La mia biblioteca – I ricordi di Alberto Tomasi

In cinquant’anni di attività tante sono state le persone che hanno vissuto la biblioteca comunale di Lavis, ecco alcuni ricordi

Lavis. Fin da piccolo, per mia fortuna, ho avuto a che fare con le biblioteche. I miei genitori erano accaniti lettori e, per quanto lo consentivano le risorse di casa, giornali, fumetti e libri non sono mai mancati a tavola. Da scolaro ho altrettanti bei ricordi.

Libri e letture


1.Ho frequentato la scuola elementare a Pressano e ricordo ancora i libri della piccola biblioteca scolastica. Non erano molti, ma credo di averli letti quasi tutti. Foderati con fogli color carta da zucchero, erano soprattutto di due case editrici, Fabbri e Boschi. Fra le letture fatte, ancora oggi mi rammento un romanzo di Emilio Salgari, Lo sceicco del Kordofan, una tenebrosa avventura in Sudan che mi aveva molto impaurito. Solo alle medie ho avuto un rallentamento, dovuto forse anche alla scarsa promozione alla lettura che vigeva nella mia scuola. Alle superiori l’interesse è ripreso, stimolato anche dai consigli di alcuni professori che ricordo con affetto e riconoscenza. Crescendo, pur disponendo di pochi spiccioli, le scelte erano più dirette e riflettevano sia la voglia di storie sia le passioni del momento.

Eravamo in pieno Sessantotto, quindi l’attualità politica e il desiderio di emancipazione dalla tradizione spingeva verso qualche breve saggio che ci aiutasse a capire i cambiamenti. Ma è stata anche la stagione dell’incontro con i classici, oltre l’allora odiato Manzoni. Sono di quei giorni i primi assaggi con i romanzieri russi e francesi dell’Ottocento, ma anche la scoperta di Hemingway e dei suoi 49 racconti, primo volume degli Oscar Mondadori che, con un costo finalmente alla nostra portata, avrebbero favorito l’incremento della biblioteca personale. In quei mesi, insieme a Gianni ed Andrea, compagni di classe con cui si condividevano interessi e letture, non ci siamo fatti mancare né Pavese, né Fenoglio.

Le biblioteche comunali


2.Eravamo verso la fine degli anni Sessanta. Più avanti ci sarebbe stata l’università, le letture si sarebbero fatte più impegnative, i gusti si affinavano, il piacere di leggere si precisava meglio. In quegli stessi anni prendeva corpo in Trentino l’esperienza delle biblioteche comunali, presidi non più allocati solo nelle città principali ma disseminati in tanti centri piccoli e grandi. Era una sfida culturale necessaria, un respiro di civiltà che offriva ad un pubblico vasto, non necessariamente acculturato secondo uno schema convenzionale, occasioni nuove e preziose. Romanzi, saggi, libri di viaggio o di cucina, gialli, biografie, quotidiani e riviste diventavano cibo per tanti.

La biblioteca diventava un luogo amico, una sponda per una pausa intelligente, un rifugio dove studiare, un’oasi dove leggere senza nessuna urgenza. E nasceva un angolo dedicato alla letteratura per l’infanzia, riscattandola dalla marginalità a cui era stata confinata ingiustamente. Di pari passo crescevano figure nuove nel panorama culturale provinciale: bibliotecarie e bibliotecari si affermavamo non solo come gestori di uno spazio sempre più dentro la vita di una comunità, ma anche come testimoni di un bisogno che finalmente trovava una sua realizzazione, come promotori di iniziative ed eventi, a supporto di progetti e azioni che innovavano le politiche culturali locali. Di anno in anno, poi, si consolidavano i rapporti con le scuole del territorio; e prendevano piede appuntamenti in cui la collaborazione con il mondo delle associazioni e del volontariato dava risposte significative e non banali.

 

La biblioteca di Lavis


3.In quel solco si sviluppa anche il mio personale rapporto con la biblioteca comunale di Lavis, arrivata ai 50 anni in ottima salute. Se la compulsività nell’acquisto di libri, eredità familiare e retaggio che mi perseguita consenziente, mi ha impedito di essere un assiduo frequentatore di biblioteche, non mi ha però negato la ricchezza di collaborazioni numerose, spesso fatte grazie alla complicità del Circolo Culturale Lavistaperta, di cui mi onoro di essere socio. Le mie incursioni sono state “benedette” dalla presenza della storica bibliotecaria, Maria Cavagna, compagna di classe all’Istituto magistrale, che con discrezione e competenza ha sia promosso sia accompagnato più di un progetto.


