Il flash mob di Lavis e quell’inno speciale dedicato alla Madonina del Pristol

LAVIS. Cari amici, vi scriviamo per annunciarvi che siamo stati in diretta su Facebook, dalle 20, con Simone Zanghellini. Oggi vi abbiamo proposto due canzoni dal significato molto particolare. Il video lo trovate qui sotto, oppure sulla nostra pagina Facebook.

La prima canzone è stata L’anno che verrà di Lucio Dalla, però con un testo che abbiamo riscritto per l’occasione (grazie a Cristina Zanghellini). Poi abbiamo deciso di cantare un inno. Ma non un inno qualsiasi, il nostro inno. L’inno di Lavis. La Madonina di Camillo Moser e Italo Varner. Aiutateci a condividere.


 


L’anno che verrà


Caro amico ti scrivo
Così mi distraggo un po’
E siccome sei molto lontano
Più forte ti scriverò

Da quando è arrivato il virus
E’ cambiata la realtà
Ciò che era è finito ormai
E molto altro forse cambierà

Si sta a casa dì e sera
Compreso quando è festa
E c’è chi ha messo degli arcobaleni davanti alla finestra
E si sta senza vedersi per intere settimane
E a quelli che hanno niente da dire del tempo ne rimane
E la televisione ha detto che questo danno
Porterà una trasformazione
E tutti quanti stiamo già aspettando

Torneranno gli abbracci e star fuori tutto il giorno
Ogni bimbo scenderà nel piazzale
E anche i grandi si potranno trovare
Ci sarà grande festa forse pure al parco urbano
Anche i nonni potranno uscire
E i nipoti terranno per mano
E si farà l’amore ognuno come gli va
Si potrà di nuovo sposarsi
Sarà festa per tutte le età
E senza grandi disturbi qualcuno canterà
Saremo tutti un po’ più furbi
E tutto questo passerà

Vedi caro amico cosa ti scrivo e ti dico
E come sono contento di essere qui in questo momento

Vedi, vedi, vedi, vedi
Vedi caro amico cosa si deve inventare
Per poter riderci sopra
Per continuare a sperare
Se questo tempo poi passasse in un istante

Vedi amico mio come diventa importante
Che in questo istante ci sia anch’io
Ciò che stiamo vivendo prima o poi passerà
Io mi sto preparando
È questa la novità


La Madonnina


Che dolcezza nella voze de me mama
quando ‘nsieme s’arivava al capitel
la polsava ‘n momentin,
la pregava pian pianin.
E alla fin la me diseva: vei che nem.
Ve saludo Madonina, steme ben.

Do violete profumade ‘n primavera
qualche volta ‘n goz de oio nel lumin.
Tanti ani è za passà
quasi gnente gh’è restà.
Ma mi sento ancor la voze… “Vei che nem
ve saludo Madonina, steme ben”.

È restà en tochetin de Madonina
ma che ride quando lì che cioca ‘l sol
el fiscieta n’oselet
propri ‘n zima, sul muret.
Quella voze benedeta ancor la vegn:
“Ve saludo Madonina, steme ben”.

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