su questo tema abbia vinto il Premio Strega – con un po’ di speranza – potrebbe suggerire un cambiamento nel modo in cui la società guarda e interpreta il rapporto tra genitori e figli, responsabilizzando i primi.

Se questa è forse una mia personale suggestione, è invece indubbio come i titoli vincitori del Premio Strega degli ultimi anni mostrino un crescente interesse, tanto autoriale quanto della critica, per le dinamiche familiari complesse. Un breve sguardo agli ultimi tre vincitori lo conferma: nel 2023 ha vinto il Premio Strega il romanzo autobiografico Come d’aria di Ada D’Adamo, che racconta la sua esperienza come madre di Daria, la figlia, nata con una grave malformazione cerebrale. È un libro doloroso, che esplora il tema della malattia e il rapporto madre-figlia. Nel 2024 ha vinto invece L’età fragile, scritto da Donatella Di Pietrantonio, anch’esso libro che esplora rapporti e traumi familiari, concentrandosi in particolare sul rapporto madre-figlia. E ora, nel 2025, L’anniversario.

Un filo conduttore sembra esserci e sarebbe interessante indagare perché oggi queste storie siano così rilevanti, direi quasi urgenti. Non è questo il luogo per approfondire il fenomeno, ma è bene almeno prenderne atto.

Il tema del femminismo


Un’altra riflessione che mi ha accompagnata nel corso della lettura di questo romanzo deriva dal mio personale interesse sugli studi di genere in ambito letterario. Il fatto che un autore abbia scelto di raccontare dinamiche familiari che nascono da un’impostazione patriarcale, mettendo sotto la luce dei riflettori le sofferenze di una donna sposata con un compagno abusante non è banale. In una società nella quale il termine «femminismo» viene spesso rifiutato o detto sottovoce, che sia un libro, scritto da un uomo, incentrato anche sulla violenza di genere, in questo caso nella sua declinazione di violenza domestica, a vincere il premio letterario più prestigioso d’Italia mi sembra positivo.

Inoltre, apprezzo come Bajani abbia avuto l’accortezza di dipingere ognuno dei suoi personaggi come vittime del patriarcato: anche il padre, nonostante la violenza riservata alla moglie e ai figli, è in realtà la vittima di un sistema che non gli ha dato gli strumenti per elaborare e gestire le emozioni negative, se non attraverso rabbia e controllo. Il narratore non giustifica certo il padre, ma tenta di comprenderlo.

Infine, un giudizio più puntuale sul romanzo. Ho trovato L’Anniversario un libro ben scritto, semplice ma di impatto. Nonostante l’argomento, indubbiamente insidioso, non risulta pesante, anche grazie al tono del protagonista-narratore, che dopo tanti anni riesce a trasmettere almeno un parziale distacco dagli eventi che racconta. È un romanzo scorrevole e richiede poche ore di lettura, che considero spese piuttosto bene.

Nata a Trento, vive a Siena e lavora come libraia. Laureata in Lettere moderne presso l’Università degli Studi di Trento, dopo la laurea magistrale in Filologia e critica letteraria sogna di insegnare letteratura italiana e letteratura latina. Nei libri si incontrano la sua passione e il suo lavoro.

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