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Le numerose attività


4.Sarebbe forse noioso fare un elenco delle tante cose fatte insieme oppure rese comunque possibili grazie alla biblioteca comunale. Accennerò a quelle che più hanno lasciato segni e ricordi. Innanzi tutto la biblioteca è stata vicina al Circolo Culturale Lavistaperta fin dagli esordi del Cineforum Lavisano, nell’ormai lontano 1994. E’ stata indispensabile padrona di casa nelle diverse edizioni dell’Aperitivo in Biblioteca, quando appena finita l’estate si proponevano, a cura di diversi lettori, pagine a tema di grandi e meno grandi autori: da Calvino a Fenoglio, da Rigoni Stern e Cassola, da Tolstoj ai Fratelli Grimm, da Hrabal a Levi, da Meneghello a Maupassant… .

Una disponibilità mai fatta venire meno ci ha consentito di organizzare incontri spesso seguiti da un numeroso pubblico. Abbiamo avuto negli anni la fortuna di ascoltare tante, indispensabili voci. Solo per citarne alcune (senza far torto ai tanti che ci hanno gratificato della loro amicizia): quelle di Alex Zanotelli, missionario, sul tema dell’ingiustizia e della disuguaglianza; di Vincenzo Passerini, allora assessore provinciale all’istruzione, e di Giancarlo Cerini, ispettore tecnico nazionale, su istruzione e scuola; di Piera Detassis, giornalista e critica, sul cinema; di Fabrizio Nicolini, violoncellista, sulla musica classica; di Quinto Antonelli, storico, sulla Prima Guerra Mondiale e sulla storia orale; di Giulietto Chiesa, giornalista, sulla guerra del Golfo; di don Antonio Mazzi, sui problemi degli adolescenti a rischio.

Una citazione particolare merita Andrea Castelli, autore e attore teatrale fra i più innovativi e sensibile della nostra regione: con lui gli appuntamenti sono stati ricorrenti e per la loro realizzazione la partecipazione della biblioteca è stata spesso un sicuro punto d’appoggio.

Il piacere di raccontare


5.Per finire questa mia escursione nella memoria, con affetto richiamo una collaborazione più personale con la biblioteca comunale di Lavis. Per diversi anni ho fatto parte della giuria del concorso “Il piacere di raccontare“. E’ stata un’esperienza a volte faticosa, perché i partecipanti, suddivisi in due sezioni (“Adulti”; “Ragazzi”) sono sempre stati molti e, conseguentemente, tante le pagine da leggere e valutare. A distanza di qualche anno, credo di poter dire che quel concorso non era solo una vetrina. Era anche la cartina al tornasole delle tante voglie di dire e di scrivere che abitano le nostre contrade, arricchite da qualche sorprendente prova, per qualità di scrittura e di trama: un piccolo ma non scontato campione di interessi e sensibilità, utile per censire i sentimenti e le emozioni che una comunità piccola racchiude in sé in modo spesso nascosto.

L’altro aspetto delle mie sporadiche presenze in biblioteca è legato al tempo in cui vagavo per tali luoghi di perdizione, alternandoli con le fughe dentro le scuole elementari. Un viaggio che facevo assieme ai bambini che misericordiose maestre affidavano alle mie affabulazioni (dagli spunti datemi dai bambini, a volte felicemente, a volte dignitosamente, partivo per inventare, là per là, storie che poi restituivo, più avanti, scritte).

Il viaggio continua


6.Come si vede, ai 50 anni della biblioteca comunale di Lavis sono in qualche misura debitore, per le occasioni avute di migliorami come cittadino e per dare un piccolo contributo per far conoscere e per ragionare, per provare il piacere di leggere e di raccontare. Ma questi 50 anni non sono solo il passato, per quanto generoso e indimenticabile. Sono una solida base per augurare altri, lunghi anni di vita alla biblioteca e un buon e gratificante lavoro ad Antonella, l’attuale bibliotecaria.

Senza voler scadere nella retorica, una biblioteca, pubblica, attiva, empatica, libera, aperta al confronto è un patrimonio indispensabile, per uno e per tutti. E’ un antidoto alle facili ignoranze e alle superstizioni, è una culla dove si può continuare a crescere finché si esiste, è un mare, è una vetta, è una cantina, è una dispensa dove avventura e riflessione, paure e desideri, domande e ipotesi trovano asilo, dentro i libri e fuori, nelle suggestioni e nelle trame che, tornando a casa, ci troviamo inaspettatamente in tasca.

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